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PARCO DELL'ETNA
Approfondimento
Approfondimento: PARCO DELL'ETNA
Istituito nel marzo del 1987, primo fra i parchi siciliani, si trova nella provincia di Catania e occupa una superficie di circa 58.000 ettari. La sua vegetazione varia secondo l'altitudine: le colture (agrumi, olivi, mandorli e altri alberi da frutto) dominano fino ai 1.300-1.400 metri; i boschi si trovano dai 1.400 ai 2.000 metri; alle quote superiori sono i pascoli. Oltre che un vulcano attivo, l'Etna è una montagna in cui si rinvengono colate laviche recenti (ove ancora non si è insediata alcuna forma di vita) e colate antichissime (sulle quali sono presenti formazioni naturali di pino larice, faggio e betulla). Anche la flora del parco risulta estremamente diversificata e contribuisce a condizionare un paesaggio che presenta continui e bruschi mutamenti; ciò è originato dalla diversa compattezza e dal rimaneggiamento continuo del substrato causati dalle colate laviche che si susseguono nel tempo, oltre che dal mutamento delle temperature e delle precipitazioni secondo la quota e l'esposizione dei versanti. Nei piani altitudinali più bassi una volta si trovavano le foreste di leccio; attualmente vi dominano vigneti, noccioleti e boschi di querce, frutteti e castagni. Verso i 2.000 metri (e talvolta anche oltre) si trovano il faggio, che in Sicilia trova il suo limite meridionale, e la betulla, da molti ritenuta una specie endemica. Superata la zona della vegetazione boschiva si ha un'ulteriore modificazione del paesaggio, in cui dominano formazioni di spinosanto (astragalo), di riparo per altre piante della montagna etnea, come il senecio, la viola e il cerastio. Terminata la zona dell'astragalo, tra i 2.450 e i 3.000 metri soltanto pochissime specie riescono a sopravvivere alle condizioni ambientali dell'alta montagna etnea. Oltre queste altitudini e fino alla sommità domina il deserto vulcanico, in cui nessuna forma vegetale riesce a sopravvivere. Ma se agli inizi del XIX secolo i boschi lungo le pendici dell'Etna superavano i 32.000 ettari, la loro estensione si è più che dimezzata, nel tempo, non soltanto per l'intervento dell'uomo ma anche a causa dell'impetuosa attività del vulcano. Ciò nonostante, superati i 1.000 metri e fino a circa 1.200 metri, si trovano i vigneti che, in campi isolati, si spingono anche più in alto; vi trova il suo ambiente favorevole la pineta di larici, soppiantata dal castagno, laddove cause naturali o dovute all'intervento dell'uomo rendono poco agevole la sopravvivenza dei larici. Fino a 1.200-1.300 metri si trovano ancora boschi di lecci, roverelle e cerri; su quote più elevate resistono pioppi, betulle e faggi. A occidente del monte Maletto si trova un notevole querceto e di rilievo risultano anche le pinete di Linguaglossa e le betullaie del monte Nunziata. Le zone arbustive di spinosanto, man mano che si procede in altezza, sono soppiantate dalle erbe, che giungono fino ai 2.400-2.500 metri. Il territorio del parco è diviso in quattro zone a diverso grado di protezione: A, B, C e D; dalla vetta del vulcano esso si estende fino alla cintura superiore dei paesi etnei. I 19.000 ettari della zona A sono quasi tutti di proprietà pubblica; la zona è priva di insediamenti umani ed è ricca di grandi spazi incontaminati, in cui trovano il loro ambiente i grandi rapaci, tra i quali l'aquila reale. I 26.000 ettari della zona B sono in parte occupati da piccoli appezzamenti agricoli privati, in cui esistono ancora splendidi esempi di antiche case contadine, ricoveri per animali, palmenti, austere case padronali, testimoni della presenza umana nelle epoche antiche come in quella presente. Nelle zone C e D si trova un'area di pre-parco di circa 14.000 ettari, nei quali è consentito l'insediamento di turisti. Se fino a qualche secolo fa la fauna dell'Etna era costituita da lupi, cinghiali, daini e caprioli, questi animali ormai sono scomparsi e divenuti soltanto un ricordo letterario. Come questi grandi mammiferi si sono estinti a causa dell'apertura di nuove strade rotabili, del disboscamento selvaggio e dell'esercizio della caccia, così altre specie vengono ancora minacciate dalle stesse cause. Nonostante ciò, sul vulcano si trovano ancora l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio, la lepre e, fra gli animali di taglia più piccola, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e varie specie di topi e pipistrelli. Gli ampi spazi incontaminati offrono dimora a numerosi uccelli, in particolare ai rapaci, fra i quali sono, per la classe dei diurni: lo sparviero, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino e l'aquila reale; tra i rapaci notturni si trovano: il barbagianni, l'assiolo, l'allocco e il gufo comune. Nella zona montana etnea si trova un'unica distesa d'acqua, il lago Gurrida, che offre riparo a diversi uccelli acquatici, fra i quali aironi e anatre. Nei luoghi boscosi è possibile incontrare la ghiandaia, il colombo selvatico e la coturnice, che vivono con numerosi uccelli canori, fra i quali le silvie, le cince, il cuculo; i voli rapidi e irregolari del culbianco, invece, possono essere osservati soltanto sulle distese laviche alle quote più alte. Il sottobosco è popolato da diverse specie di rettili, tra i quali il ramarro e la lucertola; la presenza della vipera, l'unico serpente pericoloso fra quelli, è aumentata negli ultimi anni per la scomparsa dei suoi predatori. Fantastico e variegato risulta anche l'universo degli insetti e degli altri artropodi, fra i quali sono: farfalle, grilli, cavallette, cicale, api, il cui ruolo negli equilibri ecologici è sempre fondamentale e insostituibile.