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Provincia di VERCELLI

Capoluogo: Vercelli

Scheda

 
Stemma della provincia Vercelli
   

Provincia di Vercelli - Statistiche

Territorio. La provincia di Vercelli, istituita nel 1927 in seguito alla fusione dei circondari di Varallo, Vercelli e Biella con i comuni di Villata e Borgo Vercelli (già in provincia di Novara), si estende dal crinale alpino, tra Valle Anzasca e la Valsesia, al corso del Po, dal basso corso della Dora Baltea a quello del fiume Sesia, per una superficie pari a 2.088 kmq, su cui sono distribuiti 86 comuni. Dopo aver oscillato per due decenni intorno alle 400.000 unità, la popolazione complessiva della provincia è decisamente diminuita nel corso degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, a causa di una forte denatalità. Inoltre la provincia di Biella, istituita nel 1992, ha raccolto circa il 50% degli abitanti prima residenti nella provincia. Il valore altimetrico medio del territorio provinciale è di 378 metri sul livello del mare, come si desume dall'altitudine di Vercelli e da quella dell'area montuosa della Valsesia. La provincia di Vercelli confina con le province di Alessandria, a sud, di Torino e Biella nonché con la Valle d'Aosta, a ovest, per un breve tratto con la Svizzera (Vallese), a nord-ovest, con la provincia del Verbano-Cusio-Ossola a nord e a est, con la provincia di Novara e con la Lombardia (prov. di Pavia), a est e a sud-est. Il territorio provinciale è costituito dalla Valsesia e dalla bassa pianura fertile e irrigua del vercellese vero e proprio, bagnata dal fiume Sesia, affluente del Po (che attraversa longitudinalmente tutto il territorio provinciale), e dai relativi affluenti, irrigata da una fitta rete di canali artificiali (Cavour, Depretis, Farini ecc.). Le condizioni climatiche variano sensibilmente dalla pianura -dove le estati sono calde e afose e gli inverni rigidi e nebbiosi- alla montagna -dove le escursioni termiche sono marcate-. Anche le precipitazioni aumentano in misura rilevante dal piano al monte e si concentrano nei mesi primaverili e autunnali, con una percentuale minima nella stagione invernale. Nello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, figura, su sfondo azzurro, un braccio che impugna una spada posta in palo; il tutto, d'argento, è accompagnato da trentasei stelle d'oro.

Comunicazioni. Il settore delle comunicazioni in provincia di Vercelli è abbastanza sviluppato: la sua rete autostradale permette rapidi collegamenti e quindi un vivace traffico commerciale con i più grandi centri sia piemontesi che lombardi. Vercelli si può considerare al centro di un triangolo autostradale: la Torino-Milano-Trieste (A4), la Voltri-Gravellona Toce (A26) e la A26/4 che interseca le prime due. La Torino-Milano-Trieste (A4) passa per Villarboit a nord; la Voltri-Gravellona Toce (A26) collega Vercelli ad Alessandria; la A26/4, che idealmente chiude questo triangolo intersecando le prime due autostrade, collega Vercelli, a nord-ovest, con Ivrea (TO). A integrare il sistema autostradale vi è una fitta rete di strade statali e provinciali che permettono di raggiungere, in maniera rapida e agevole, tutti i comuni della provincia vercellese. La statale n. 230, passando per Quinto Vercellese, collega Vercelli al nodo autostradale Milano-Torino (A4) e quindi a Biella; la statale n. 11, che passa per Borgo Vercelli, collega il capoluogo a Novara. Subito dopo la statale 11 interseca a est l'autostrada Voltri-Gravellona Toce (A26) e ad ovest si incontra e si dirama con la statale n. 143 che, passando per Santhià, incrocia, nei pressi di Villarboit, l'autostrada Milano-Torino (A4) che collega Vercelli ad Ivrea. Le strade provinciali, che hanno una lunghezza complessiva di km 754 (di cui km 602 sviluppati nelle zone di pianura e km 152 nelle zone di montagna), integrano e completano questa fitta rete di comunicazioni stradali. La provincia di Vercelli è inoltre servita anche da una capillare rete di linee ferroviarie: Mortara-Pavia, Casale Monferrato-Alessandria, Sanhià-Biella. L'aeroporto di riferimento è quello di Torino/Caselle; per le linee intercontinentali dirette ci si serve di quello di Milano/Malpensa; il porto di riferimento è quello di Genova.

