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Provincia di POTENZA

Capoluogo: Potenza

Scheda

 
Stemma della provincia Potenza
   

Provincia di Potenza - Ambiti

DEFINIZIONE Nel territorio provinciale si possono distinguere abbastanza agevolmente tre ambiti sub-provinciali, identificabili in base alle differenti caratteristiche naturali. La zona del Potentino e della Val d’Agri occupa la porzione centrale del territorio provinciale e comprende 51 comuni che per i principali servizi amministrativi, scolastici e sanitari gravitano sul capoluogo provinciale, Potenza, e su Marsicovetere. La zona del Vulture-Melfese deriva il nome dal territorio intorno alla catena montuosa del Vulture e alla città di Melfi. Situata nella parte nord del territorio comprende 19 comuni. Il Lagonegrese-Senisese, infine, occupa la porzione sud della provincia di Potenza e comprende 30 comuni che gravitano per i principali servizi su Lagonegro.

Potentino e Val d’Agri: Abriola, Acerenza, Albano di Lucania, Anzi, Armento, Avigliano, Balvano, Baragiano, Bella, Brienza, Brindisi Montagna, Calvello, Campomaggiore, Cancellara, Castelgrande, Castelmezzano, Corleto Perticara, Filiano, Gallicchio, Grumento Nova, Guardia Perticara, Laurenzana, Marsiconuovo, Marsicovetere, Missanello, Montemurro, Muro Lucano, Oppido Lucano, Paterno, Picerno, Pietragalla, Pietrapertosa, Pignola, Potenza, Ruoti, San Chirico Nuovo, San Chirico Raparo, San Martino d’Agri, Sant’Angelo Le Fratte, Sarconi, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Savoia di Lucania, Spinoso, Tito, Tolve, Tramutola, Trivigno, Vaglio Basilicata, Vietri di Potenza, Viggiano.

Vulture-Melfese: Atella, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Lavello, Maschito, Melfi, Montemilone, Palazzo San Gervasio, Pescopagano, Rapolla, Rapone, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte, San Fele, Venosa.

Lagonegrese-Senisese: Calvera, Carbone, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelsaraceno, Castronuovo di Sant’Andrea, Cersosimo, Chiaromonte, Episcopia, Fardella, Francavilla in Sinni, Lagonegro, Latronico, Lauria, Maratea, Moliterno, Nemoli, Noepoli, Rivello, Roccanova, Rotonda, San Costantino Albanese, San Paolo Albanese, San Severino Lucano, Sant’Arcangelo, Senise, Teana, Terranova di Pollino, Trecchina, Viggianello.

Potentino e Val d’agri

Territorio. Occupa la porzione centrale della provincia, quella che gravita sul capo luogo Potenza. È prevalentemente montuosa e presenta un profilo geometrico generalmente ondulato. Il paesaggio è caratterizzato da un andamento collinare e montuoso che offre scorci di grande suggestione, con pascoli, vigneti e pendii ricchi di vegetazione. L’area è attraversata da numerosi corsi d’acqua come i fiumi Basento, Bradano e Agri ma anche da laghi come quello di Pietra di Pertusillo, quello di Aderenza e il lago del Pantano. I principali centri di gravitazione sono il capoluogo provinciale, Potenza, e il comune di Marsicovetere.

Comunicazioni. Una discreta rete di strade statali assicura i collegamenti in quest’area, che è prevalentemente montagnosa: in particolare la statale n. 92 dell’Appennino meridionale, la n. 169 di Genzano, la n. 381 del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa, la n. 407 Basentana, la n. 276 dell’alto Agri, la n. 94 del Varco di Pietrastretta e la n. 95 di Brienza. Per quanto riguarda la rete autostradale si fa riferimento principalmente al raccordo Potenza-Sicignano degli Alburni della A3 Salerno-Reggio Calabria mentre, per la rete ferroviaria, alla linea Potenza-Foggia. Gli scali aeroportuali che servono il territorio sono quelli di Bari/Palese e di Napoli/Capodichino mentre il sistema portuale di cui ci si seve è lo stesso cui fanno riferimento anche gli altri due ambiti e, quindi, tutta la provincia.

