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Provincia di SALERNO

Capoluogo: Salerno

Scheda

 
Stemma della provincia Salerno
   

Provincia di Salerno - Ambiti

DEFINIZIONE Cinta da verdeggianti colline e disposta ad anfiteatro intorno all'omonimo golfo, la città di Salerno è il cuore della circoscrizione provinciale: è infatti al centro di una vasta conurbazione, che si fonde a nord con l'area metropolitana partenopea e che ha nella valle dell'Irno (Baronissi, Calvanico, Fisciano, Mercato San Severino e Pellezzano) una valvola di sfogo della sua inarrestabile crescita; rappresenta inoltre un importante polo industriale, commerciale, culturale e finanziario, nonché un fondamentale luogo di transito e smistamento per i collegamenti turistici e non. Salerno e la Valle dell'Irno sono affiancate da quattro ambiti sub-provinciali piuttosto omogenei: a occidente la costiera amalfitana, autentico scrigno di bellezze naturali adeguatemente valorizzate, che attirano copiosi flussi di turismo nazionale e internazionale; a nord-est la catena dei Monti Picentini, cerniera fra il salernitano e l'Irpinia; a nord e a sud rispettivamente l'agro sarnese-nocerino e la bassa valle del fiume Sele, che, pur non essendo contigui, si prestano ad essere considerati unitariamente in quanto dotati di un'analoga caratterizzazione antropica e socio-economica. Tutta la vasta periferia meridionale della circoscrizione salernitana, a sud della bassa valle del fiume Sele, è occupata invece dal Cilento e dal Vallo di Diano; queste due zone -prevalentemente montuosa la prima, pianeggiante la seconda- rappresentano un serbatoio intatto di risorse naturalistiche da valorizzare -per la loro tutela è stato istituito il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano- ma sia l'una che l'altra hanno vissuto in passato una pesante condizione di marginalità e spopolamento da cui si vanno progressivamente affrancando.

Penisola amalfitana: Amalfi, Atrani, Cava de'Tirreni, Cetara, Conca dei Marini, Corbara, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Sant'Egidio del Monte Albino, Scala, Tramonti, Vietri sul Mare.

Monti Picentini: Acerno, Castiglione del Genovesi, Giffoni Sei Casali, Giffoni Valle Piana, San Cipriano Picentino e San Mango Piemonte.

Agro sernese-nocerino e bassa valle del fiume Sele: -Agro sernese-nocerino: Angri, Bracigliano, Castel San Giorgio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, san Valentino Torio, Sarno, Scafati e Siano; -Bassa valle del fiume Sele: Battipaglia, Bellizzi, Capaccio, Eboli, Montecorvino Pugliano (area di transizione), Montecorvino Rovella (area di transizione), Olevano sul Tusciano (area di transizione) e Pontecagnano Faiano.

Cilento e Vallo di Diano: -Costiera cilentana: Agropoli, Ascea, Camerota, Casal Velino, Castellabate, Centola, Ispani, Montecorice, Pisciotta, Pollica, San Giovanni a Piro, Santa Marina, Sapri e Vibonati; -Valle del fiume Calore: Albanella (area di transizione), Altavilla Silentina (area di transizione), Campora, Castel San Lorenzo, Felitto, Giungano (area di transizione), Laurino, Magliano Vetere, Piaggine, Roccadaspide, Sacco, Stio, Trentinara (area di transizione) e Valle Dell'Angelo; -Alta e media valle del fiume Sele: Campagna (area di transizione), Castelnuovo di Conza, Colliano, Contursi Terme, Laviano, Oliveto Citra, Santomenna e Valva; -Monti Alburni: Aquara, Bellosguardo, Castelcivita, Controne, Corleto Monforte, Ottati, Petina, Postiglione, Roscigno, Sant'Angelo a Fasanella, Serre e sicignano degli Alburni; -Valle del fiume Tanagro: Auletta, Buccino, Caggiano, Palomonte, Ricigliano, Romagnano al Monte, Salvitelle e San Gregorio Magno; -Monte Stella: Laureana Cilento, Lustra, Omignano, Perdifumo, San Mauro Cilento, Serramezzana, Sessa Cilento e Stella Cilento. -Valle del fiume Alento: Castelnuovo Cilento, Cicerale, Gioi, Monteforte Cilento, Ogliastri Cilento, Orria, Perito, Prignano Cilento, Rutino, Salento e Torchiara; -Monte Sacro o Gelbison: Cannalonga, Ceraso, Moio della Civitella, Novi Velia e Vallo della Lucania; -Valli dei fiumi Lambro e Mingardo: Alfano, Celle di Bulgheria, Cuccaro Vetere, Futani, Laurito, Montano Antilia, Roccagloriosa, Rofrano e San Mauro la Bruca; -Valle del fiume Bussento: Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Morigerati, Torraca, Torre Orsaia e Tortorella; -Vallo di Diano: Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Pertosa, Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant'Arsenio, Sansa, Sassano e Teggiano.

