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PITÀGORA
Approfondimento
Approfondimento: PITÀGORA
Filosofo greco, nato a Samo, Grecia, nel 571-570 a.C. e morto nel 497-496 a.C. a Metaponto, località dell'attuale comune di Bernalda (MT). La sua esistenza, attraverso l'esaltazione trasfiguratrice dei seguaci, acquistò ben presto l'indeterminatezza ambigua del simbolo; tuttavia i riferimenti di contemporanei testimoniano la realtà storica del personaggio. Pitagora si trasferì dalla nativa Samo a Crotone, nella Magna Grecia, fondandovi una setta filosofico-religiosa. Altre comunità si costituirono ben presto in molte città dell'Italia meridionale, esercitandovi un'influenza politica di orientamento aristocratico e conservatore. Travolte da una crescente opposizione popolare, tali comunità si dissolsero nel giro di circa un secolo. Secondo una tradizione, Liside, esule da Crotone a Tebe, fondò qui una comunità pitagorica, alla quale appartennero Filolao, il pensatore più illustre del pitagorismo del V secolo, Simmia e Cebete, gli interlocutori del Fedone platonico. Con Archippo il pitagorismo tebano ritornò nella Magna Grecia, a Taranto: un maestro della comunità tarantina fu Archita, amico di Platone. L'eredità del pitagorismo classico, estintosi poco dopo la morte di Archita, fu più tardi raccolta e rinverdita dal neopitagorismo. La comunità pitagorica di Crotone si presenta come associazione religiosa, politica e scientifica. Per quanto riguarda il primo aspetto, erano state codificate vere e proprie regole di vita con prescrizioni sia positive che negative; l'aspetto politico si rifaceva all'ordinamento dorico, rigidamente aristocratico (così si spiega perché a Crotone i democratici, guidati da Cilone, attaccarono e misero a fuoco la casa di Milone, in cui erano riuniti i capi pitagorici). Il nome di Pitagora è però legato indissolubilmente alla matematica e alla geometria: fu il primo a studiare tali materie indipendentemente dalle necessità pratiche. A lui viene attribuita la scoperta dell'ottava e dei rapporti matematici tra i suoni musicali. Da qui la convinzione che "tutte le cose sono numeri" cioè che il numero e il rapporto matematico siano un aspetto essenziale e permanente della costituzione delle cose.