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Provincia di UDINE
Capoluogo: Udine
Scheda
- Superficie: 4.904,15 Kmq
- Abitanti: 539.723
- Densità: 110,05 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 030
- Numero comuni: 136
Provincia di Udine - Ambiti
DEFINIZIONE È possibile ripartire la circoscrizione udinese in tre ambiti, individuati in base a caratteri territoriali e urbanistici e sulla base dell’analisi della capacità di attrazione e del raggio d’influenza dei suoi centri principali: la Pianura friulana, che trova i suoi naturali punti di aggregazione, oltre che nel capoluogo di provincia, in Cervignano del Friuli, Latisana, Palmanova e San Daniele del Friuli; l’Area alpina e prealpina, che occupa la parte settentrionale del territorio e comprende i rilievi collinari che raccordano l’alta pianura friulana alla zona montuosa; le Valli del Natisone, nella parte più orientale della regione Friuli-Venezia Giulia.
Pianura friulana: Aiello del Friuli, Aquileia, Bagnaria Arsa, Basiliano, Bertiolo, Bicinicco, Buttrio, Camino al Tagliamento, Campoformido, Campolongo al Torre, Carlino, Castions di Strada, Cervignano del Friuli, Chiopris-Viscone, Codroipo, Colloredo di Monte Albano, Coseano, Dignano, Fagagna, Fiumicello, Flaibano, Gonars, Latisana, Lestizza, Lignano Sabbiadoro, Marano Lagunare, Martignacco, Mereto di Tomba, Mortegliano, Moruzzo, Muzzana del Turgnano, Pagnacco, Palazzolo dello Stella, Palmanova, Pasian di Prato, Pavia di Udine, Pocenia, Porpetto, Povoletto, Pozzuolo del Friuli, Pradamano, Precenicco, Ragogna, Reana del Roiale, Remanzacco, Rive d’Arcano, Rivignano, Ronchis, Ruda, San Daniele del Friuli, San Giorgio di Nogaro, Santa Maria la Longa, San Vito al Torre, San Vito di Fagagna, Sedegliano, Talmassons, Tapogliano, Tavagnacco, Teor, Terzo di Aquileia, Torviscosa, Treppo Grande, Tricesimo, Trivignano Udinese, Udine, Varmo, Villa Vicentina, Visco.
Area alpina e prealpina: Amaro, Ampezzo, Arta Terme, Artegna, Attimis, Bordano, Buia, Cassacco, Cavazzo Carnico, Cercivento, Chiusaforte, Comeglians, Dogna, Enemonzo, Forgaria del Friuli, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Gemona del Friuli, Lauco, Ligosullo, Lusevera, Magnano in Riviera, Majano, Malborghetto-Valbruna, Moggio Udinese, Montenars, Nimis, Osoppo, Ovaro, Paluzza, Paularo, Pontebba, Prato Carnico, Preone, Ravascletto, Raveo, Resia, Resiutta, Rigolato, Sauris, Socchieve, Sutrio, Taipana, Tarcento, Tarvisio, Tolmezzo, Trasaghis, Treppo Carnico, Venzone, Verzegnis, Villa Santina, Zuglio.
Valli del Natisone: Cividale del Friuli, Corno di Rosazzo, Drenchia, Faedis, Grimacco, Manzano, Moimacco, Premariacco, Prepotto, Pulfero, San Giovanni al Natisone, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna, Torreano.
PIANURA FRIULANA
Territorio. L’alta pianura, a nord della linea dei fontanili (che corre da Codroipo a Palmanova), è costituita da un ammasso di sabbie e ghiaie accumulate in ampie terrazze a opera degli antichi ghiacciai; la natura grossolana del suolo lo rende permeabile: l’acqua piovana vi penetra facilmente, rendendo i terreni in superficie piuttosto aridi. Le acque dell’arco alpino e prealpino scorrono in gran parte fino al fondo meridionale di esso e, filtrate attraverso i terreni sabbiosi e ghiaiosi della pianura asciutta, riaffiorano in sorgenti spontanee (i fontanili, detti anche risorgive) a contatto con il suolo argilloso e impermeabile della bassa pianura, che, in prossimità del mare Adriatico, trapassa nel paesaggio acquatico delle lagune di Marano e di Grado (quest’ultima compresa in gran parte nella provincia di Gorizia). La zona lagunare è caratterizzata da una continua variabilità del paesaggio, dovuta ai cicli delle maree: accanto ad aree sempre sommerse non mancano aree che alternativamente emergono e vengono sommerse. La vegetazione nei terreni periodicamente sommersi è di tipo erbaceo mentre in quelli emersi è di tipo sia arbustivo che arboreo.