PENISOLA AMALFITANA

Territorio. È comunemente noto con questo nome il versante meridionale della penisola sorrentina, dalla suggestiva insenatura su cui degrada a cascata il borgo marinaro di Positano alla splendida Marina di Vietri. Meta di un turismo balneare molto selettivo, questo tratto di costa alta e frastagliata, non sempre accessibile dalla terraferma, si presenta come una mirabile successione di insenature, spiaggette, minuscoli isolotti, variopinti agglomerati di case, profumati agrumeti, profonde cavità battute dai flutti (celeberrima la Grotta dello Smeraldo) e scoscese pareti rocciose a strapiombo sul mare, spesso incise da corsi d'acqua. L'impronta peculiare del paesaggio è dovuta alla natura calcarea e al profilo frastagliato della catena dei monti Lattari, ossatura della penisola sorrentina. Su questi rilievi, interessati da massicci fenomeni carsici, si succedono dal basso verso l'alto colture specializzate disposte su terrazzamenti artificiali, essenze tipiche della macchia mediterranea, faggete e castagneti, che nei recessi delle valli fluviali, dove il clima è più caldo e umido, lasciano il posto a rari esemplari di felci. Plasmata nel tempo dalle eruzioni del vulcano Vesuvio, la penisola amalfitana reca anche i segni del rispettoso intervento dell'uomo, che da secoli vi esercita attività portuali, pescherecce e turistiche senza violare l'integrità dell'ambiente. Fatta eccezione per Cava de'Tirreni, i comuni della zona risultano aggregati nella Comunità montana Penisola amalfitana.

Comunicazioni. Lambita dalla linea ferroviaria Napoli-Reggio Calabria e dall'autostrada A3 (Napoli-Reggio Calabria), che corrono all'altezza della stazione e del casello di Vietri sul Mare, la penisola amalfitana può contare su un'arteria di grande rilevanza turistica, la strada statale n.163 Amalfitana che, scavata nella roccia, segue il profilo tortuoso della costa. Caratteristica per il suo andamento a serpentina è la statale n. 366 di Agerola, che taglia trasversalmente la catena dei monti Lattari collegando gli opposti versanti dela penisola sorrentina. Raccolti intorno a minuscoli porticcioli turistico-pescherecci, i principali abitati della zona sono collegati tra di loro anche per via marittima; dalle strutture portuali di Amalfi, inoltre, si effettuano servizi di linea per Capri, ischia, Positano, Salerno e Napoli.

Storia. La presenza dell'uomo su questo tratto di costa campana è antichissima, come testimoniano i reperti archeologici risalenti a circa 13.000 anni fa, scoperti nella grotta La Porta, presso Positano; sono state rinvenute, inoltre, tracce inequivocabili della continuità del popolamento nelle epoche successive. Dall'839 al 1137 d. C. Amalfi, la più antica delle quattro gloriose repubbliche marinare, crebbe vertiginosamente di importanza e benessere economico grazie ai traffici commerciali con l'Oriente, incrementando di pari passo i suoi domini nella parte centro-meridionale della penisola italiana. La decadenza della repubblica, che nel XII secolo perse la sua autonomia passando in seguito attraverso una lunga teoria di illustri dominazioni (Sanseverino, Colonna, Del Balzo e Piccolomini), coincise con l'avvento della dominazione normanna e con l'ascesa di Pisa, che nel 1173 distrusse, oltre ad Amalfi, anche Atrani, Maiori, Minori, Ravello e Scala. Nel settembre del 1943 le truppe alleate sbarcarono sulla costiera, che fu pertanto orrendamente straziata dai bombardamenti aerei. Nello scenario tipicamente mediterraneo di questo tratto di costa sono incastonati preziosi gioielli d'arte: celeberrimi l'abbazia di Cava de'Tirreni, fondata nell'XI secolo, e il duomo di Amalfi, in stile arabo-normanno.

