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Provincia di ANCONA
Capoluogo: Ancona
Scheda
- Superficie: 1.940,16 Kmq
- Abitanti: 476.016
- Densità: 245,35 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 042
- Numero comuni: 49
Provincia di Ancona - Ambiti
DEFINIZIONE In virtù della struttura semplice e regolare che la caratterizza, la circoscrizione anconetana si presta ad essere suddivisa in due grandi ambiti territoriali dai caratteri geomorfologici e antropici ben definiti: da un lato la fascia costiera, corridoio naturale per le comunicazioni oltreché terreno fertile per un’economia di tipo essenzialmente turistico e commerciale, dall’altro l’entroterra collinare e montuoso, che raramente raggiunge quote particolarmente elevate, mantenendosi perlopiù al di sotto dei 500 metri -l’area più propriamente montana della circoscrizione, infatti, è occupata per la maggior parte della sua estensione da una zona depressa detta sinclinale camertina-.
Fascia costiera: Ancona, Falconara Marittima, Montemarciano, Numana, Senigallia, Sirolo.
Entroterra collinare e montuoso: Agugliano, Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Camerano, Camerata Picena, Castelbellino, Castel Colonna, Castelfidardo, Castellone di Suasa, Castelplanio, Cerreto d’Esi, Chiaravalle, Corinaldo, Cupramontana, Fabriano, Filottrano, Genga, Jesi, Loreto, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Monte carotto, Monterado, Monte Roberto, Monte San Vito, Morro d’Alba, Offagna, Osimo, Ostra, Ostra Vetere, Poggio San Marcello, Polverigi, Ripe, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Serra de’ Conti, Serra San Quirico, Staffolo.
FASCIA COSTIERA
Territorio. Il tratto di costa compreso nella circoscrizione anconetana presenta due tipi morfologici principali: il primo, e il più diffuso, si estende dal confine settentrionale della provincia fino ad Ancona ed è caratterizzato da arenili bassi, in gran parte sabbiosi, che si fanno ghiaiosi in prossimità delle foci fluviali; il secondo tipo interessa invece la zona litoranea tra Ancona e Numana ed è rappresentato da coste alte di natura calcarea, corrispondenti alle falde del promontorio del Conero, e da spiagge marnoso-arenacee, a settentrione e a meridione di questa vetta. Inserita nel Parco naturale regionale Monte Conero, la fascia costiera meridionale della provincia conserva una flora molto ricca e interessante: una lussureggiante macchia mediterranea, con prevalenza di leccio -il Conero ospita le leccete più estese della costa adriatica a nord del Gargano-, corbezzolo, laurotino, carpino nero, acero e roverella, ricopre soprattutto i versanti del promontorio esposti a nord mentre su quelli meridionali al leccio si affiancano il lentisco, il caprifoglio mediterraneo, l’alaterno e l’orniello; sulle pendici rivolte verso l’entroterra, inoltre, si estende una densa foresta di pini d’Aleppo, frutto di un’imponente opera di rimboschimento effettuata negli anni Trenta del XX secolo. Meno vario e interessante è l’habitat che caratterizza le coste basse, profondamente alterate dal processo di urbanizzazione; qui sopravvivono solo poche piante specializzate, adatte all’ambiente della duna, tra cui spiccano l’ammofila, il papavero delle sabbie, la soldanella marina, il finocchio litorale spinoso, il piumino, la calcatreppola marittima e la pastinaca spinosa. La fauna dell’ambiente costiero, ormai estremamente rarefatta, annovera tuttavia numerose specie ittiche, particolarmente varie lungo la riviera del Conero: tra i pesci il grongo, la spigola, il dentice e l’orata; tra i molluschi il polpo, il moscardino, la seppia, il mitilo, il dattero di mare, l’ostrica, la vongola e il cannolicchio. La fauna terrestre si compone esclusivamente di alcuni piccoli mammiferi molto comuni mentre l’avifauna si presenta più ricca, contando uccelli stanziali e di passo, quali l’airone rosso, l’airone cinerino, la garzetta, il cavaliere d’Italia, la folaga, il porciglione, la gallinella d’acqua, il falco pellegrino, la rondine montana e il gabbiano.
