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Provincia di ANCONA
Capoluogo: Ancona
Scheda
- Superficie: 1.940,16 Kmq
- Abitanti: 476.016
- Densità: 245,35 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 042
- Numero comuni: 49
Provincia di Ancona - Statistiche
Territorio. Estesa nel cuore della regione, è la più piccola tra le province marchigiane e presenta una morfologia prevalentemente collinare, con una minima percentuale di territorio a carattere montuoso. La sua economia, incentrata in passato sull’agricoltura e sull’allevamento di bestiame, è fondata attualmente sul settore secondario e sul movimento turistico, che, a partire dalla metà del XX secolo, si è sviluppato soprattutto nelle zone costiere, dando impulso al commercio e ai servizi. La crescita del turismo balneare ha favorito inoltre un pronunciato spostamento verso il litorale della popolazione provinciale, suddivisa in 49 comuni e con un indice di vecchiaia superiore alla media. Pur presentando un assetto geomorfologico nel complesso piuttosto omogeneo, la circoscrizione anconetana è caratterizzata dalla compresenza di ambienti naturali assai difformi: delimitata dalla costa adriatica da un lato e dai primi rilievi appenninici dall’altro, l’ampia fascia collinare che occupa la parte centrale della provincia è segnata da strette valli fluviali dal corso parallelo, scandita dalle rigorose geometrie di vigneti e oliveti e punteggiata di graziosi borghi medievali; la costa, formata in prevalenza da lunghe e strette spiagge sabbiose, in lento declivio verso il mare, s’innalza all’estremità meridionale della provincia nel promontorio del Conero, che rappresenta una delle principali attrattive paesaggistiche dell’intera regione; di notevole interesse, inoltre, è l’habitat della zona appenninica e dell’alta valle del fiume Esino -fra le ripide pareti rocciose dei monti Revellone, Frasassi, Valmontagnana e Murano si celano le splendide architetture delle grotte di Frasassi e della gola della Rossa-. La vegetazione predominante è costituita dalla macchia mediterranea (leccio, alloro, bosso, fillirea, ginestra, corbezzolo e terebinto); numerosi, tra gli animali, sono i rapaci (poiana, astore, falco pecchiaiolo, lodolaio, sparviero, aquila reale e gufo reale) e i piccoli mammiferi, come lo scoiattolo, la lepre e molte altre specie di piccola taglia.
Sullo sfondo azzurro dello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, campeggia un braccio destro che impugna un ramoscello di corbezzolo con due bacche d’oro.
Comunicazioni. La parte orientale della circoscrizione è interessata dal cosiddetto “corridoio adriatico”, che si articola nell’autostrada Bologna-Taranto (A14), nella strada statale n. 16 Adriatica e nella linea ferroviaria di rilievo nazionale Bologna-Bari -queste importanti arterie di collegamento tra il nord e il sud della penisola procedono parallele e contigue alla costa, ad eccezione del tratto in cui aggirano il promontorio del Conero-. Numerose strade statali servono le zone più interne della provincia, favorendo la mobilità verso il capoluogo provinciale, i centri produttivi più importanti e la costa: tra queste spiccano la strada statale n. 76 della Val d’Esino, la n. 360 Arceviense, la n. 361 Septempedana e la n. 362 Jesina. Due sono inoltre le linee ferroviarie secondarie che interessano il territorio provinciale, la Fabriano-Pergola e la Fabriano-Civitanova Marche. Lo scalo marittimo principale è rappresentato dal porto commerciale, turistico e militare di Ancona, cui si aggiungono quelli turistici di Senigallia e Numana nonché quello industriale di Falconara Marittima; quest’ultima ospita anche l’aeroscalo regionale (Ancona/Falconara Marittima).