Storia. Risalgono ai secoli VIII-VI a. C. i reperti rinvenuti in alcune necropoli di questa zona, a testimoniare che l’area era abitata già in epoca molto antica. Il ritrovamento di numerosi reperti archeologici, tra cui vasi e monete, provano anche l’esistenza di alcune città greche. Il territorio fu quindi colonizzato dai romani che elessero Potenza a rango di “municipium”. Alla caduta dell’impero romano la zona fu invasa dai goti e dai longobardi, attirati, più che dalle scarse risorse naturali, dalle potenzialità strategiche e difensive. Alla fine del IX secolo d.C. i longobardi inaugurarono un rigido sistema feudale. Durante tutto il medioevo queste zone furono meta ambita per la loro posizione strategica, arroccata sui monti. Durante il regno di Federico II di Svevia il territorio beneficiò dell’amministrazione illuminata del sovrano e uscì parzialmente dalla condizione di isolamento dovuta alla sua natura montuosa e alla mancanza di vie di comunicazione. Nei secoli successivi si assiste a lotte continue ed aspre tra le varie famiglie nobiliari per il controllo di queste zone, alla guida delle quali si avvicendarono i Filangieri, i d’Avezzano, i Caracciolo, i Sangro, i Ruffo e i Sanseverino. Negli ultimi due secoli il Potentino ha seguito le vicende del resto della regione: i moti risorgimentali e la partecipazione ai due conflitti mondiali con l’aggravante della piaga del brigantaggio che, soprattutto alla fine dell’Ottocento, ha devastato queste zone che, solo nell’ultimo ventennio stanno conoscendo una fase di sviluppo economico.

Struttura socio-economica. Anche questa zona ha scontato, per il passato, la condizione di arretratezza economica della regione, nella quale gran parte della popolazione attiva trae ancora dall’agricoltura i mezzi per il sostentamento. Si coltivano cereali, frumento, foraggi, ortaggi, vite e olivo ed è praticato l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini ed avicoli. Negli ultimi anni la politica di incentivazione economica ha fatto sì che si sia andato formando un tessuto industriale che, pur non riuscendo ancora a soddisfare le esigenze economiche della popolazione, fa ben sperare per il futuro. Piccole aziende operano nei comparti tessile, edile, metallurgico, del legno e dell’abbigliamento; buoni sono anche quelli dell’oreficeria, della produzione e distribuzione di gas ed energia elettrica, della fabbricazione di articoli in plastica, strumenti ottici e attrezzature fotografiche. Diffuso è anche l’artigianato, soprattutto nella lavorazione di tappeti, ricami e merletti ma anche di ceramica, terracotta e ferro battuto. Il terziario si sta sviluppando nel settore della intermediazione monetaria. In fase di sviluppo è il settore turistico: il flusso dei turisti cresce di anno in anno grazie anche alla politica di valorizzazione delle indiscutibili bellezze paesaggistiche della zona.

Vulture-Melfese

Territorio. Si estende nell’area settentrionale del territorio provinciale e comprende i comuni che gravitano per i servizi amministrativi e sanitari su Melfi, Rionero in Vulture e Venosa. Il territorio è prevalentemente montuoso, dominato dal massiccio vulcanico del Monte Vulture che si estende per circa 45.000 ettari presentandosi come una serie di cime disposte a semicerchio. Notevoli sono anche la catena del monte Sirino e il monte del Papa. La zona è attraversata dai fiumi Bradano e Ofanto mentre i laghi di Monticchio e di Abate Alonia aggiungono suggestione a un paesaggio di indubbio richiamo, caratterizzato da riserve naturali e da un panorama di estesi vigneti e morbidi pendii che si alternano alla vegetazione boschiva. Qui si trovano le comunità montane dell’Alto Bradano, del Vulture e di Marmo Platano.

Comunicazioni. I collegamenti stradali sono assicurati dalla statale n. 401 dell’alto Ofanto e del Vulture, dalla n. 303 del Formicoso, dalla n. 7 Via Appia, dalla n. 93 Appulo-Lucana, dalla n. 169 di Genzano e dalla n. 168 di Venosa. Queste strade statali servono sufficientemente il territorio che invece, per quanto riguarda il sistema autostradale, fa riferimento alla A3 Salerno-Reggio Calabria tramite il raccordo Potenza-Sicignano degli Alburni. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea Rocchetta Sant’Antonio/Lacedonia-Gioia del Colle; quelli aerei fanno capo agli aeroporti di Bari/Palese e Napoli/Capodichino. Per i traffici marittimi ci si rivolge al sistema portuale cui fanno riferimento anche gli altri due ambiti sub-provinciali.

Storia. La zona fu abitato sin dal Neolitico e in seguito dalle popolazioni osco-elleniche, dai greci e dai romani, come conferma l’esistenza, a Melfi, di ruderi di una villa romana con mosaici. Alla caduta dell’impero romano furono i longobardi a presidiare queste zone, che trovavano adatte, considerata la natura montuosa del territorio, per fortilizi a scopo difensivo. Dopo la dominazione bizantina, nel 1041 Melfi divenne la prima contea normanna in Italia e, sotto il dominio degli Altavilla, conobbe un periodo di stabilità politica e di floridezza economica. Il castello di Melfi, fatto erigere da Guglielmo di Altavilla, era il centro del regno e qui, nel 1231, Federico II di Svevia promulgò le Constitutiones Augustales, dette Constitutiones Melphitanae, il primo testo organico di leggi scritte dell’età medievale, di contenuto sia penale che civile. Per la loro importanza questi territori, tra il XV e il XVI secolo, furono al centro delle lotte tra Carlo VIII e Luigi XII, conclusesi con la disfatta dei francesi e degli spagnoli. Nei secoli seguenti si registra un susseguirsi di passaggi di proprietà tra le famiglie nobiliari della zona come i Caracciolo, i De Capua, i Gesualdi, i Filomarino e i Pignatelli. Assoggettata a più dominazioni, la Basilicata, come il resto del territorio nazionale, fu annessa al regno d’Italia, prendendo parte agli avvenimenti nazionali e internazionali dalla seconda metà dell’Ottocento in poi.