Comunicazioni. Il litorale anconitano è percorso da un fascio di arterie di collegamento longitudinale, composto dalla strada statale n. 16 Adriatica, che serve le stazioni balneari del litorale adriatico da Termoli (CB), nel Molise, a Ravenna, in Emilia-Romagna, nonché dall’autostrada Bologna-Taranto (A14) e dalla linea ferroviaria Bologna-Bari. Sulla statale n. 16 s’innestano, in corrispondenza di Senigallia e Falconara Marittima, due arterie trasversali dai tracciati paralleli, la statale n. 360 Arceviense e la n. 76 della Val d’Esino, che percorrono i fondivalle dei fiumi Misa ed Esino puntando verso l’Appennino marchigiano. Da Falconara Marittima, sede dell’aeroscalo regionale (Ancona/Falconara Marittima) e di un porto a carattere industriale, si diparte inoltre la linea ferroviaria Orte-Falconara Marittima, che si snoda anch’essa lungo l’asse vallivo dell’Esino. Per quanto riguarda i traffici marittimi, oltre all’importante scalo marittimo commerciale, turistico e militare di Ancona, si segnala la presenza dei porti turistici di Senigallia e Numana.
Storia. Tutta la zona fu popolata fin dalla più remota antichità: Ancona fu infatti sede di insediamenti protostorici prima ancora di essere popolata dai piceni, che abitarono la regione dal II millennio a. C. all’avvento dei romani. In seguito alla nascita di alcuni porti di una certa importanza per il commercio con l’Oriente, i centri costieri videro avvicendarsi greci (Ancona, Numana e Sirolo), etruschi (Numana) e galli senoni (Senigallia), prima di essere conquistati dai romani nel corso del III secolo a. C. Quindi, dopo la caduta dell’impero romano, subirono le incursioni di goti e bizantini -Ancona e Senigallia furono inserite da questi ultimi nella Pentapoli marittima, che comprendeva anche le città episcopali di Rimini, in Emilia-Romagna, Fano (PS) e Pesaro-. Fu questo il periodo di maggior sviluppo per Ancona, che divenne capoluogo di un’estesa marca, dipendente nominalmente dall’imperatore ma di fatto soggetta al governo di Roma e retta dai guelfi Malatesta. Contro lo strapotere della città si scatenarono però, oltre a Senigallia, sede di un fiorentissimo porto, anche altre importanti città marchigiane di fede ghibellina (Numana, Osimo e Jesi), che appoggiarono la politica antianconetana della repubblica di Venezia. Nel XV secolo, con l’affermazione del potere della Santa Sede, ebbe inizio un lungo periodo di pace politica che, turbato solo da scorrerie piratesche e dalle numerose carestie seicentesche, si concluse negli ultimi anni del Settecento, con l’occupazione francese.
Struttura socio-economica. L’economia è ancora piuttosto legata al commercio marittimo e alla pesca, che fra l’altro alimenta la poderosa industria di conservazione e lavorazione del pesce. L’agricoltura tradizionale, invece, specializzata nella coltivazione di cereali, uva da vino, ortaggi, barbabietole e foraggi, si è da tempo contratta a vantaggio dei settori secondario e terziario. La presenza di moderne strutture ricettive, attrezzati stabilimenti balneari e impianti sportivo-ricreativi di ogni genere lungo tutto il litorale determina un intenso movimento turistico, che a sua volta incentiva lo sviluppo del commercio e di servizi qualificati. Notevoli proventi derivano inoltre dal settore secondario, particolarmente vivace nei comparti dei prodotti alimentari, dell’abbigliamento, dei mobili, della gomma e della plastica, della lavorazione dei metalli, della meccanica, dell’elettronica, dei prodotti chimici e della raffinazione del petrolio. Ancona è per tutti i comuni del litorale il principale punto di riferimento per i rapporti con le istituzioni; per il commercio ci si rivolge anche a Senigallia.
ENTROTERRA COLLINARE E MONTUOSO
Territorio. L’ampia fascia collinare della provincia, costituita da piccoli rilievi argillosi e marnosi di formazione pliocenica, associati a volte a composizioni arenacee e sabbiose, si estende immediatamente a ridosso della stretta linea costiera. Il paesaggio dolcemente ondulato del subappennino è interrotto dalle pianure alluvionali che bordano i corsi fluviali e che, con andamento trasversale, attraversano la circoscrizione dalla zona appenninica al mare Adriatico. Anticamente ricoperto da folti boschi, di cui rimane traccia nella splendida selva di Castelfidardo (cerri, carpini bianchi e orientali, noccioli, roveri, agrifogli e farnie), il territorio è stato nei secoli massicciamente modificato dall’intervento dell’uomo, trasformandosi, nelle zone non occupate da centri abitati, in una successione ininterrotta di campi coltivati e piccole formazioni boschive. La zona più propriamente montana della circoscrizione si riduce a una ristretta fascia di territorio, posta a ridosso del confine con l’Umbria. Una folta vegetazione boschiva, resa ancora più fitta da un rimboschimento naturale, seguito al recente abbandono delle pratiche agricole e pastorali nonché al minore sfruttamento del legname come fonte d’energia, si estende sui fianchi dei rilievi appenninici: la roverella e il carpino nero -spesso associato all’orniello e all’acero d’Ungheria- predominano nella fascia altimetrica compresa tra gli 800 e i 900 metri, oltre la quale lasciano il posto ad estese faggete. Le gole calcaree della Rossa e di Frasassi, protette dai venti freddi, presentano invece una vegetazione di tipo diverso, nella quale spiccano il leccio, la fillirea, il corbezzolo, l’alloro e il laurotino nonché specie rupicole molto rare, favorite dal particolare microclima.