Storia. Abitata fin dalle epoche più remote da popolazioni umbre e picene nonché dai galli senoni (a partire dal IV secolo a. C.), la provincia fu sottomessa dai romani dopo la decisiva sconfitta che questi ultimi inflissero agli eserciti congiunti di umbri, etruschi, galli senoni e sanniti nella battaglia di Sentino (295 a. C.). Alla caduta dell’impero romano subì le incursioni di goti, bizantini, longobardi e franchi. Nel IX secolo d. C. fu creata la marca di Ancona, territorio dipendente nominalmente dall’imperatore ma di fatto soggetto al governo di Roma e amministrato da potenti famiglie, come quelle dei Malatesta e degli Sforza. Da parte dei territori compresi nella marca anconitana molte furono le rivendicazioni contro lo strapotere della città, apertamente appoggiate dalla repubblica di Venezia. In seguito alla peste del 1348, che ridusse di almeno un terzo la popolazione marchigiana, la provincia entrò nella sfera d’influenza del Papato, pagando allo Stato Pontificio simboliche tasse come segno di obbedienza. Occupata nel Quattrocento da Francesco Sforza, la marca di Ancona tornò alla Chiesa allorché costui fu sconfitto dalle forze alleate di Roma, Milano e Napoli (1447). Un altro polo politico si era nel frattempo costituito all’interno della circoscrizione, in seguito alla stipulazione da parte del conte Trasmondo, signore di Morro Panicale (attuale Castelbellino), di un atto di sottomissione al libero comune di Jesi (1194): ebbe origine in questo modo il primo nucleo di quel vasto dominio, formato da tutte le comunità comprese nella diocesi jesina, che, fra alterne vicende, durerà fino al 1808, con l’annessione delle Marche al Regno Italico di Napoleone. Stremata dalle numerose carestie che nel corso del Seicento colpirono l’intera regione (1621, 1622, 1644, 1665, 1679, 1686 e 1697), la provincia subì le rovinose conseguenze del passaggio dell’esercito imperiale austriaco, diretto a Napoli dopo aver inflitto una pesante sconfitta alle forze papali (1707). Al termine dell’occupazione francese, della breve parentesi napoleonica e della successiva restaurazione pontificia, la provincia fu annessa al regno d’Italia (1860).
Struttura socio-economica. Sostenuta in passato dalla coltivazione intensiva di cereali, vite e olivo nonché, nelle aree più interne, dalla silvicoltura e dall’allevamento di bovini, ovini e suini, l’economia provinciale ha conosciuto un vivace processo d’industrializzazione nel trentennio successivo al 1950; questa significativa svolta, però, non ha portato all’affermazione della grande industria né a un’eccezionale crescita delle aree urbane. La produzione industriale più caratteristica è quella della fisarmonica, che ha in Castelfidardo il suo polo storico e che rappresenta una parte cospicua dell’intera produzione italiana; ad essa si affianca l’industria cartaria fabrianese, che conserva tuttora un ruolo di grande prestigio nel panorama nazionale. Non mancano inoltre attività artigianali di lunga tradizione (coltivazione del gelso, produzione di tabacco, laterizi e tessuti, lavorazione del legno e oreficeria). Il turismo balneare costituisce invece il punto di forza del terziario: sviluppatosi con ritmo esponenziale dal secondo dopoguerra in poi, ha interessato soprattutto la zona litoranea senigalliese e il tratto di costa sottostante il promontorio del Conero, che ospita oggi mete turistiche assai rinomate, come Sirolo -quest’ultima figura nel novero delle stazioni balneari più prestigiose dell’intera penisola per qualità e modernità delle strutture ricettive, bellezza e integrità della natura circostante nonché tutela dell’ambiente marino-. Di recente l’interesse dei flussi turistici si è rivolto anche verso le zone montane della circoscrizione, scoprendo le molteplici attrattive naturalistiche dei comuni di Arcevia, Fabriano, Sassoferrato e Genga. Un caso a sé è infine rappresentato da Loreto, meta di un consistente turismo religioso, che tuttavia, essendo per lo più a carattere giornaliero, fornisce un apporto economico piuttosto modesto, favorendo soprattutto le piccole attività commerciali. Oltre ad Ancona, indispensabile punto di riferimento per i rapporti con la pubblica amministrazione, costituiscono poli di gravitazione Jesi, Fabriano, Senigallia e Fano (PS).
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