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POLéSINE
Approfondimento
Approfondimento: POLéSINE
Zona pianeggiante del Veneto meridionale, in provincia di Rovigo, compresa tra il Po e l'Adige, formata in epoche successive e relativamente recenti dal deposito dei detriti fluviali e alluvionali trasportati prevalentemente dal Po. Ricca di acque e soggetta a frequenti alluvioni, è solcata da una fitta rete di canali di drenaggio artificiali e naturali, spesso comunicanti tra loro. Normalmente distinta in alto, medio e basso Polesine, la sua area, digradante da ovest a est, ricopre una superficie di 1.800 kmq circa. La parte occidentale (alto Polesine), un poco più elevata, è ormai da lungo tempo sistemata a coltura e comprende, oltre a coltivazioni di barbabietole da zucchero, cereali e foraggi, anche alberi di alto fusto e fruttiferi (la coltura della canapa è ormai praticamente scomparsa). Nel medio Polesine le unità poderali sono normalmente più estese che nell'alto Polesine, ove prevale la piccola proprietà contadina, e le colture sono eminentemente cerealicole e foraggiere; infine nel basso Polesine, territorio di bonifica, prevale la proprietà consortile e compare accanto ad altri cereali e al tabacco la risaia, unitamente a vasti canneti, acquitrini e "valli" da pesca, mentre scarseggiano le piante d'alto fusto. In quest'ultima zona la canalizzazione diventa fittissima e dà al paesaggio un aspetto caratteristico. I canali principali sono: il Tartaro-Canal Bianco, che sfocia nell'Adriatico attraverso il Po di Levante a est di Adria; il canale di Loreo, che collega il Canal Bianco all'Adige; l'Adigetto, che unisce a sua volta l'Adige, all'altezza di Badia Polesine, al Canal Bianco, passando per Lendinara e Rovigo. La regione, soprattutto a causa della sua scarsa o inesistente elevazione sul livello del mare, è soggetta a forti alluvioni: la più grave nel dopoguerra fu quella dell'ottobre del 1951 che, attraverso la rotta di Occhiobello, invase gran parte del Polesine provocando la morte di oltre un centinaio di persone, l'esodo di 150.000 abitanti e danni enormi. Nel complesso, cereali, barbabietole da zucchero e allevamento del bestiame sono le principali risorse agricole della regione, abbastanza fittamente popolata. La zona è anche ricca di giacimenti di metano, peraltro parzialmente chiusi allo sfruttamento a causa dell'abbassamento del terreno che si riteneva dovuto anche allo svuotamento dei giacimenti. Relativamente limitato lo sviluppo delle attività industriali. Principali località del Polesine sono: Rovigo, capoluogo della provincia, Adria, grosso centro agricolo, Ariano Polesine, Contarina, Lendinara, Porto Tolle e Taglio di Po. Caduta nell'abbandono all'epoca delle invasioni barbariche, la regione non conobbe vicende degne di nota sino al tardo medioevo, allorché divenne oggetto di contesa prima tra i vescovi d'Adria e gli Este (XII secolo), poi tra questi ultimi, i Da Carrara e i Veneziani (XIV secolo), che miravano ad assicurarsi il controllo del traffico fluviale del Veneto attraverso il dominio degli sbocchi fluviali dell'Adige e del Po. Le frequenti operazioni militari in territorio polesano ne aggravarono la decadenza per il costante ricorso delle parti in conflitto al taglio degli argini e alle inondazioni delle campagne per ostacolare l'avanzata delle truppe nemiche. I veneziani, rimasti virtualmente soli padroni del Polesine dopo l'acquisto della contea di Rovigo (1395), cedettero nel 1438 l'intera regione a Niccolò III d'Este in cambio della sua neutralità nella guerra tra i milanesi e la repubblica. Nel 1484, con la pace di Bagnolo, il Polesine fu restituito definitivamente ai veneziani che, salvo un effimero ritorno degli Este al tempo della lega di Cambrai (1508-1511), lo tennero sino alla caduta della repubblica (1797). Subì poi alternativamente l'occupazione francese e austriaca e nel 1866 fu riunito al regno d'Italia.