Comunicazioni. Ai tracciati autostradali dell’A4 Torino-Trieste e dell’A23 Udine-Carnia-Tarvisio è affiancata una rete di strade statali estremamente articolata: n. 13 Pontebbana, n. 14 della Venezia Giulia, n. 54 del Friuli, n. 56 di Gorizia, n. 252 di Palmanova, n. 351 di Cervignano, n. 352 di Grado, n. 353 della Bassa Friulana, n. 354 di Lignano, n. 356 di Cividale, n. 463 del Tagliamento, n. 464 di Spilimbergo. Il trasporto su rotaia è garantito dalle linee San Giorgio di Nogaro-Palmanova, Cervignano-Udine, Venezia-Villa Opicina, Venezia-Udine, Udine-Tarvisio, Monfalcone-Udine, Udine-Cividale, Sacile-Gemona.
Storia. L’origine dei toponimi e i rinvenimenti archeologici attestano la presenza romana nella zona: al 181 a.C. risale la fondazione della colonia di Aquileia, che fu saldamente fortificata e presidiata per la sua enorme importanza strategica contro la pressione dei barbari. Tra il III e il IV secolo d.C. fu capoluogo della Regio X: crebbe la sua importanza di baluardo contro i barbari ma anche il suo splendore di residenza d’imperatori, di centro industriale e sede della zecca imperiale. Più volte assalita dai barbari (quadi e marcomanni nel 169 d.C.), teatro dell’assedio e dell’uccisione di Massimino (238 d.C.), subì devastazioni dai visigoti di Alarico (410 d.C.) e dalle frequenti guerre intestine. Nel 452 d.C. i suoi cittadini, scampati all’invasione degli unni di Attila, trovarono rifugio sulle isole lagunari, dove gettarono le fondamenta della futura Venezia. Nel VI secolo i longobardi cancellarono definitivamente ogni traccia di vita romana. Più lunga vita ebbe il patriarcato di Aquileia, d’antichissima fondazione, durato fino al 1751 e comprendente il Veneto e l’Istria con la Baviera e la regione sveva al di qua del Danubio, sebbene la signoria fosse passata dal 1420 al vescovo di Venezia e dal 1509 all’Austria, che, salvo un intervallo napoleonico, la tenne fino al 1915. Il documento che per la prima volta menziona Udine risale, invece, al X secolo: è un diploma col quale l’imperatore Ottone II dona il castello di Udine al patriarca di Aquileia. La seconda data di rilievo nella storia del capoluogo è il 1223, anno in cui il patriarca di Aquileia concesse a Udine il mercato, che nel giro di pochi anni favorì lo sviluppo economico e urbanistico della città. La dominazione veneta mutò profondamente il volto dell’intera zona e portò con sé le incursioni dei turchi, la guerra con l’imperatore Massimiliano e quella di Gradisca tra veneti e imperiali. Alla breve parentesi napoleonica e alla dominazione degli Asburgo seguirono l’annessione al regno d’Italia e la partecipazione alle successive vicende nazionali e internazionali.
Struttura socio-economica. Il territorio è fortemente urbanizzato ma buona parte di esso è utilizzata a fini agricoli. Diverse sono le condizioni agrarie: nella zona irrigua l’agricoltura è altamente specializzata e tecnicamente progredita, basata tradizionalmente su colture che sfruttano l’abbondanza d’acqua, alternate a prati da sfalcio, che alimentano un fiorente allevamento bovino e suino con relativa industria lattiero-casearia. Numerosi sono gli insediamenti industriali, di piccole e medie dimensioni, specializzati nei comparti meccanico, chimico, tessile, alimentare, della carta e del mobile. La Pianura friulana è inoltre in grado di offrire un’ampia gamma di tipologie turistiche, che vanno dal turismo culturale delle città d’arte al turismo balneare localizzato lungo la fascia costiera.
