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D'ARBOREA
Approfondimento
Approfondimento: D'ARBOREA
Nei primi decenni del XIV secolo in Sardegna dominavano gli Aragonesi, contro i quali gli isolani insorsero, alternando sollevazioni popolari a guerre contro i Doria, i Gherardeschi, i Malaspina, i genovesi e i pisani. Affiancati dai genovesi e dai Malaspina, i Doria, dominatori di Alghero e di Castelgenovese, nel 1347 si opposero con le armi agli Aragonesi e al loro alleato Mariano, giudice d'Arborea; assediarono Sassari e ad Aidu Turdu, sconfissero Aragonesi e Arboresi che cercavano di liberare la città; nel 1348 però, riprese le ostilità, furono sconfitti a loro volta e scacciati dall'isola. In loro soccorso intervennero i genovesi con i loro rinforzi; riprese così la guerra che, dopo alterne vicende, vide la vittoria degli Aragonesi, che riuscirono a dividere gli alleati e ad impossessarsi di Alghero, riconcedendone in feudo le terre in base al riconoscimento dell'autorità regia. La resistenza di Genova procurò una nuova occupazione di Alghero e la ribellione di Mariano d'Arborea al re aragonese, cui fino a quel momento era rimasto devoto alleato. Memorabile risultò il conseguente assedio di Alghero, del 1354, che contribuì a rendere drammatico lo svolgimento della guerra; infine Mariano ebbe la meglio e riuscì ad acquisire terre regie e castelli in Gallura e nel Montacuto, ottenendo, in aggiunta, la sovranità in Arborea. Anche per Matteo Doria giunse il momento favorevole: egli fu riconfermato nel feudo di Monteleone e Castelgenovese. A Genova, però, la desiderata Alghero non veniva restituita, malgrado i patti di alleanza che si erano stipulati nel 1353: la città continuò a costituire appoggio per gli Aragonesi e loro baluardo. A Pietro IV d'Aragona toccò la riorganizzazione amministrativa dell'isola, che avrebbe dovuto anche riportare la pace in Sardegna; lo attendeva, però, una nuova rivolta che si attuò non appena egli si allontanò dall'isola. Per sedare l'insurrezione, nel 1368 egli inviò il generale Pietro de Luna a capo di un grosso esercito, il quale si unì alle truppe che già si trovavano sul posto e che erano comandate da Berengario Carroz. Fu il momento più duro della storia sarda: la lotta, infatti, durò per circa un cinquantennio e sarebbe stata l'ultima strenua difesa dell'indipendenza dell'isola. Nel corso delle vicende belliche, Mariano d'Arborea e Brancaleone Doria, marito di Eleonora d'Arborea, furono alleati nella lotta contro la monarchia feudale e marinara. Mariano subì un feroce assedio da parte delle truppe aragonesi, che lo strinsero ad Oristano: malgrado lo sforzo delle truppe aragonesi, Mariano ebbe la meglio e riuscì a sconfiggere il generale aragonese nel 1368. Le truppe aragonesi si rifugiarono ad Alghero e Cagliari, assistendo all'occupazione del Logudoro e di Sassari da parte di Mariano (1369). Al re aragonese, però, giunse l'appoggio di Brancaleone, passato dalla sua parte, che riuscì a strappare a Mariano Sassari, e a resistergli nel Logudoro, mentre quaranta galee genovesi tentarono un blocco del genere ad Alghero e Cagliari, senza però riuscire nell'impresa (1374). Già il pontefice Urbano VI aveva ipotizzato, nel 1364, di ritirare l'investitura a Pietro d'Aragona per accordarsi con Mariano, quando l'aragonese lo rassicurò firmando la pace con Genova. Al figlio di Mariano, Ugone III, alla morte del padre spettò l'incarico di rinnovare un trattato di alleanza antiaragonese (nel 1377) con il reggente di Francia Luigi d'Angiò, fiero avversario degli Aragonesi. Egli sarebbe stato ucciso di lì a poco e la sorella, Eleonora d'Arborea, che già stava per accordarsi con i genovesi cui aveva chiesto asilo (nel 1382), si diresse verso Oristano, bloccando il tentativo di formare un comune indipendente, protetto da Genova, e occupando le terre che erano state del fratello Ugone; procedette, così, anche alla punizione di coloro che avevano tramato la congiura. Nel frattempo il marito di Eleonora, Brancaleone, si recava in Catalogna per ottenere dal sovrano il riconoscimento giuridico; fu però preso in ostaggio da Pietro che, sotto la sua tutela, lo inviò in Sardegna con una spedizione. Eleonora dovette arrendersi alla pace del 1388 ma poco dopo riaccese i fermenti del logudorese e Brancaleone occupò Sassari e la bassa Gallura, compì azioni contro la Gallura superiore e assediò Alghero, Longonsardo e Cagliari: per questo Eleonora e il marito furono dichiarati spergiuri e ribelli nel marzo del 1392. Intanto Eleonora, nel corso dei preparativi di guerra, aveva promulgato la "Carta de logu" che regolava il diritto pubblico e privato, penale e civile. Il corso delle cose mutò con la morte di Eleonora, nel 1404, che diede inizio a una serie di lotte per la sua successione, finché tra il 1470 e il 1477 gli Arboresi sconfissero i regi a Uras, facendo pensare a un risollevarsi della fortuna dei D'Arborea. Ma fra gli Aragonesi e le truppe dei D'Arborea si ebbe un nuovo scontro a Macomer, che portò all'occupazione di Oristano e alla sconfitta definitiva dei D'Arborea.