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Provincia di ASTI
Capoluogo: Asti
Scheda
- Superficie: 1.510,78 Kmq
- Abitanti: 220.156
- Densità: 145,72 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 005
- Numero comuni: 118
Provincia di Asti - Ambiti
DEFINIZIONE È possibile ripartire la circoscrizione astigiana in tre ambiti, individuati mediante un esame non solo geomorfologico ma anche più specificamente economico: il Basso Monferrato, a nord, gravitante su Torino per abitudini e tradizioni; l'Alto Monferrato, al centro; la Langa astigiana, a sud.
Basso Monferrato: Albugnano, Aramengo, Berzano di San Pietro, Buttiglièra d'Asti, Calliano, Camerano Casasco, Caprìglio, Casorzo, Castagnole Monferrato, Castell'Alfero, Castellero, Castelnuovo Don Bosco, Cerreto d'Asti, Chiusano d'Asti, Cinàglio, Cocconato, Colcavagno, Corsione, Cortandone, Cortanze, Cortazzone, Cossombrato, Cùnico, Dusino San Michele, Frinco, Grana, Grazzano Badòglio, Maretto, Monale, Moncalvo, Moncucco Torinese, Montafìa, Montechiaro d'Asti, Montemagno, Montìglio, Moransengo, Passerano Marmorito, Penango, Piea, Pino d'Asti, Piovà Massàia, Portacomaro, Refrancore, Roatto, Robella, San Pàolo Solbrito, Scandeluzza, Scurzolengo, Sèttime, Sòglio, Tonco, Tonengo, Viale, Viarigi, Villa San Secondo.
Alto Monferrato: Agliano Terme, Antignano, Asti, Azzano d'Asti, Baldichieri d'Asti, Belvèglio, Bruno, Calamandrana, Calosso, Canelli, Cantarana, Castagnole delle Lanze, Castelletto Molina, Castello di Annone, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Cellarengo, Celle Enomondo, Cerro Tànaro, Cisterna d'Asti, Coazzolo, Cortiglione, Costigliole d'Asti, Ferrere, Fontanile, Incisa Scapaccino, Ìsola d'Asti, Maranzana, Moasca, Mombaruzzo, Mombercelli, Mongardino, Montaldo Scarampi, Montegrosso d'Asti, Nizza Monferrato, Quaranti, Revigliasco d'Asti, Rocca d'Arazzo, Rocchetta Tànaro, San Damiano d'Asti, San Martino Alfieri, San Marzano Oliveto, Tigliole, Vàglio Serra, Valfenera, Vigliano d'Asti, Villafranca d'Asti, Villanova d'Asti, Vìnchio.
Langa astigiana: Bùbbio, Cassinasco, Castèl Boglione, Castèl Rocchero, Cèssole, Loazzolo, Mombaldone, Monastero Bòrmida, Montabone, Olmo Gentile, Roccaverano, Rocchetta Palafea, San Giòrgio Scarampi, Serole, Sessame, Vèsime.
BASSO MONFERRATO
Territorio. Si estende nel lembo settentrionale della provincia, a confine con quelle di Torino e di Alessandria. Si caratterizza per il dolce paesaggio collinare, in cui si distinguono: le colline dei fiumi, quelle alte, quelle dei boschi, quelle delle due valli, la Val Rilate e la Valle Versa e, infine, quelle degli altopiani. Il territorio comprende la Riserva Naturale Speciale Valle Andona e Val Botto. I pendii delle colline, un tempo coltivati prevalentemente a vigneto, sono ora coperti di boschi.
Comunicazioni. Le principali direttrici del traffico sono le strade statali n. 458 di Casalborgone, n. 457 di Moncalvo e n. 590 della Val Cerrina. La qualità dei collegamenti, già di buon livello, è migliorata dalla presenza delle autostrade A21 Torino-Brescia, A4 Torino-Milano-Trieste e A26 Voltri-Gravellona Toce, nonché delle linee ferroviarie Chivasso-Asti, Trofarello-Chieri, Torino-Novi Ligure e Asti-Mortara.
Storia. I primi abitanti della zona furono i liguri, seguiti dai romani e quindi, dopo le invasioni barbariche, dai longobardi, cui subentrarono i franchi. Nell'XI secolo i conti di Torino, promossi marchesi, estesero la loro autorità militare su gran parte del territorio; nel 1224, Castelnuovo Don Bosco, insieme ad altri comuni circostanti, passò in feudo ai marchesi di Monferrato. Nel 1420, proprio a Castelnuovo, avvennero le trattative di pace tra i marchesi di Monferrato e i Savoia. Con la pace di Cateau Cambrésis del 1559, la Spagna subentrò alla Francia nel dominio in Italia; Castelnuovo giurò fedeltà al duca di Savoia, al quale passò definitivamente quando la capitale del ducato venne trasferita da Chambéry a Torino.
Struttura socio-economica. Nell'economia locale l'agricoltura conserva un ruolo importante. Tra le coltivazioni spicca quella della vite, che consente una ricca produzione di vini Doc e Docg. Si pratica anche l'allevamento. Il settore industriale, seppur di modeste dimensioni, consta di aziende operanti nei comparti alimentare, tessile, del legno, della gomma e della plastica, dei mobili, metallurgico, meccanico ed edile. Nel terziario, il turismo è in forte crescita: oltre alle bellezze naturali, esercita una forte attrazione l'enogastronomia, arricchita dai prodotti del sottobosco (soprattutto funghi, noci, castagne e tartufi) e dalle erbe aromatiche.