Struttura socio-economica. Solo nell’ultimo ventennio nella zona si è andato faticosamente costruendo un tessuto industriale costituito da piccole aziende che operano nei comparti edile, metallurgico, della produzione e distribuzione del gas, della lavorazione del legno. Il settore agricolo è ancora fonte di sostentamento per la popolazione soprattutto nei comparti cerealicolo e vinicolo, con la produzione di vini locali tra i quali spiccano l’Aglianico di Vulture e il Vulcanello Bianco. Il terziario si compone di servizi solitamente poco sviluppati; negli ultimi anni la valorizzazione delle bellezze naturali ha visto un notevole sviluppo del turismo. Molti comuni della zona sono inseriti nel circuito agrituristico lucano, in buona espansione.

Lagonegrese-senisese

Territorio. Occupa la zona meridionale del territorio provinciale, che si affaccia a sud nel Golfo di Policastro. Comprende i comuni che fanno riferimento per i servizi amministrativi, scolastici e sanitari a Lagonegro. L’area è attraversata dal corso dei fiumi Noce e Sinni mentre il lago del Sirino completa suggestivamente il paesaggio del monte omonimo e presenta un profilo geometrico irregolare, componendo un panorama di indiscutibile fascino con boschi, pascoli e vigneti che declinano dolcemente verso il mare. Nella zona si trova anche un parte del Parco Nazionale del Pollino.

Comunicazioni. Il territorio è solcato da alcune strade statali che, se non sopperiscono alla grave carenza di infrastrutture che caratterizza l’intera regione, servono alcune aree strategiche per l’economia locale grazie alle attrattive turistiche. I collegamenti stradali sono assicurati dalla statale n. 653 della Valle del Sinni, dalla n. 19 delle Calabrie, dalla n. 585 di Fondo Valle del Noce. Per quanto riguarda il collegamento autostradale si fa riferimento alla A3 Salerno-Reggio Calabria. Gli aeroporti di cui ci si serve sono quelli di Bari/Palese e di Lamezia Terme/Sant’Eufemia nonché quello di Napoli/Capodichino mentre per quanto riguarda i servizi marittimi si fa riferimento allo stesso sistema portuale di cui si servono gli altri due ambiti sub-provinciali.

Storia. I primi insediamenti umani nella zona risalgono con una certa approssimazione al Neolitico, come attesterebbero alcuni reperti archeologici rinvenuti in prossimità di alcune sorgenti termali. Ulteriore documentazione archeologica dimostra gli intensi rapporti commerciali delle popolazioni indigene degli enotri e dei sirini con i greci e gli etruschi fin dal VII secolo a.C. In epoca romana Lagonegro corrispondeva all’antica stazione di Vico Mendicoleo, sulla via Popilia, che collegava la Campania con l’Abruzzo. Dopo il 406 d.C. i visigoti invasero e devastarono barbaramente questi territori. Dopo l’invasione dei saraceni furono i longobardi ad introdurre in queste zone un rigido sistema feudale. Nel corso nel Medioevo, e quindi nei secoli successivi, diverse famiglie nobiliari si avvicendarono alla guida di queste terre, che furono proprietà, tra gli altri, dei Sanseverino, dei Carafa, dei Cossa. Dalla fine del Settecento, grazie alla costruzione della strada delle Calabrie, in queste zone si registrò un certo sviluppo. Come per il resto della regione, la storia più recente registra la partecipazione ai moti risorgimentali e la conseguente annessione al regno d’Italia. Le due guerre mondiali, la piaga del brigantaggio e la povertà endemica spinsero gran parte della popolazione locale, stremata dalla miseria, ad emigrare all’estero. Solo nell’ultimo ventennio questa zona ha cominciato a conoscere un lento e graduale sviluppo industriale.

Struttura socio-economica. La quantità di forza lavoro assorbita dal settore agricolo sta lentamente calando, anche se molta parte della popolazione si dedica alla coltivazione di cereali, frumenti, ortaggi, olivo e vite. Il tessuto industriale è rappresentato da piccole aziende, spesso a gestione familiare, che operano nei comparti alimentare, edile, dell’estrazione di ghiaia, argilla e sabbia. In netto sviluppo è il settore turistico, che si avvantaggia della presenza della stazione balneare di Maratea, col suo porto turistico, del Parco Nazionale del Pollino e del Massiccio del Sirino. Molti dei comuni della zona offrono buone infrastrutture per il turismo balneare ma anche per la pratica di sport invernali come lo sci.

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