Struttura socio-economica. Il turismo balneare rappresenta la voce principale dell'economia locale, grazie al clima eccezionalmente mite d'inverno e ventilato d'estate, alla straordinaria bellezza della costa, del mare e dei fondali nonché a un apparato ricettivo di primissimo livello. Il quadro economico si presenta tuttavia molto diversificato e vede le tradizionali attività primarie sostenute da un discreto apparato industriale, che opera principalmente nei comparti manifatturieri e ha nell'artigianato tradizionale un serbatoio inesauribile di idee e di risorse -alcuni comuni vantano un'eccellente produzione di stoffe e oggetti in legno o corallo; Vietri sul Mare, inoltre, è da secoli sinonimo di raffinate ceramiche artistiche e Positano è riuscita ad imporre sul mercato internazionale i suoi originali capi di moda da mare-. Sui terrazzamenti scolpiti sulle pendici dei rilievi, in passato adibiti a colture promiscue, prosperano alberi da frutta di diverso genere (noci, noccioli, meli e peri) e soprattutto agrumeti e vigneti, da cui si ricavano vini e liquori assai pregiati; al livello del mare, nei porti, nelle darsene e nelle rade locali, ferve inoltre una vivace attività commerciale e peschereccia -Cetara è nota per la pesca delle alici-. Benché dotata di un congruo apparato terziario, Amalfi non è in grado di soddisfare completamente la domanda di beni di consumo, strutture e servizi provenienti dai comuni meno dotati della costiera, i quali hanno nel vicino capoluogo di provincia un importante punto di riferimento.

MONTI PICENTINI

Territorio. Compresa tra la valle del fiume Irno a occidente e quella del fiume Sele a oriente, divisa amministrativamente fra le privince di Salerno e Avellino, questa complessa catena montuosa rappresenta un'oasi di natura relativamente incontaminata alle porte di Salerno e dalla sua tentacolare area metropolitana. Benché presenti altezze elevate -il monte Cervialto, con i suoi 1.809 metri, è una delle vette piu alte della regione- e pareti scoscese, intervallate da profondi solchi vallivi, questo gruppo montuoso è caratterizzato da cime spesso arrotondate e da un profilo tutt'altro che aspro. Nel corso dei millenni un'intensa attività carsica ha prodotto grotte naturali, forre, acrocori, doline, inghiottitoi e serbatoi sotteranei di acqua, che alimentano l'acquedotto pugliese (sorgenti del fiume Sele), la zona di Napoli (sorgenti di Serino) e quella di Salerno (sorgenti dell'Ausino). Abbondante e variegata la vegetazione, con una flora tipicamente mediterranea (leccio, lentisco, mirto, ginestra, e corbezzoli) sui versanti più esposti all'influenza del mare e formazioni miste di carpini, aceri, castagni e cerri nelle fasce altimetriche più elevate, nonché fitte faggete, abeti bianchi e betulle oltre i 1.000 metri. Questo inestimabile patrimonio naturale è pericolosamente esposto ai processi di antropizzazione che si irradiano dalla vicina conurbazione salernitana e alle mire degli operatori turistici, troppo spesso indifferenti a valutazioni d'impatto ambientale. Fortunatamente, dal 1993, le attrattive dei comuni dell'area, che appartengono alla Comunità montana Monti Picentini, sono sottoposte alla tutela di un Parco regionale.

Comunicazioni. La zona dei monti Picentini, cerniera tra il Salernitano e l'Irpinia, è collegata a quest'ultima dalla strada statale n. 164 delle Croci d'Acerno, che attraverso l'omonimo valico unisce Montella (AV) a Battipaglia. È lambita inoltre dall'autostrada Napoli-Reggio Calabria (A3) e dalle linee ferroviarie Napoli-Reggio calabria e Battipaglia-Potenza.