AREA ALPINA E PREALPINA
Territorio. L’area montana comprende la Valcanale, il Canale del ferro, la catena carnica principale e i canali della Carnia, la conca di Sauris e i forni Savorgnani. A seguito dell’associazione di rocce carbonatiche compatte (dolomie e calcari) con rocce terrigene tenere (arenarie e marne) il paesaggio è costituito prevalentemente da rilievi rocciosi, con versanti ripidi e privi di vegetazione, che contrastano con le pendici ricoperte di boschi. La vegetazione è prevalentemente costituita da abeti rossi, faggi, abeti bianchi mentre i fondovalle sono caratterizzati dalla presenza di prati stabili associati a piccole superfici boschive. La fauna è ricca e varia; il clima temperato. La Carnia, che comprende l’alto bacino del Tagliamento, deriva il toponimo dai carni, antichi abitatori del territorio, ed è regione dall’orografia complessa, cui la grande varietà di paesaggio e la particolare ricchezza del rivestimento vegetale conferiscono una singolare attrattiva. Nella zona prealpina i rilievi hanno, in genere, forme accidentate e sono interrotti da strette valli, fittamente coperte da vegetazione: l’elemento caratterizzante di questo tipo di paesaggio è proprio la compresenza di roccia e manto vegetale anche sui versanti più ripidi e accidentati. L’area collinare, che raccorda la pianura friulana ai rilievi prealpini, presenta due tipologie distinte: una caratterizzata da forme ondulate e rotondeggianti -frutto dell’erosione
e del modellamento degli agenti atmosferici-, l’altra da colli poco elevati, collegati ai depositi morenici.
Comunicazioni. Il sistema delle strade statali è tale da garantire collegamenti agevoli: gli assi viari più importanti sono le strade statali n. 13 Pontebbana, n. 52 Carnica e Bis Carnica, n. 54 del Friuli, n. 355 di Val Degano, n. 356 di Cividale, n. 463 del Tagliamento, n. 465 della Forcella Lavardet e di Valle San Canciano, n. 512 del lago di Cavazzo, n. 646 di Uccea. Il quadro delle infrastrutture di trasporto è completato dal tracciato autostradale dell’A23 Udine-Carnia-Tarvisio e dalle linee ferroviarie Venezia-Udine, Udine-Tarvisio, Sacile-Gemona, Udine-Cividale, Padova-Calazo/Pieve di Cadore, Conegliano-Ponte nelle Alpi.
Storia. Abitata da epoche remote, la zona visse un periodo di prosperità e sviluppo con la colonizzazione romana, che favorì la costruzione di importanti assi viari e promosse lo sfruttamento intensivo delle risorse economiche. Gemona, menzionata per la prima volta dallo storico Paolo Diacono, fu, in età romana, transito obbligato per i traffici che si svolgevano lungo il tracciato della via JULIA AUGUSTA, asse di raccordo tra l’Adriatico e le regioni del Danubio centrale. Nei secoli XIV e XV visse ancora un momento di particolare floridezza, di potenza politica ed economica per la sua posizione strategica favorevole al controllo dei traffici tra la pianura, le valli montane e i borghi transalpini. La zona, soggetta alla giurisdizione dei patriarchi di Aquileia (che pure concessero a Gemona un ampio margine di autonomia amministrativa), nel 1420 passò alla repubblica di Venezia e, nei primi anni del XVI secolo, all’Austria. Dopo la breve parentesi napoleonica fu annessa al regno Lombardo-Veneto e riuscì ad affrancarsi dal dominio asburgico solo con la terza guerra d’indipendenza e l’annessione, nel 1866, al regno d’Italia. L’attiva partecipazione ai due conflitti mondiali precedette di poco il disastroso terremoto del 1976: la zona più colpita dal sisma fu quella racchiusa tra i centri di Venzone, Colloredo di Montalbano, Trasaghis, Osoppo e Lusevera. L’opera di recupero prese velocemente avvio e fu completata in breve tempo grazie alle energie umane ed economiche profuse nella ricostruzione.
Struttura socio-economica. Il turismo di massa ha fatto la sua comparsa nelle zone climatiche più favorite, dove si sono moltiplicati gli insediamenti residenziali, le strutture alberghiere e gli impianti di risalita. Il patrimonio artistico, custodito nelle chiese e nei centri storici, ha sviluppato anche il “turismo d’arte”. Particolarmente fiorente è l’industria del legname, che sfrutta le considerevoli estensioni di boschi, che coprono i due terzi dell’intero territorio; la restante superficie è in buona parte coperta da prati e pascoli, dai quali trae utili risorse l’allevamento del bestiame, specialmente bovino, che alimenta la produzione lattiero-casearia. Attività minori sono costituite dallo sfruttamento di piccoli giacimenti metalliferi e di qualche cava di gesso; non mancano industrie meccaniche, tessili, alimentari nonché cartiere e mobilifici.
