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Provincia di CAGLIARI
Capoluogo: Càgliari
Scheda
- Superficie: 4.570,00 Kmq
- Abitanti: 559.820
- Densità: 122,50 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 092
- Numero comuni: 71
Provincia di Cagliari - Statistiche
Territorio. Per la maggior parte pianeggiante, la provincia si estende per 6.895 kmq e occupa, con i suoi 109 comuni, la fascia più meridionale della Sardegna (erano 108 comuni prima dell’istituzione di quello di Monserrato, staccatosi da Cagliari nel 1992). Contornata da coste e mare famosi in tutto il mondo per la loro straordinaria bellezza, è divisa in tre zone morfologiche diverse tra loro: rilievi accidentali risalenti al Paleozoico a sud-ovest (Sulcis-Iglesiente), con il Monte Linas che supera i 1.236 metri; aspri rilievi a est (Gerrei e Sarrabus) e una fertile pianura a nord-ovest (Campidano). Il clima è tipicamente mediterraneo, con i fiumi spesso secchi d’estate. Le coste sono costellate di stagni e lagune, tra cui il compendio più esteso è quello di Santa Gilla, a Cagliari, con 4.000 ettari. Il principale bacino fluviale è quello del Flumendosa, uno dei più importanti corsi d’acqua a livello regionale (è il secondo fiume dell’isola dopo il Tirso): lungo 127 km, percorre la Sardegna meridionale con una direzione piuttosto rettilinea verso sud, ricevendo a sinistra il rio Flumineddu e il rio Gruppa, a destra il rio Mulargia, il rio Spigulu e il fiume Uri, e sfociando nella piana di Muravera. Questo corso d’acqua ha inciso in modo notevole i rilievi, spesso isolandoli e contribuendo al loro modellamento; il suo corso profondamente incassato nelle rocce del Paleozoico rivela quale sia stato il sollevamento dell’intera regione nel corso del tempo, consentendo anche precise datazioni lungo il suo tragitto. Un esempio viene fornito dalle colate basaltiche presso la confluenza con il rio Mulargia -dove si trova uno dei laghetti naturali, chiamati “piscinasa”, sulle cui sponde si è strutturata la vegetazione ripariale formata da ontaneti, con presenza di salici e qualche rara ginestra e vite selvatica- dove il Flumendosa ha sfondato le vulcaniti plioceniche. Sui versanti si sono conservate estese formazioni di leccio, associate talvolta a fillirea nelle zone più aride, a eriche e corbezzoli nelle zone più umide. Nel comprensorio provinciale si trovano, inoltre, numerosi laghi artificiali, tra cui i più importanti sono quelli di Monte Pranu e di Corongiu, nonché numerosi torrenti. Acque termali bicarbonato-sodiche sgorgano a Sardara, luogo di culto di popolazioni preistoriche che vi edificarono un tempio nuragico e un pozzo alla sorgente. Non mancano resti della presenza di antiche civiltà, come nuraghi e villaggi nuragici, tombe dei giganti, pozzi sacri, dolmen e menhir, domus de janas e siti fenicio-punici e romani. Si ricordano il complesso nuragico “Su Nuraxi”, a Barumini, il villaggio nuragico “Gennamaria”, a Villanovaforru, il protonuraghe “Bruncu Madagui”, a Gesturi, il nuraghe “Su Mulinu”, a Villanovafranca; si tratta di imponenti edifici costruiti con grandi blocchi di pietra più o meno squadrati disposti l’uno sull’altro, i più classici dei quali sono quelli cosiddetti “a tholos”, costituiti da una torre a forma tronco-conica, che presentano al loro interno vani circolari disposti su più piani, collegati fra loro da una scala ricavata all’interno dello spessore murario. Buona parte del territorio provinciale è stata sottoposta a vincoli di tutela con l’istituzione delle Comunità montane Monte Linas, Sulcis Iglesiente, Sarrabus Gerrei e Serpeddì.
Lo stemma provinciale, partito, è stato concesso con Decreto Reale. Il primo campo, argentato, reca una croce rossa, accompagnata, nei cantoni, da quattro teste di moro, bendate, e attraversata, al centro, da un disco ovale raffigurante un’aquila coronata, in volo spiegato, recante, in petto, uno scudo sabaudo -una croce d’argento in campo rosso-. La seconda sezione è inquartata: nel primo e quarto riquadro, a sfondo rosso, spicca una croce d’argento; la seconda e terza partizione, argentate, racchiudono un torrione munito di tre torrette -la mediana è più alta delle laterali-, fondato su un mare fluttuoso.
Comunicazioni. Priva di collegamenti autostradali, la provincia è servita da una fitta rete di strade statali: la n. 125 Orientale Sarda, la n. 126 Sud-occidentale Sarda, la n. 128 Centrale Sarda, la n. 130 Iglesiente, la n. 131 Carlo Felice, la n. 195 Sulcitana, la n. 196 di Villacidro, la n. 197 di San Gavino e del Flumini, la n. 293 di Giba, la n. 387 del Gerrei, la n. 391 di Elmas, la n. 466 di Sibiola, la n. 547 di Guasila, la n. 554 Cagliaritana. Le principali linee ferroviarie sono: Cagliari-Isili, Cagliari-Ozieri/Chilivani, Decimomannu-Iglesias e Villamassargia-Carbonia. È dotata di un aeroporto, che per la precisione ricade nel comune di Elmas; si rivolge all’aerostazione di Roma/Fiumicino per le linee intercontinentali dirette. A Decimomannu si trova un aeroporto militare chiuso al traffico civile. Nel capoluogo ha sede il principale terminale del traffico marittimo, sia per il trasporto passeggeri che per il traffico mercantile.