Storia. La denominazione di questa catena montuosa è dai più ricondotta agli abitanti dell'antica città di PICENTIA (Pontecagnano Faiano), che i romani rasero al suolo per aver offerto ospitalità ad Annibale nelle fasi conclusive della seconda guerra punica. In epoca alto-medievale la zona subì le incursioni dei saraceni e, come il resto del regno di Napoli, conobbe il dominio longobardo e normanno, per essere poi sottomessa da Angioini, Aragonesi e Borboni; questi ultimi, in particolare, portarono avanti un'oculata politica di riforme a vantaggio dei centri arroccati sui contrafforti del massiccio, i quali presero allora a praticare, accanto alla silvicoltura e alla pastorizia tradizionali, molteplici attività artigianali e protoindustriali. Per tutto l'Ottocento il brigantaggio trovò asilo fra queste montagne, a dispetto della dura repressione di cui fu fatto oggetto.

Struttura socio-economica. La coltivazione di alberi da frutta è molto diffusa nei fondovalle e nelle conche mentre gli olivi raggiungono altitudini considerevoli grazie all'influsso mitigatore del mare. La popolazione locale, che si distribuisce ai margini dell'ambiente montano vero e proprio, è tuttavia ancora oggi numerosa e tende ad emigrare; ciò è dovuto all'economia prevalentemente rurale -oltre che all'agricoltura ci si dedica all'allevamento del bestiame e allo sfruttamento dei boschi-, spesso condotta con metodi arcaici e poco redditizi, alla mancanza di un solido apparato secondario e allo sviluppo ancora embrionale del turismo. L'offerta di lavoro del vicino capoluogo di provincia, nonché dei principali poli industriali e terziari della regione, costituisce pertanto un'attrattiva irresistibile per la componente giovane delle comunità della zona.

AGRO SARNESE-NOCERINO E BASSA VALLE DEL FIUME SELE

Territorio. I fiumi Sarno e Sele, separati dalle catene dei monti Lattari e dei monti Picentini, delimitano un territorio ricco di storia nonché una delle zone più fertili d'Italia e più intensamente popolate e urbanizzate dell'intera regione. Il Sele scaturisce, alle falde nord-orientali del monte Cervialto, da copiose sorgenti carsiche -tra queste spicca Caposele, da cui ha origine l'acquedotto che disseta una larga parte della popolozione della Puglia-; prende quindi a scorrere con direzione meridiana, ricevendo da destra le acque del fiume Calabritto e da sinistra quelle del Temere; poco dopo Contursi Terme accresce enormemente la sua portata grazie all'apporto idrico del fiume Tanagro, poi riceve le acque provenienti dal versante sud-occidentale dei monti Alburni e del Cilento; da questo momento in poi compie il suo traggitto verso il mare su un letto ghiaioso e attraversa la grande piana di Peastum, che si affaccia sul mare con le rovine dei templi greci e con un lungo arenile sabbioso. Dalla catena dei Monti Picentini discende anche il Sarno, che come il Sele bagna una vasta pianura alluvionale aperta sul mare e segnata dalla geometrica trama dei canali di bonifica, dagli appezzamenti coltivati e dalle dense aree urbanizzate.

Comunicazioni. I solchi vallivi dei due fiumi e le pianura alluvionali che si estendono su entrambi i loro versanti sono ampiamente sfruttati per le comunicazioni. Sulla piana del Sarno corrono le autostrade Caserta-Salerno (A30) e Napoli-Reggio Calabria (A3), le strade statali n. 18 Tirrena Inferiore, n. 266 Nocerina e n. 367 Nolana-Sarnese, le linee ferroviarie Circimvesuviana, Napoli-Reggio Calabria, Salerno-Sarno e Sarno-Codola -da quest'ultima si originano diramazioni per Cancello (CE), Nocera Inferiore e Mercato San Severino-. Superata la piana del fiume Sarno, l'autostrada Napoli-Reggio Calabria (A3) e la linea ferroviaria che unisce i medesimi estremi raggiungono il capoluogo di provincia e sfociano quindi nella bassa valle del fiume Sele; qui, all'altezza di Battipaglia, si dividono, pur dirigendosi entrambe verso la Calabria: l'autostrada volge a oriente e attraversa il Vallo di Diano, affiancando il tracciato della statale n. 19 delle Calabrie;  la ferrovia, invece, procede la sua corsa verso l'estremità meridionale della penisola senza allontanarsi troppo dal litorale e ricalcando grosso modo il tracciato della statale n. 18 Tirrena Inferiore -in corrispondenza di Battipaglia dà origine alla linea ferroviaria secondaria Battipaglia-Potenza, che, fiancheggiando i corso dei fiumi Sele e Tanagro, penetra nella Basilicata attraverso la valle del fiume Bianco-.

