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ARAGONESI
Approfondimento
Approfondimento: ARAGONESI
Con questo nome si indicano i membri dell'illustre casata spagnola dei D'Aragona, che regnarono in Sicilia e poi in tutta l'Italia meridionale dal 1282 al 1516. Le prime notizie relative a questa famiglia sono legate al conte Aznar Galindes, che nel IX secolo si impossessò della città di Jaca e fondò la contea d'Aragona; questa fece parte del regno di Navarra fino al 1035, quando il re Sancio III ne fece un regno a sé per il figlio illegittimo Ramiro I (1034-1063), con cui ha inizio la casa reale D'Aragona. Nel 1276 sul trono del regno d'Aragona, che si era allargato fino a comprendere anche Valencia e la Catalogna, salì Pietro III; questi aveva sposato Costanza, figlia di Manfredi di Sicilia, e, quando nel 1282 scoppiò la rivolta dei Vespri Siciliani, si schierò contro gli Angioini, padroni dell'isola, per riscattare i diritti della moglie. Nel 1302, dopo venti anni di guerra, la famiglia spagnola vide riconosciuto il proprio dominio sulla Sicilia e Federico II, figlio di Pietro III, assunse il titolo di re di Trinacria, dando inizio alla dinastia siculo-aragonese. Quest'ultima raggiunse l'apogeo nel 1442, quando Alfonso V il Magnanimo (1416-1458), re d'Aragona, di Sicilia e di Sardegna, conquistò il regno di Napoli. Adottato come figlio ed erede da Giovanna II di Napoli (1421) per succederle al trono in opposizione a Luigi III d'Angiò, fu in seguito sconfessato dalla stessa regina perché sospettato di volersi impadronire del regno prima della sua morte; dopo alterne vicende belliche, nel 1442 riuscì ad imporsi sul suo contendente, Renato d'Angiò, fratello di Luigi. Alfonso V si concentrò sui problemi italiani, mirando alla supremazia nella penisola, ma le numerose guerre lo costrinsero ad imporre un pesante sistema di tasse che provocò il malcontento del popolo; grazie a lui, comunque, Napoli divenne un importante centro artistico e culturale. Alla sua morte il regno d'Aragona andò al fratello, Giovanni II, padre di Ferdinando II il Cattolico che, sposando Isabella di Castiglia nel 1469, unificò la Spagna; il regno di Napoli, invece, passò a Ferdinando I o Ferrante (1458-1494), figlio naturale di Alfonso V. La sua successione fu contrastata da molti: da papa Callisto III, che rivendicava i diritti della Chiesa sul regno di Napoli; dal pretendente al trono Giovanni d'Angiò, figlio di Renato, appoggiato dai più potenti baroni del regno; dal popolo, oppresso dal regime fiscale. Ferdinando I, comunque, fu incoronato nel 1459 e nel 1462 riuscì a stroncare definitivamente l'opposizione di Giovanni d'Angiò e dei baroni con l'aiuto di Francesco Sforza, del nuovo papa Pio II e del principe albanese Giorgio Skanderbeg. Negli anni seguenti si dedicò con temperato dispotismo ad un saggio ordinamento amministrativo, attuando una blanda politica fiscale, promuovendo l'incremento dell'economia e stimolando le arti e la vita culturale; fu però molto duro nei confronti della nobiltà feudale, di cui cercò sempre di limitare i privilegi e il potere. Il suo coinvolgimento nella guerra di Ferrara (1482-84) compromise le finanze del regno, costringendolo ad imporre nuove e più pesanti tasse per pagare le truppe mercenarie. Questa politica esosa e accentratrice suscitò di nuovo l'insofferenza dei baroni, i quali nel 1485 ordirono una congiura contro di lui, cui parteciparono i più alti dignitari del regno di Napoli: il segretario del re, il conte di Sarno, il principe di Salerno Antonello Sanseverino, il principe di Altamura, il marchese del Vasto, il conte di Lauria, i conti di Tursi e di Mileto, il duca di Melfi, il marchese di Bitonto e il duca di Nardò Angilberto Del Balzo; questi si procurarono l'appoggio di papa Innocenzo VIII, che mise a loro disposizione le truppe pontificie comandate da Roberto Sanseverino. La rivolta si estese in poco tempo in tutto il regno e culminò con l'insurrezione dell'Aquila (settembre 1485); poi le azioni militari continuarono a fasi alterne fino al 1486, quando i congiurati furono definitivamente sconfitti dalle forze del figlio del re, Alfonso duca di Calabria. Ferdinando I arrivò a un accordo diplomatico con il papa ma, nonostante la promessa di perdonare i ribelli, si abbandonò a una dura repressione. L'ostile papa Innocenzo VIII, insieme ai nobili fuggiti in Francia, istigò allora l'ambizioso re di Francia Carlo VIII (1483-1498) a scendere in Italia e a far valere i suoi diritti sul regno di Napoli, derivati da Renato d'Angiò. Ferdinando I morì nel 1494, pochi mesi prima della sfortunata ed effimera conquista del suo regno da parte di Carlo VIII (febbraio-luglio 1495). Gli succedette il primogenito Alfonso II (1494-1495), che abdicò a favore del figlio Ferdinando II (1495-1496); alla morte di quest'ultimo il trono passò a Federico I (1496-1501), secondogenito di Ferdinando I e ultimo re della dinastia aragonese in Italia. Egli dovette difendersi dai francesi di Luigi XII e dagli spagnoli di suo cugino Ferdinando II il Cattolico, che volevano spartirsi il regno di Napoli; quando nel 1501 questo fu invaso dai due eserciti stranieri, Federico I cedette al re di Francia i propri diritti sul regno, ricevendo in cambio la contea del Maine per sé e i suoi eredi. La dinastia siculo-aragonese si estinse definitivamente nel 1550 con il figlio di Federico, Ferdinando d'Aragona, duca di Calabria e principe di Taranto (1488-1550). V. anche ANGIOINI e VESPRI SICILIANI