Storia. Abitata sin da tempi antichissimi, l’attuale provincia è il risultato di un lungo processo, iniziato con i primi stanziamenti tribali del periodo neolitico, in cui si possono distinguere tre diversi momenti: preistorico-sardo, fenicio e cartaginese. Nel 238 a.C., dopo la prima e la seconda guerra punica, fu sottoposta alla dominazione romana; a questa seguì quella dei vandali prima e dei bizantini dopo, fino alle incursioni degli arabi. Con la divisione della Sardegna in quattro giudicati (Cagliari, Arborea, Torres e Gallura), fu assoggettata al predominio dei genovesi e dei pisani. Nel 1323 Alfonso, figlio di Giacomo II d’Aragona, sbarcò in Sardegna e in breve tempo conquistò buona parte dell’isola; riuscì a conquistare anche Iglesias e, poiché non riusciva a piegare Cagliari, fece costruire una fortezza a Bonaria, da dove organizzò l’assedio della città. Alla fine i pisani vennero sconfitti e ad essi subentrarono i Catalano-Aragonesi, sotto i quali ci fu un periodo di pace: il commercio si sviluppò notevolmente e ci fu un vivace risveglio culturale. Nel 1708 gli anglo-francesi la occuparono in nome di Carlo d’Austria che, in base al Trattato di Utrech (1713), aveva ottenuto il possesso della Sardegna; poco dopo l’isola venne conquistata dalla Spagna ma nel 1717 venne ceduta a Vittorio Amedeo II di Savoia. Il periodo dei Savoia fu molto florido: venne riformata l’amministrazione civica e più in generale si registrò un profondo risveglio culturale. Nel 1793 subì un tentativo di occupazione ad opera dei francesi i quali subito vennero frenati dagli stessi sardi, che si trasformarono in una vera e propria milizia; ben presto, però, i sardi avanzarono pretese nei confronti del viceré. A Torino si cercò di tergiversare ma era chiaro che non c’erano le intenzioni di esaudire le richieste degli isolani che, spazientiti, attaccarono i piemontesi, costretti, pertanto, a imbarcarsi per ritornare in Piemonte. Torino dovette cedere e gli isolani ottennero le cariche richieste; tuttavia ciò scatenò durissime guerre intestine che sfinirono i sardi, le cui conquiste, quindi, si conclusero con un nulla di fatto. Nel 1799 Cagliari accolse la corte di Torino che vi rimase fino al 1814. L’evoluzione vera e propria si ebbe solo a partire dal regno di Carlo Felice (1821-1831) che gettò le basi per la politica di Carlo Alberto: in questo periodo si registrò un sensibile miglioramento in tutti i settori. Se non subì le conseguenze dirette della prima guerra mondiale, non scampò alla seconda, durante la quale le fu inflitto un vero e proprio martirio, essendo Cagliari un’importante base di aerei e sommergibili e quindi un importante obiettivo militare. Il nuovo impulso si ebbe nel 1948 con la creazione della Regione Autonoma Sarda.
Struttura socio-economica. Il buon livello economico è favorito dalla sua invidiabile posizione geografica: al centro del Mar Mediterraneo, vicina ai paesi del Medio Oriente e sulle principali rotte marittime tra il Canale di Suez e lo Stretto di Gibilterra. Rappresenta, infatti, un ponte ideale tra l’Europa e l’Africa. È inserita, inoltre, tra le zone Obiettivo 1 del Quadro Comunitario di Sostegno, che offrono agevolazioni finanziarie tra le più generose in Europa, grazie alla combinazione degli incentivi europei con quelli nazionali e regionali. Nel quadro delle attività produttive figura, al primo posto, l’agricoltura, che produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, uva, olive, agrumi e frutta, che alimentano l’industria di trasformazione alimentare; l’affianca una zootecnia sviluppata, facilitata anche dalle caratteristiche ambientali e climatiche della zona, con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Nella provincia sono inoltre presenti coltivazioni di piante officinali e aromatiche. Il settore economico secondario dà alimento a un’industria concentrata prevalentemente negli agglomerati di Sarroch, Elmas, Villacidro e Iglesias, impegnata nei più svariati comparti, che vanno dall’attività estrattiva di cave e miniere alla produzione alimentare di bevande e tabacco, al tessile, all’abbigliamento, alla lavorazione del legno, della gomma e della plastica, dei minerali non metalliferi, del metallo e dei prodotti in metallo, alla chimica, alla fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, di macchine elettriche e apparecchi di precisione, di autoveicoli e altri mezzi di trasporto, alla produzione di energia, gas e acqua. Il terziario, sia per quanto attiene alla distribuzione, sia per i servizi alle imprese, è adeguato alle esigenze della popolazione. Particolarmente ricco è l’artigianato, con la produzione di tappeti, arazzi, tovaglie e asciugamani, ceramiche e terrecotte, ferri battuti, gioielli in oro e argento, coltelli e cestini. Altra componente di grande importanza nel sistema produttivo nazionale è il turismo, soprattutto balneare, attività nella quale la provincia può contare su chilometri e chilometri di coste con spiagge immense, bianche o dorate, dalla sabbia finissima, e su risorse ambientali e paesaggistiche di grande richiamo. Nella gastronomia tradizionale tipica figurano, tra gli altri, primi piatti di semola grossa impastata con acqua tiepida e ridotta in piccoli grumi, “sa fregula”, servita in brodo di pesce, i “malloreddus”, gnocchetti di semola e zafferano conditi con pomodoro e formaggio, i “culingionis”, ravioli di semola fine, e “panadas”, grandi involucri di pasta con ripieno di verdure, carni o anguille. A quest’ultima specialità è dedicata una sagra ad Assemini (luglio).
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