Storia. Nelle due valli la presenza dell'uomo è documentata fin da epoche molto antiche: alla prima età del ferro (IX-VIII secolo a. C.) risale la necropoli di San Marzano sul Sarno, che ha fornito preziose informazioni sull'organizzazione socio-economica dei locali insediamenti rurali sparsi, scrivibili al gruppo italico degli enotri; la necropoli di Pontecagnano, invece, testimonia l'avvento della cultura villanoviana. Da fonti classiche, inoltre, è documenteta la presenza etrusca, che si spinse a sud del capoluogo di provincia non oltre il corso del fiume Sele e che contese il predominio nel Mediterraneo alle colonie greche della costa. Queste ultime dovettero guardarsi anche dai lucani, che, nella fase di espansione verso il litorale tirrenico, conquistarono POSEIDONIA -fondata dai coloni di Sibari, poco più a sud della foce del Sele, alla fine del VII secolo a.C.-, cui diedero il nome di PAISTON (Capaccio). Nell'agro che circonda l'attuale Pontecagnano, inoltre, i romani deportarono una parte dei fieri e ribelli picentini (III secolo a. C.), che vi fondarono la gloriosa PICENTIA. Nel Medioevo le incursioni di barbari e saraceni depauperarono la zona di mezzi e risorse umane, determinando un totale abbandono: divenute paludose e malariche, le due pianure offrirono per secoli il desolante spettacolo di immense distese acquitrinose, popolate da bufale e da pochi tenaci allevatori. L'opera di bonifica ha avuto inizio fra il XVIII e il XIX secolo e si è protratta per buona parte del Novecento, restituendo territori fertilissimi e ad elevatissima produttività.

Struttura socio-economica. La piana del fiume Sarno, fittamente popolata e seconda solo alla pianura napoletana per densità produttiva, vede la concentrazione di buona parte delle risorse economiche regionali. La fertilità del suolo e le particolari condizioni climatiche favoriscono un'intensa produzione ortofrutticola, nell'ambito della quale la coltivazione di pomodori, strettamente connessa all'industria conserviera, occupa un posto di primo piano -notissima la varietà di pomodori dalla tipica forma allungata denominata "San Marzano"-. Gli stabilimenti dei derivati del pomodoro, pertanto, costituiscono la polpa dell'apparato industriale sarnese, che include anche opifici dei tessuti, della ceramica e dei materiali da costruzione. Fino ad alcuni decenni or sono nella piana del fiume Sele era particolarmente fiorente l'allevamento delle bufale, dal cui latte si ricavano gustosi latticini; quest'attività, tuttavia, appare ormai in regresso, a fronte dell'affermazione dell'agricoltura intensiva. Pagani e Nocera Inferiore, i cui abitati si sono uniti fino a costituire un solo agglomerato urbano, costituiscono i principali poli commerciali dell'agro sarnese-nocerino; il mercato di Sarno, inoltre, svolge un ruolo fondamentale nella distribuzione di ortaggi e frutta, mentre Battipaglia e Eboli attraggono i flussi di consumo e soddisfano le esigenze burocratico-amministrative dei comuni della piana del Sele.

