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Provincia di ORISTANO
Capoluogo: Oristano
Scheda
- Superficie: 3.039,99 Kmq
- Abitanti: 167.295
- Densità: 55,03 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 095
- Numero comuni: 88
Provincia di Oristano - Statistiche
Territorio. La provincia di Oristano, articolata in 78 comuni, è la più piccola della regione; si affaccia sulla costa occidentale della Sardegna e si estende in un'area che va dal Campidano settentrionale alla regione storica della Planargia. Il terreno -la cui origine vulcanica è facilmente riconoscibile dalla presenza di rocce laviche e di fenomeni termali presenti in molti luoghi (famose le acque di Fordongiànus)- è molto ricco e vario, con belle spiagge, tavolati basaltici e montagne. Il suo clima, di tipo temperato-caldo, risente dell'influenza benefica del mare e permette coltivazioni da zone “calde”. Il meridione, comprendente parte della regione storica del Campidano, è fertile e pianeggiante; la parte montuosa inizia nella zona orientale, con le colline della Marmilla e dell'Arborea, fino a inasprirsi verso nord, con i rilievi del Monti Ferru (1.050 metri). Nei pressi del golfo di Oristano la costa è ricca di stagni che ospitano rare specie di flora e fauna. Poco distante sfocia il fiume più importante e più lungo dell'intera regione, il Tirso, che passa attraverso il lago artificiale Omodeo. Sul territorio si alternano oasi naturalistiche (WWF e LIPU), villaggi nuragici, coste frastagliate e minuscole baie nascoste. Non mancano, inoltre, parchi naturali che hanno, tra gli scopi istituzionali, la salvaguardia del patrimonio faunistico e botanico. Notevole interesse geologico e geomorfologico riveste il Parco del Monte Arci, considerato il secondo complesso montano dell'oristanese: un massiccio di origine vulcanica, nel quale esiste il più importante giacimento sardo di ossidiana, una roccia nera, vetrosa, molto dura, che è stata uno dei primi materiali usati nella preistoria per produrre strumenti taglienti (coltelli, punte di frecce ecc.). Dalla sua sommità è possibile godere di uno straordinario panorama che consente, da vari punti, di seguire con lo sguardo mezza Sardegna: dalla distesa delle colline della Marmilla fino all'inconfondibile sagoma della Giara di Gesturi (verso sud-est), mentre verso nord-est si riconoscono i monti del Gennargentu e verso ovest il Campidano di Oristano con i suoi numerosi stagni. La fauna è ricca e annovera cinghiali, volpi e gatti selvatici, ma non mancano ghiandaie, corvi, cornacchie, colombacci e upupe, mentre sulle rocce più inaccessibili nidificano l'astore, il gheppio e qualche raro esemplare dell'aquila del Bonelli; inoltre è segnalata nella zona la rarissima gallina prataiola. Operano sul territorio provinciale, con lo scopo di regolamentare le attività agricole e turistiche e di assicurare la conservazione delle caratteristiche paesaggistiche, le Comunità montane: del “Montiferru” (incentrata sul cono vulcanico da cui ha preso il nome), “Arci Grighine”, “Barigadu” e ”Alta Marmilla”.
Sullo sfondo argentato dello stemma provinciale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggia un albero munito di foglie verdi, sradicato e stilizzato.
Comunicazioni. La conformazione del territorio ha condizionato le principali direttrici di traffico: alla totale assenza di tracciati autostradali sopperiscono le strade statali: n. 126 Sud-occidentale Sarda, n. 131 Carlo Felice, n. 131 Diramazione Centro
Nuorese, n. 292 Nord-occidentale Sarda, n. 388 del Tirso e del Mandrolisai e n. 442 di Laconi e di Uras. Completano il quadro delle infrastrutture di comunicazione le linee ferroviarie: Cagliari-Ozieri/Chilivani; Cagliari-Isili; Nuoro-Macomer. Il collegamento con la rete del traffico aereo, per le linee intercontinentali dirette, è garantito dall'aeroporto di Roma/Fiumicino; per i voli nazionali e internazionali si possono utilizzare le areostazioni di Alghero/Fertilia e Cagliari/Elmas. Oristano è dotata anche di una struttura minore, l'aeroporto civile di Oristano/Fenosu, aperto al traffico di aviazione generale. A livello portuale si fa riferimento alla struttura di Oristano e, per i movimenti merce e passeggeri di maggiori dimensioni, a quelle di Porto Torres (SS) e Cagliari.