VALLI DEL NATISONE
Territorio. Collegate a Cividale del Friuli, l’antica FORUM IULII, e alla valle dell’Isonzo, le valli del Natisone occupano la porzione orientale della provincia di Udine. Sono formate dalle valli del Natisone propriamente dette e da quelle percorse dai suoi affluenti, l’Alberone, il Cosizza e l’Erbezzo, secondo un originale sistema vallivo a ventaglio. Fanno da sfondo le cime del monte Joanaz, Mia, Matajur e Colovrat. Nel paesaggio predomina il verde della vegetazione spontanea e degli alberi da frutta -soprattutto castagni-: ai margini del bosco crescono i funghi e vivono varie specie di animali selvatici. Il paesaggio è punteggiato da piccoli abitati posti su crinali soleggiati, raccolti attorno a uno spiazzo con la fontana, la “gorica”. Le facciate delle case, a due o tre piani, sono caratterizzate da logge in legno e talvolta sono affrescate. I borghi sono collegati da strade principali e secondarie, per raggiungere le valli e i passi montani.
Comunicazioni. Le principali direttrici del traffico sono rappresentate dalle strade statali n. 54 del Friuli, n. 56 di Gorizia e n. 356 di Cividale. La qualità dei collegamenti, già di buon livello, è migliorata dalla possibilità di usufruire delle linee ferroviarie Udine-Cividale e Monfalcone-Udine.
Storia. La presenza di sorgenti e acque abbondanti, la ricca vegetazione e i ripari
naturali hanno favorito l’insediamento di gruppi umani già dall’età preistorica: stazioni paleolitiche e neolitiche sono state individuate a San Pietro al Natisone, dove sono state portate alla luce tombe dell’età del Bronzo, romane, celtiche e longobarde. Nel VI secolo d.C. ebbe inizio la penetrazione slava nel territorio friulano, cui seguì una colonizzazione intensa e permanente, che resistette a tutti i domini successivi: il patriarcato di Aquileia, la gastaldia di Antro, la repubblica di Venezia. La cosiddetta “Schiavonia” ebbe il non facile compito di salvaguardare il confine orientale di Venezia e in cambio gli abitanti delle valli ottennero la totale esenzione dai tributi e la riconferma di precedenti diritti e privilegi, così da salvaguardare quei caratteri originali che hanno fatto di quest’area un’unità geografica e storica ben definita. L’interesse di Venezia per questo territorio andò tuttavia ben oltre la mera funzione militare e confinaria se la Serenissima lasciò attive le “banche” di Antri: essa considerava infatti le valli del Natisone un elemento importante della sua economia, soprattutto per i traffici che si svolgevano attraverso il passo di Pulfero con la Carinzia e la Germania. Alla caduta di Venezia seguirono le dominazioni francese e austriaca e, nel 1866, l’annessione all’Italia. La popolazione tuttavia ha conservato l’essenza della propria cultura e delle proprie tradizioni: la caratteristica parlata slovena, il repertorio di canti, danze e melodie popolari, la narrativa, la toponomastica, numerose tradizioni religiose.
Struttura socio-economica. La realtà economica è di tipo misto: buona parte della popolazione attiva è ancora dedita all’allevamento di bovini e alle attività agricole ma un notevole sviluppo ha investito le attività artigianali e industriali, soprattutto nel campo dell’edilizia e della lavorazione del legno. Nelle valli del Natisone è localizzato il cosiddetto “triangolo della sedia”, una delle zone più industrializzate del Friuli-Venezia Giulia, specializzata nella produzione di sedie e mobili. Intorno alla produzione industriale è sorta inoltre tutta una serie di attività a essa collegate, quali studi di designer, di pubblicità, esercizi pubblici e negozi specializzati nella vendita e nella diffusione del prodotto. Accanto all’industria alimentare, specializzata nella produzione della gubana, tipico dolce locale, buone possibilità di sviluppo hanno le attività di estrazione e lavorazione della pietra piasentina, estratta unicamente nella zona di Torreano. Le valli del Natisone rientrano inoltre nella zona vitivinicola 'Colli orientali del Friuli', una zona ristretta, in una fascia di terreni provenienti da rocce arenaceo-marnose dell’Eocene, ventilate da un clima temperato, che favoriscono la produzione di vini pregiati, Doc, tra cui il Picolit, famoso già dalla prima metà del secolo XVIII, e lo Schioppettino.
Tipico paesaggio prealpino: panorama di Tarcento dalla collina di Coia, sullo sfondo delle colline di Segnacco.
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