CILENTO E VALLO DI DIANO

Territorio. Con il nome di Cilento si suole indicare il vasto territorio montuoso esteso a sud della piana del fiume Sele, dal mar Tirreno al confine sud-occidentale della provincia avellinese e al Potentino. La sua parte settentrionale, compresa tra le valli dei fiumi Tanagro e Calore, è caratterizzata dalle chiare masse calcaree dei monti Alburni, che sfiorano i 1.742 metri di quota e si stagliano sullo sfondo del cielo con pareti a picco, profili frastagliati, grotte, doline e inghiottitoi dovuti all'intensa attività carsica -in questa zona si registra la più alta concentrazione di cavità naturali (se ne contano più di 200), fra cui le celeberrime grotte del Pertuso e di Castelcivita-. La parte nord-orientale e quella centro-meridionale del Cilento coincidono invece rispettivamente con l'alta e media valle del fiume Sele e con il massiccio del Cervati (m 1.898), caratterizzato da forme smussate e da profondi costoni solcati da torrenti impetuosi. A sud-ovest di questo massiccio si innalza il Monte Sacro o Gelbison (1.705 m), che si protende verso la costa con una serie di contrafforti collinari, fino a formare punta degli Infreschi, limite settentrionale dell'ampio golfo di Policastro. La vegetazione, straordinariamente rigogliosa per l'abbondanza delle precipitazioni e il clima caldo-umido, è costituita da estesi pascoli in montagna e in alta collina, mentre alle quote più modeste prevalgono viti, olivi e alberi da frutta e, sulla costa, agrumi, ginestre e fichi d'India; nelle aree interne, inoltre, rivestono notevole importanza economica i boschi di castagni e di querce, nonché le estese faggete d'alta quota. La macchia mediterranea determina le sfumature di colore della fascia costiera, che si presenta varia per costituzione e nascita, con improvvisi strapiombi, cavità, grotte marine e tratti inaccessibili, alternati a spiagge basse e sabbiose. Il Vallo di Diano, attraversato dal fiume Tanagro, è una delle più importanti valli ad andamento longitudinale dell'intero Appennino. Delimitato a occidente dalla catena degli Alburni e dal Cervati, a oriente dalle montagne della Maddalena, ospitò un lago in epoca quaternaria ed è stato per secoli un'area malsana e paludosa. La bonifica, terminata nel corso del Novecento, ha portato all'incremento delle aree coltivate e alla drastica riduzione di quelle destinate al pascolo. In questa fertile pianura, nelle principali valli fluviali cilentane (bacini dei fiumi Alento, Bussento, Lambro, Mingardo e Calore, tributario del fiume Sele) si concentra la maggior parte della popolazione dell'area, che appartiene in larga misura al Parco Nazionale Cilento e del Vallo di Diano.

Comunicazioni. Fin dalle epoche più remote il Vallo di Diano ha rappresentato un'importante via di transito tra Campania, Basilicata e Calabria; questa funzione di cerniera è efficacemente assolta ai nostri giorni dalle arterie che sfruttano il ripiano vallivo, vale a dire l'autostrada Napoli-Reggio di Calabria (A3) e la statale di grande comunicazione n. 19 delle Calabrie -la linea ferroviaria secondaria Sicignano degli Alburni-Lagonegro, invece, non è attualmente in esercizio-. Lungo la costa cilentina si snodano alcuni tracciati di livello comprensoriale ma di grande rilievo turistico (strada statale n. 267 del Cilento, n. 447 di Palinuro e n. 562 del golfo di Policastro), affiancati dalla linea ferroviaria Napoli-Reggio Calabria e dall'importante statale n. 18 Tirrena Inferiore, che da Napoli discende il litorale campano, lucano e calabrese. Valide arterie stradali servono anche le aree più interne e decentrate: la statale n. 166 degli Alburni, al servizio dell'omonima catena montuosa, incrocia nell'entroterras cilentano la n. 488 di Roccadaspide, che attraversa longitudinalmente il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Numerosi i porti e gli approdi della costa salernitana -Acciaroli (Pisciotta), Agropoli, Camerota, Casal Velino, Palinuro, Pisciotta, Policastro Bussentino (Santa Marina), San Marco di Castellabate (Castellabate) Sapri e Scario (san Giovanni a Piro)-, alcuni dei quali impegnati in vivaci traffici commerciali e tutti più o meno dotati di attrezzature, servizi e opere di protezione destinate alla navigazione da diporto.