Storia. La provincia fu abitata dai celti e dai liguri; dopo la seconda guerra punica venne assoggettata dai romani anche se il dominio di questi ultimi non si estese alle zone protette dal rilievo alpino. Solo durante il regno di Augusto Roma si insinuò nelle impervie valli (25 a.C.) e rafforzò la rete delle comunicazioni collegando con i domini transalpini i percorsi di pianura, già frequentati da intensi traffici mercantili. Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente, la regione fu dominata dai longobardi (568), che si fermarono al di qua delle Alpi. La successiva conquista del territorio da parte dei franchi, guidati da Carlo Magno (774), favorì un intenso scambio con la cultura transalpina e con quella lombarda. Durante il periodo carolingio si affermò il potere di famiglie feudali, il cui ruolo assunse un'importanza sempre più decisiva in tutta la regione. L'area pedemontana venne divisa dal re Berengario II in quattro territori marchionali, mentre i centri più rilevanti della pianura orientale (Novara, Vercelli, Asti) si organizzarono in Comuni tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo. Al movimento comunale si affiancò e si contrappose un insieme di domini feudali, tra i quali emersero i marchesi di Monferrato e di Saluzzo, che estesero i loro domini sulle colline del Monferrato e delle Langhe. I monaci benedettiti e cistercensi, tra l'XI e il XII secolo, intrapresero un'importante opera di bonifica del territorio, trasformando terreni incolti e paludosi della pianura padana in vere e proprie aziende agricole. Nel Duecento Vercelli ebbe il suo periodo più florido con la fondazione della prima università della regione. Ma in seguito, travagliata da lotte interne tra guelfi e ghibellini, cadde sotto il dominio dei Visconti (1335). Passata ai Savoia nel 1427, dal 1617 fu assediata e occupata più volte da spagnoli e francesi, che ne distrussero le fortificazioni. Nel 1815, con la Restaurazione, tornò definitivamente al Regno sabaudo. Prima del 1859 Vercelli era capoluogo di divisione amministrativa (Vercelli, Biella e Casale). Negli anni successivi all'armistizio di Villafranca, il nuovo Ministero, succeduto a quello di Cavour, promulgò, fra le molte leggi, quella di riordino delle circoscrizioni del nuovo Stato. Fu così che la provincia di Vercelli venne soppressa assieme a quelle di Ivrea, Savona e Lodi: ridotta a capoluogo di circondario, Vercelli venne aggregata alla provincia di Novara. Fu questo il primo colpo che le venne inferto; ad esso seguirono altri negli anni successivi. Verso la fine del 1921 vennero abolite 145 sottoprefetture e in Piemonte ne subirono le conseguenze Ivrea, Biella, Asti, Casale e Vercelli. Ridotta a capoluogo di mandamento la città perse anche gli uffici pubblici più importanti. Ma il 2 gennaio 1927 le aspirazioni dei vercellesi trovarono finalmente riconoscimento e la città fu elevata a capoluogo di provincia. In questa circostanza non mancarono le polemiche per definire i confini della nuova circoscrizione, perché a Novara venne tolta gran parte dell'Ossola, ben ventisei comuni che furono aggregati a Vercelli. Sulla questione fu richiesto l'intervento di Mussolini, che restituì i ventisei comuni dell'Ossola alla provincia di Novara, mentre furono aggiunti alla provincia di Vercelli i comuni di Borgovercelli e Villata.

Struttura socio-economica. Le zone più fertili della provincia sono situate nella bassa pianura, dove affiora l'acqua dei fontanili e dove è stata realizzata una fitta rete di canali di irrigazione. Il settore agricolo, comunque, negli ultimi tempi avverte un periodo di leggera crisi. Tra i cereali, buona e con alte rese per ettaro è la produzione di frumento e di mais; ma la vera specializzazione cerealicola vercellese è quella del riso. L'allevamento si poggia sui bovini e si pratica ormai quasi solo in pianura. Le industrie vercellesi più sviluppate sono proprio quelle collegate al settore agricolo-alimentare, a quello metalmeccanico dedito alla realizzazione di macchinari agricoli e quindi al settore chimico, per la parte relativa ai fertilizzanti. Altro settore di notevole importanza è quello turistico-alberghiero, specie nei centri di soggiorno invernali della Valle. Nel 1987, a seguito di un referendum nazionale, è stata disattivata la centrale nucleare di Trino Vercellese, dove veniva prodotta buona parte dell'energia locale. A seguito di questa decisione si è dato maggior incremento a fonti di energia alternative, come l'energia idrica. Seguendo l'andamento comune a tutte le economie avanzate, anche nella provincia vercellese il reddito prodotto dalle attività terziarie (commerci, servizi, attività bancarie, finanziarie, assicurative, turismo ecc.) supera ormai quello derivante dall'industria e dall'agricoltura.

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