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Provincia di SONDRIO
Capoluogo: Sondrio
Scheda
- Superficie: 3.211,90 Kmq
- Abitanti: 182.084
- Densità: 56,69 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 014
- Numero comuni: 78
Provincia di Sondrio - Ambiti
DEFINIZIONE La provincia presenta una curiosa forma ad U, disegnata dalle valli dei due fiumi principali; gli stessi due tracciati fluviali riuniscono nel loro bacino le due aree omogenee (Valtellina e Valchiavenna) nelle quali si possono identificare altrettanti ambiti sub-provinciali abbastanza distanti sotto il profilo delle origini storiche e dell'identità culturale, più che per le caratteristiche morfologiche e climatiche. Le valli minori, se in alcuni casi presentano caratteristiche socio-culturali ancora più spiccate, fanno tuttavia riferimento ai sistemi economici e alle reti di servizio dei centri di gravitazione maggiori. La presenza, accanto al capoluogo provinciale, di altri centri di richiamo quali Tirano e Bormio porta in alcuni casi ad identificare ulteriori divisioni all'interno della Valtellina, divisioni che non trovano tuttavia una giustificazione dal punto di vista strettamente geografico.
Valtellina: Albaredo per San Marco, Albosaggia, Andalo Valtellino, Aprica, Ardenno, Bema, Berbenno di Valtellina, Bianzone, Bormio, Buglio in Monte, Caiolo, Caspoggio, Castello dell'Acqua, Castione Andevenno, Cedrasco, Cercino, Chiesa in Valmalenco, Chiuro, Cino, Civo, Colorina, Cosio Valtellino Dazio, Delebio, Dubino, Faedo Valtellino, Forcola, Fusine, Gerola Alta, Grosio, Grosotto, Lanzada, Livigno, Lovero, Mantello, Mazzo di Vaaltellina, Mello, Montagna in Valtellina, Morbegno, Pedesina, Piantedo, Piateda, Poggiridenti, Ponte in Valtellina, Postalesio, Rasura, Rogolo, Sernio, Sondolo, Sondrio, Spriana, Talamona, Tartano, Teglio, Tirano, Torre di Santa Maria, Tovo di Sant'Agata, Traona, Tresivio, Valdidentro, Valdisotto, Valfurva, Val Masino, Vervio, Villa di Tirano.
Valchiavenna: Campodolcino, Chiavenna, Gordona, Madesimo, Menarola, Mese, Novate Mezzola, Piuro, Prata Camportaccio, Samolaco, San Giacomo Filippo, Verceia, Villa di Chiavenna.
VALTELLINA
Territorio. Chiusa a sud dalle alpi Orobie e a nord dalle Alpi Retiche, che segnano parte del confine italo-svizzero, è la maggiore delle valli lombarde, interamente attraversata dal corso del fiume Adda, per una lunghezza di oltre 120 chilometri. Ad ovest si congiunge con la Valchiavenna, a nord-est, aggirato il gruppo del Bernina che si trova in territorio svizzero, confina con le province di Trento e Bolzano, della regione Trentino-Alto Adige. Quest'ultima parte è inclusa nei confini del Parco Nazionale dello Stelvio, il più grande d'Italia, a cavallo tra la Lombardia e il Trentino-Alto Adige. I rilievi maggiori sono costituiti dalla Punta Perucchetti (4.021 metri), nel massiccio del Bernina, dal Gran Zebrù, dai monti Cevedale e Disgrazia e dalla Punta San Matteo, tutti ben oltre i tremila metri. Tra le principali vali secondarie figurano la Valmalenco, che dal capoluogo provinciale si sviluppa in senso verticale verso il gruppo del Bernina, e la Valfurva, tutta compresa nel Parco Nazionale dello Stelvio. Nella zona di Bormio si conta la presenza di sorgenti termali, sfruttate sin dall'epoca romana per la cura delle affezioni della pelle, delle vie respiratorie e delle ossa.
Comunicazioni. Oltre alla statale n. 38, vanno ricordate: la n. 39 che, superato il passo dell'Aprica, entra nel territorio della provincia di Brescia verso la Val Camonica; la n. 300, che percorre tutta la Valfurva, e la n. 301 che da Bormio raggiunge Livigno. Per un brevissimo tratto la Valtellina è inoltre interessata dalla celebre Ferrovia Retica, la principale ferrovia privata Svizzera, che da Tirano attraversa tutta la Val Poschiavo, in territorio elvetico, aggirando il Bernina per giungere a St. Moritz dopo aver coperto un percorso di oltre 370 chilometri nel cuore delle Alpi.
Storia. La distanza dei maggiori centri della vita politica regionale e nazionale non ha risparmiato a questa zona traversie politiche e militari; l'importanza dei passi alpini per le comunicazioni ne ha anzi accresciuto la valenza strategica facendone teatro di insediamenti sin dall'epoca romana, sebbene di quel periodo non rimangono tracce particolarmente consistenti. In epoca medievale tra le famiglie più in vista della regione figuravano gli Odescalchi e i Rusconi (o Rusca).