Storia. Nella prima metà del ferro (IX-VIII secolo a. C.) il Vallo di Diano e il Cilento -questo toponimo, menzionato per la prima volta nel 994, risale alla colonizzazione benedettina e deriva probabilmente da CIS ALENTUM, 'al di qua dell'Alento'- conobbero la capillare diffusione della cultura villanoviana: in quel periodo si costituì il nucleo originario dell'attuale Sala Consilina e sui monti Alburni l'uomo trovò asilo nelle grotte di Pertosa e Castelcivita. I lucani cominciarono a penetrare nella zona intorno alla seconda metà del VI secolo a. C. ed estesero rapidamente il loro dominio dall'entroterra alla costa, insediando e conquistando le colonie greche del golfo di Policastro (PYXUS e SCIDRUS) -solo ELEA o VELIA, grazie alla sua possente cerchia di mura, fu in grado di resistere restando indipendente-. Dopo la riorganizzazione augustea dell'Italia, diversamente dal resto della provincia salernitana, il Cilento e il Vallo di Diano furono aggregati alla REGIO III, che si estendeva dala Sella di Conza alla Calabria. Dopo le prime invasioni barbariche e la sanguinosa guerra greco-gotica (535-555), la penetrazione longobarda nel Mezzogiorno determinò una netta contrapposizione fra la zona costiera, rimasta sotto il controllo bizantino, e l'entroterra cilentano, inserito nel ducato longobardo di Benevento (principato dal 774). A lungo antagonisti, bizantini e longobardi si allearono contro i saraceni, che avevano costituito una base ad Agropoli e da qui minacciavano gli insediamenti della costa. In questo frangente il territorio attraversò una fase di decadenza e impoverimento, cessata con la conquista normanna e con l'avvento dei Sanseverino, che portarono benessere e prosperità. Nella seconda metà del Cinquecento la decadenza di questa casata condusse alla divisione del territorio fra molti piccoli feudatari. Tale condizione di debolezza e frazionamento si protrasse ben oltre l'affermazione del dominio borbonico (1734), determinando un diffuso malcontento fra le plebi rurali e creando le premesse per i motivi rivoluzionari del Cilento. Nel 1857 a Sapri sbarcò inoltre Carlo Pisacane, promotore di un celebre quanto sfortunato tentativo insurrezionale.

Struttura socio-economica. Il sensibile incremento demografico verificatosi negli ultimi decenni del Novecento nel Vallo di Diano e nelle principali vallate fluviali del Cilento ha indotto in queste zone, particolarmente favorevoli all'insediamento e alle attività produttive, profonde trasformazioni sociali ed economiche -nelle areepiù interne e appartate, invece, permangono generalmente condizioni di spopolamento e di economia arcaica e rurale-. Noto in passato unicamente per la produzione di carbone vegetale, che era distribuito fino alle isole partenopee e alla penisola sorrentina, il Vallo di Diano si è trasformato, grazie alla bonifica e alla colonizzazione agraria, in un territorio straordinariamente fertile, anche se non al livello dell'agro sarnese-nocerino e della bassa valle del fiume Sele: abbondante la sua produzione di cereali, ortaggi, foraggio, tabacco, vite e olivo, affiancata da un apparato diffuso di attività manifatturiere. Nell'entroterra cilentano lo sfruttamento del bosco e la raccolta di castagne rappresenta ancora un'importante risorsa ma da qualche tempo, specie dopo l'istituzione del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano (1991), una nuova coscienza manageriale è germogliata fra gli operatori economici locali, favorendo il proliferare di esrcizi commerciali e di strutture ricettive al servizio del turismo ecologico. Ciononostante, se si eccettuano i poli burocratico-amministrativi e commerciali di Roccaspide, Sala Consilina e Vallo della Lucania, ubicati nell'entroterra, il terziario ha ancora la sua sede elettiva sulla costa, dove un notevole flusso turistico si distribuisce fra le rinomate stazioni balneari di Agropoli, Marina di Ascea, Palinuro, Marina di Camerota, Scario (San Giovanni a Piro) e Sapri. Lungo tutto il litorale cilentano è diffusa inoltre la coltivazione di agrumi, ortaggi e fichi; vivace l'attività peschereccia e commerciale nei porti di Agropoli, San Marco di Castellabate, Acciaroli e Ascea.

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