ALTO MONFERRATO
Territorio. Si estende a sud del Basso Monferrato e a nord della Langa astigiana, tra la provincia di Alessandria (a est) e quelle di Torino e Cuneo (a ovest). La denominazione di “alto” è dovuta ai rilievi piuttosto pronunciati che lo caratterizzano.
Comunicazioni. Il capoluogo provinciale si pone come crocevia di importanti assi viari: oltre alle direttrici principali, passano di qui anche le strade statali: n. 10 Padana Inferiore, n. 29 del Colle di Cadibona, n. 458 di Casalborgone, n. 231 di Santa Vittoria e n. 456 del Turchino. Completano il quadro delle infrastrutture di comunicazione le linee ferroviarie Alessandria-Savona, Alessandria-Castagnole Lanze, Asti-Acqui Terme e Asti-Cavallermaggiore.
Storia. Anche qui i primi abitanti furono i liguri (intorno al 2800 a.C.). Il capoluogo Asti, già importante insediamento ligure, divenne colonia nell'89 a.C. e municipium, punto di riscossione dei tributi, nel 49 a.C. Con l'affermarsi del feudalesimo la zona fu divisa in confusi frammenti di potere: una parte sotto l'autorità di duchi e marchesi; l'altra sotto quella di principi della chiesa, vescovi-conti. Alla fine del X secolo si costituì il marchesato del Monferrato, che poi passò ai Savoia, dopo alterne vicende, nel 1714, con i trattati di Utrecht e di Rastadt. Con l'occupazione francese il territorio divenne Dipartimento del Tanaro (1798) e dal Congresso di Vienna (1815) fu unito definitivamente al Regno di Sardegna e poi d'Italia.
Struttura socio-economica. Le produzioni, soprattutto vinicole, fanno del Monferrato una sub-regione di grande rilievo, specialmente nel panorama italiano delle denominazioni d'origine. I vini Barbera, Dolcetto, Cortese, Grignolino, Freisa, Malvasia, Moscato e Brachetto sono i suoi fiori all'occhiello. Questa terra vanta anche una gastronomia ricca e forte di gusti e di sapori, degna di confrontarsi con quella francese. Accanto alle tradizionali attività agro-pastorali si è sviluppata una piccola industria impegnata sia nella lavorazione e conservazione di prodotti agricoli, sia nei comparti tessile, manifatturiero, edile, del legno e dei mobili. Grazie alle numerose testimonianze architettoniche presenti sul territorio nonché alle bellezze paesaggistiche e all'offerta enogastronomica, si registra una buona presenza turistica.
LANGA ASTIGIANA
Territorio. Si estende nella parte meridionale della provincia e costituisce un vero e proprio presidio della qualità enogastronomica. Il paesaggio, che risente dell'influenza ligure, è tra i più suggestivi dell'astigiano: terrazze sostenute da muretti a secco, borgate di pietra, torri e castelli diroccati. È attraversata dalla Bormida di Millesimo, uno dei tre bacini imbriferi che prendono il nome dal fiume Bormida. Parte delle foreste sono costituite da boschi cedui misti; a completare il quadro sono il sottobosco (ricco di tartufo), dominato da varie qualità di felci, e le distese prative, colorate da parecchie specie di fiori, fra cui le orchidee selvatiche, molto diffuse.
Comunicazioni. I collegamenti sono garantiti dalla viabilità ordinaria e in particolare dalle strade statali n. 592 del Colle di Cadibona, n. 456 del Tuchino e n. 30 di Val Bormida. La rete ferroviaria è costituita dalle linee Asti-Acqui Terme, Torino-Novi Ligure e Alessandria-Castagnole Lanze.
Storia. Nonostante le molteplici ipotesi circa l'origine del nome -qualcuno sostiene che “langa” potrebbe derivare da “landa”, come ‘luogo disabitato, selvaggio'; qualcun altro afferma che deriva da “lingua”, vista la conformazione delle balze collinari più o meno alte; altri ritengono che proviene dal tedesco “lange”, cioè ‘longitudine'- è dimostrato che di langa si parlava già nell'antica Roma. Il territorio fece parte del comitato di Acqui; passò poi agli Aleramici, ai Del Carretto, a Manfredo IV di Saluzzo. Nel 1337 gli Scarampi diventarono i padroni della marca di Cortemilia, che comprendeva anche Roccaverano. Solo nel 1771 subentrarono i Savoia.
Struttura socio-economica. L'agricoltura è basata sulla produzione di cereali, foraggi, ortaggi, frumento e frutta, soprattutto uva da vino. Tutto il settore primario, benché non rappresenti una grossa fonte di reddito per la comunità, costituisce l'elemento identificativo della zona: dalle vigne da cui si ricavano Moscato e Brachetto fino a quelle da cui si ricavano Barbera e Dolcetto si raggiungono livelli qualitativi eccezionali; il formaggio Robiola di Roccaverano Dop, a denominazione di origine protetta dal 1996, è una sintesi dei profumi delle erbe e dei fiori della Langa astigiana; non c'è cascina in cui non si allevi il maiale, da cui si produce una serie golosa di salumi e insaccati; gli ortaggi (come il cardo gobbo e il peperone quadrato), coltivati soprattutto a livello familiare, coprono la gamma delle verdure classiche utilizzate per il minestrone e per la bagna càuda invernale. Numerosi sono i piccoli laboratori artigianali (a Bubbio, Vesime e Cassinasco) per la produzione di dolci che utilizzano due dei prodotti più classici del territorio: le nocciole e le castagne. Per quanto concerne il settore industriale, esso è ancora di dimensioni alquanto modeste; si registrano comunque piccole imprese a carattere artigianale. Il turismo occupa un posto di primo piano tra le attività economiche dell'area.
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