Storia. La nascita della provincia di Oristano -dal latino Aureum Stagnum, primitivo nome col quale si designava la zona- risale al 1974 ma il suo territorio ha un passato remotissimo, ricco di storia grazie alla posizione costiera, alle risorse naturali e alle due grandi vie di penetrazione: la pianura del Campidano e il fiume Tirso. I primi nuclei abitativi in età neolitica trovano qui un clima mite, pianure e lagune pescose e il vulcanico Monte Arci, fonte di ossidiana. Ritrovamenti archeologici testimoniano, inoltre, la presenza nella zona della civiltà nuragica: ai margini settentrionali della pianura del Campidano si trova uno dei più importanti complessi nuragici dell'intera regione, il Nuraghe “Losa” di Abbasanta, rinforzato attorno al VI secolo a.C. in seguito all'invasione dei cartaginesi e dei romani. Prima dei cartaginesi giunsero presso le coste del golfo di Oristano i fenici, che fondarono numerose colonie -la più importante delle quali fu quella di Tharros, sottomessa alla dominazione dei cartaginesi, prima, e costretta ad arrendersi ai romani, dopo- e apportarono numerosi benefici alla civiltà dei protosardi insegnando loro a forgiare armi e a costruire i famosi bronzetti nuragici. Risalgono all'anno 982 le prime notizie storiche circa l'esistenza di una località denominata “Aristanes limne”, dal nome della leggendaria principessa Aristana. Nel 1070 la città divenne capoluogo del Giudicato d'Arborea, sostituendo in tutto e per tutto l'antica Tharros. Durante la guerra tra pisani e genovesi per il predominio sulla Sardegna, il Giudice d'Arborea, Comita, colse l'occasione per avvicinarsi ai genovesi mettendo se stesso e suo figlio Barisone sotto la protezione del comune ligure, di cui si servì per realizzare il sogno di unificare la Sardegna sotto il suo dominio. Per fare ciò era necessaria l'investitura da parte dell'imperatore Federico Barbarossa, il quale era pronto a concederla senza riserve. Tuttavia le numerose opposizioni dei pisani e l'inconcludenza di Barisone capovolsero la situazione, tanto che l'imperatore concesse l'investitura ai pisani; questo fatto segnò la fine del regno di Barisone, la cui politica fu ripresa dal figlio Pietro che, però, non ebbe alcun potere sulla provincia. Tra il 1242 e il 1264 governò il territorio il pisano Guglielmo di Capraia, cui fece seguito Mariano II di Bas che nel 1290 rinforzò le mura e costruì le due torri di Porta Pontis e di Porta Mare. Dopo alterne vicende e dopo il susseguirsi di lunghi periodi di dominazioni si assistette ai continui tentativi dei francesi di intromettersi negli affari interni del Giudicato d'Arborea, tentando dapprima un accordo tra Ugone III e Luigi I d'Angiò e proponendo, dopo il fallimento di questo tentativo, un matrimonio tra i loro figli che provocò, pertanto, le ire del Giudice d'Arborea. Dopo la morte dell'ultimo erede del “giudicato”, questo passò direttamente sotto il dominio degli Aragonesi, che lo trasformarono in marchesato, nominando marchese di Oristano Leonardo Cubello (1410), a cui susseguirono numerosi parenti. Nel XV secolo il marchesato di Oristano fu annesso alla Corona e posto sotto il dominio degli Aragonesi prima e, dopo il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando il Cattolico, degli Spagnoli. Gli anni successivi furono un continuo travaglio di incursioni dei barbareschi -le più gravi quelle dello Scacciadiavoli (1527), del Barbarossa (1538-1544) e del corsaro Dragut)- popolazioni provenienti soprattutto dal Maghreb e dagli isolotti del mediterraneo; memorabile quella dei pirati turchi introdottisi nel golfo di Oristano ma fermati dagli abitanti di Cabras. Gli inizi del XVII secolo furono teatro della guerra tra Francia e Spagna. I francesi avevano ripreso a saccheggiare le coste sarde e le truppe guidate dal conte d'Harcourt occuparono, per alcuni giorni, Oristano, fino a quando non intervenne il Governatore di Cagliari, che li costrinse a imbarcarsi per il ritorno. Dopo questo periodo il territorio di Oristano dovette far fronte a gravi calamità naturali, tra cui la malaria (1647), l'invasione delle cavallette, le terribili carestie del 1671 e del 1680, la peste e le numerose scorrerie di ladroni. Dopo il trattato di Utrech (1713), l'intera regione passò sotto il dominio degli austriaci, degli spagnoli e del Piemonte (1720). Nel 1807 Oristano fu sede del prefetto fino a quando Vittorio Emanuele I divise la Sardegna in quindici prefetture. Il periodo più felice per la provincia fu quello compreso tra le due guerre mondiali, quando furono realizzate importanti opere pubbliche, quali l'irrigazione della piana di Oristano, la costruzione della diga sul Tirso e la creazione di Arborea.
Struttura socio-economica. Oristano e la provincia presentano un paesaggio per la maggior parte incontaminato, con la ricchezza ambientale che costituisce oggi un elemento concreto e trainante per lo sviluppo economico della regione. Una terra antica dalle mille attrazioni e dai numerosissimi prodotti tipici, tra cui: l'olio d'oliva, l'acquavite, la vernaccia e gli altri vini (Semidano, Nuragus, Moscato, Nieddera, i novelli e il rosso Bovale). Tra le prelibatezze culinarie sono famose la Merca e la Bottarga. Ottimi anche i Malloreddus, Su Succu de Fà (una crema di fave con cotiche), Sa Giobarina e Is Lorighittas di Morgongiori. Squisiti i formaggi di Samughèo. Tra i dolci spiccano quelli di mandorle, Su Pane e Saba e i Mustazzolus, biscotti a base di mosto, farina di frumento, lievito e zucchero. L'artigianato è fiorentissimo,
con il “filet” di Cùglieri, i canestri di giunco intrecciato di San Vero Mìlis, Simaxis e Villaurbana, i mobili e le cassapanche nuziali di Santu Lussùrgiu, Samughèo, Paulilatino e Mògoro. A Santu Lussùrgiu vengono realizzati anche tovaglie, tende e cuscini di lino ricamati; inoltre è attivissima la lavorazione del ferro (speroni, staffe, morsi), della pelle (borse, selle, briglie e finimenti per cavalli) e del coltello artigianale a serramanico. Mògoro è famosa anche per i tappeti, per la realizzazione di manufatti in ferro e per i tessuti multicolori. Anche a Morgongiori, Norbello, Sèneghe, Samughèo, Busachi e Ales è fiorente l'arte della tessitura.
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