Comunicazioni. La topografia dell’entroterra provinciale coincide essenzialmente con la sua idrografia: le due principali arterie viarie che lo attraversano -le strade statali n. 360 Arceviense e n. 76 della Val d’Esino- sfruttano infatti i fondivalle dei fiumi Misa ed Esino, collegando l’una Sassoferrato e l’altra Fabriano con la costa; lungo il corso del fiume Esino si snoda anche la linea ferroviaria Fabriano-Civitanova Marche, da cui si stacca la Fabriano-Pergola, mentre due arterie di rilievo turistico, la n. 361 Septempedana e la n. 362 Jesina, percorrono per breve tratto la porzione sud-orientale della provincia. La zona è interessata inoltre marginalmente dall’autostrada Bologna-Taranto (A14), che aggira il promontorio del Conero addentrandosi leggermente tra le colline dell’entroterra anconitano.
Storia. Preziosi reperti archeologici, rinvenuti soprattutto in prossimità delle valli fluviali, attestano l’antichità del popolamento dell’area collinare e montana della circoscrizione, abitata nella preistoria dagli umbri e, a partire dal X secolo a. C., dai piceni. Nei primi decenni del III secolo a. C. l’intero comprensorio fu assegnato a coloni romani. Tra il VI e l’VIII secolo d. C. si avvicendarono goti, longobardi, franchi e bizantini; questi ultimi inclusero Jesi nella Pentapoli montana, di cui facevano parte anche Cagli (PS), Fossombrone (PS), Urbino (PS) e Gubbio (PG), in Umbria. Nella prima metà dell’XI secolo si costituì la marca di Ancona, che si estendeva dal fiume Po al Tronto e si ricongiungeva, attraverso l’Umbria, al Patrimonio di San Pietro, segnando il confine meridionale del Sacro Romano Impero con il normanno regno di Sicilia. All’inizio del Trecento Fabriano assunse un ruolo commerciale di primo piano, divenendo una delle rivali principali della ricca e potente Ancona, insieme ai comuni podestarili di Osimo e Jesi. L’opera politica e militare del cardinale Albornoz, che si protrasse per tutta la seconda metà del XIV secolo, riportò il territorio tra i possedimenti della Chiesa, che, salvo brevi parentesi, vi esercitò la sua giurisdizione fino all’invasione francese. Nel 1860 l’arrivo dell’esercito piemontese e la battaglia di Castelfidardo posero le premesse per l’annessione delle Marche al regno d’Italia.
Struttura socio-economica. La vocazione agricola dell’entroterra collinare anconetano ha radici molto antiche ma il processo d’industrializzazione verificatosi nella seconda metà del Novecento ne ha ridimensionato l’importanza. La conformazione del territorio e la presenza di numerosi corsi d’acqua favoriscono tuttora la coltura della vite, dell’olivo, dei cereali, delle barbabietole e dei foraggi; sempre meno diffusi sono invece i prati adibiti al pascolo, concentrati in prevalenza nelle aree montane. Queste ultime presentano un’economia sensibilmente diversa da quella della bassa collina: pur non essendo caratterizzate da quote altimetriche particolarmente elevate, se non a ridosso dei rilievi dell’Appennino umbro, sono votate ad attività rurali di tipo tradizionale, quali la silvicoltura, l’allevamento di bestiame e un’agricoltura di sussistenza. Il turismo, particolarmente fiorente nei comuni montani di Arcevia, Fabriano e Genga, riveste nella fascia collinare della provincia un ruolo meno rilevante ed è perlopiù legato al possesso di seconde case per vacanze. Su Fabriano e Jesi gravitano i flussi di consumo dell’intero comprensorio; Ancona rappresenta invece il punto di riferimento per i rapporti con la pubblica amministrazione.
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