Struttura socio-economica. In questa parte della provincia sono particolarmente evidenti le conseguenze del processo di profonda terziarizzazione dell'economia: oggi la zona vive soprattutto di commercio (in buona parte affidato agli esercizi della grande distribuzione) e dei servizi, tra cui figurano i settori assicurativo e creditizio. Di grande importanza per tutta l'economia provinciale è stato l'intenso sviluppo del turismo invernale, ed estivo (soprattutto in località ormai celeberrime come Bormio, Livigno, Aprica, Santa Caterina Valfurva), cui si è affiancato quello termale, che sta progressivamente trovando spazi sempre più importanti. L'industria, pur non raggiungendo la consistenza che si registra in altre province lombarde, è comunque rappresentata nei comparti alimentare (tra i prodotti di maggior successo sono la bresaola, le bevande alcoliche e le produzioni lattiero-casearie), plastico, siderurgico, del mobile, dei materiali da costruzione; resiste l'attività artigianale della lavorazione della pietra ollare. Sebbene l'agricoltura non possa aspirare ad un ruolo significativo dal punto di vista dele risorse occupazionali, merita di essere segnalata la coltivazione della vite che, a dispetto delle caratteristiche geomorfologiche e climatiche, si fa apprezzare per la qualità della sua produzione.
VALCHIAVENNA
Territorio. La parte più occidentale della provincia costituisce l'ambito sub-provinciale di minore estensione. È composta dai bacini idrografici del basso e medio corso del fiume Mera e del torrente Liro. Il fiume Mera attraversa la parte italiana della Val Bregaglia, il piano di Chiavenna, forma il lago di Mezzola e si getta poi nel lago di Como, poco al di sopra dell'Adda. Il torrente Liro solca invece la Val San Giacomo che si estende a nord, verso lo Spluga. Ad est dello Spluga la val di Lei presenta le caratteristiche naturali delle valli alpine non antropizzate. I principali rilievi sono il Pizzo Stella, il Pizzo Tambò e il pizzo d'Inferno, che superano tutti i tremila metri di quota. Oltre al lago di Mezzola, quelli di Montespluga e di Lei completano le ricche risorse paesaggistiche della zona.
Comunicazioni. Nate dalle antiche vie di comunicazione romane, garantiscono i collegamenti stradali la strada statale n. 36, che dal lago di Como raggiunge il passo dello Spluga, e la n. 37, che da Chiavenna si spinge in Val Bregaglia per entrare in territorio svizzero del valico di Castasegna. Dalla fine dell'Ottocento i valchiavennaschi possono servirsi anche della ferrovia Colico-Chiavenna.
Storia. Gli scarsi reperti archeologici consentono di datare la presenza umana nella zona all'età del bronzo o del ferro. La zona fu abitata dai liguri, dai reti, dai romani. Risale al tempo della dominazione romana la funzione strategica dell'intera valle come via di transito verso il nord Europa. Sottoposta all'autorità comasca, fu dei Visconti, dei Balbiani, dei grigioni e nel Cinquecento vide la nascita di numerose comunità protestanti. Dopo l'epoca napoleonica fu annessa al regno lombardo-veneto ma fu tra le prime zone a vivere la reazione antiaustriaca durante il Risorgimento.
Struttura socio-economica. Persa buona parte della sua importanza commerciale dopo l'apertura dei maggiori trafori alpini che hanno modificato il corso delle rotte commerciali europee, oggi la zona basa la propria sussistenza su un'economia che non tiene il passo delle altre province lombarde e che si presenta in difficoltà anche rispetto alla Valtellina. L'agricoltura occupa un ruolo del tutto marginale da sempre, viste le limitazioni dell'ambiente fisico (la bonifica del piano di Chiavenna risale solo alla fine dell'Ottocento) e conta oggi unicamente sull'allevamento bovino e avicolo e sulla coltivazione della vite, che, in vero, alimenta una produzione vinicola di pregio. L'industria ha conosciuto un tempo momenti di benessere grazie alla filatura del cotone e all'impianto di apprezzate birrerie; oggi queste attività sono scomparse mentre è ancora praticata la lavorazione del legno, da tempo diretta alla produzione di articoli sportivi (a Chiavenna è nata la più antica fabbrica di sci). Anche in questa zona sono particolarmente diffuse le centrali elettriche, che impiegano buona parte degli addetti al settore secondario; gli altri lavorano nei comparti alimentare (apprezzata la produzione dei salumifici, in particolare la bresaola, e quella dolciaria) e dei materiali da costruzione. A quest'ultimo riguardo va segnalato il declino della lavorazione della pietra ollare; resiste invece quella del ferro battuto e il sottosuolo consente lo sfruttamento di cave di granito. Lo sviluppo del turismo, fin dall'inizio del Novecento, ha cambiato il volto della valle e modificato profondamente gli equilibri economici; oggi costituisce una delle principali fonti di reddito, grazie anche al successo di località come Campodolcino e soprattutto Madesimo. Le risorse ambientali e paesaggistiche vengono adeguatamente sfruttate anche in aziende agrituristiche. Il corso della storia e i mutamenti economici non hanno cancellato le più radicate tradizioni valligiane: tra le più curiose è quella dei "crotti", cavità naturali formate dagli enormi massi staccatisi dalle montagne, adattate a vani abitativi utilizzati per riunioni conviviali in cui la qualità della produzione vinicola locale trova i suoi più convinti estimatori. Anche in questa zona, come nel resto della provincia, le dimensioni del tessuto economico hanno costretto buona parte della popolazione attiva all'emigrazione, prima in Europa e poi nel continente americano.
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