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Regione VALLE D'AOSTA
Capoluogo: Aosta
Scheda
- Superficie: 3.263,22 Kmq
- Abitanti: 127.065
- Densità: 38,94 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 02
- Numero province: 1
- Numero comuni: 74
Regione Valle d'Aosta - Statistiche
Antica dimora dei fieri salassi, è la più piccola regione d'Italia sia per numero di abitanti sia per estensione. Oltre all'italiano la sua popolazione parla un dialetto franco-provenzale (patois) e negli atti pubblici pratica il bilinguismo, essendo la lingua francese parificata a quella italiana e insegnata nelle scuole; si registra inoltre la presenza di un piccola etnia tedesca (walser), insediata da secoli nella valle di Gressoney e ben integrata, che ancora oggi parla un dialetto di derivazione tedesco- medievale. La regione è da tempi remotissimi luogo di transito: i suoi passi alpini hanno rappresentato nel corso dei secoli la naturale via di collegamento tra l'Italia e l'Europa del nord, oltre che l'accesso privilegiato di armate ed eserciti, da Annibale a Napoleone; nella seconda metà del Novecento, in seguito all'apertura dei trafori del Gran San Bernardo (1964) e del Monte Bianco (1965), la regione è divenuta uno snodo cruciale lungo le moderne direttrici di traffico tra il nord e il sud dell'Europa oltre che tra le aree più industrializzate del settentrione d'Italia, la Francia e la Svizzera. Il fenomeno dell'emigrazione si è manifestato con particolare intensità nel periodo successivo all'unità d'Italia -tra il 1885 e il 1905, circa 22.000 valdostani abbandonarono la regione-; a questa emorragia di risorse umane pose fine il regime fascista, che produsse il fenomeno opposto dell'immigrazione allo scopo di favorire l'italianizzazione della regione. Attualmente il turismo ecologico e della neve rappresenta la voce trainante dell'economia valdostana, che trova sostegno anche nei flussi turistici legati alle tradizioni e al patrimonio storico-architettonico regionali: il quadro delle relazioni esterne risulta dunque assai vivace e in continua espansione.
Collegamenti. La valle del fiume Dora Baltea rappresenta l'asse centrale della circolazione regionale: nella zona d'alveo fluviale, infatti, corrono le due autostrade del territorio valdostano, la Torino-Ivrea-Aosta (A5) e la Aosta-Traforo del Monte Bianco, con l'ultimo tronco in fase di ultimazione (Morgex-Courmayeur). Il corridoio naturale della valle centrale, inoltre, permette di raggiungere i colli transalpini del Piccolo e del Gran San Bernardo, che mettono in comunicazione rispettivamente con la Savoia francese e con il Vallese svizzero: sul capoluogo regionale, ubicato in posizione baricentrica quasi al centro della valle e della regione, convergono infatti le strade statali n. 26 della Valle d'Aosta e n. 27 del Gran San Bernardo -la prima conduce al colle del Piccolo San Bernardo attraversando l'intero territorio regionale e biforcandosi all'altezza di Pré-Saint-Didier verso il traforo del Monte Bianco; la seconda porta al traforo del Gran San Bernardo e, a differenza dell'altra, è agibile tutto l'anno-. Sul grande asse trasversale della statale n. 26 si innestano i tracciati viari che solcano le vallate laterali: da nord confluiscono la statale n. 505, che risale la valle di Gressoney, la n. 506, che solca la valle d'Ayas, e la n. 406, che conduce a Cervinia; da sud la statale n. 507, che porta a Cogne. Una sola linea ferroviaria, inaugurata nel 1886, a binario unico e non elettrificata, serve la regione che, priva di sbocchi al mare, si serve del porto commerciale e turistico di Genova; la regione, inoltre, dispone soltanto di un piccolo aeroporto, il "Corrado Gex" di Saint-Cristophe, usato prevalentemente per scopi turistici -è assai rinomato come punto di partenza per voli panoramici sulle Alpi-. Oltre al capoluogo regionale, costituiscono centri di gravitazione per le strutture burocratico-amministrative, il commercio e i servizi in genere i comuni di Pont-Saint-Martin, Châtillon e Courmayeur.
Territorio. La morfologia della regione è scenograficamente aspra e tormentata; le aree pianeggianti sono pertanto molto ridotte, con l'unica, limitata eccezione dalla conca di Aosta. La regione è delimitata su tre lati dai massicci montuosi più imponenti dell'intera catena alpina: a meridione il gruppo del Gran Paradiso (4.061 m); a occidente la catena del Monte Bianco, che culmina con la vetta omonima, la più alta d'Europa (4.807 m); a settentrione una serie di creste che raggiungono le massime altezze con il monte Cervino (4.478 m) e il Monte Rosa (4.637 m). Nonostante l'effetto serra, che ne riduce annualmente l'estensione, 18.000 ettari del territorio valdostano sono ancora coperti da ghiacciai. I fondovalle e i rilievi presentano un ricco e vario manto di vegetazione tipicamente alpina, con oltre 1.500 specie, delle quali diverse endemiche e assai rare, concentrate per lo più nell'alta valle di Cogne e in Valdigne (POTENTILLA PENNSYLVANICA, LIMNEA BOREALIS, AETHIONEMA THOMASIANUM, ASTRAGALUS CENTROALPINUS). Dalle quote più basse fino al limite altimetrico inferiore delle nevi e dei ghiacci perenni si susseguono quindi boschi di castagni, roveri, querce, ontani e conifere (abete rosso e bianco, larice e pino cembro) nonché arbusteti, con prevalenza di rododendri, sassifraghe e ranuncoli glaciali. La rarità assoluta di questo patrimonio naturale ha fatto sì che, oltre al Parco nazionale del Gran Paradiso, istituito nel 1922, venissero individuate e sottoposte a vincoli di tutela altre nove aree (il Parco regionale del Mont-Avic e le Riserve naturali Lago di Lozon, Lolair, Tsatelet, Les Iles, Mont Mars, Côte de Gargantua, Marais e Stagno di Holey). L'idrografia regionale ha nel fiume Dora Baltea il suo asse portante. Nel suo lungo tragitto verso il fiume Po il corso d'acqua riceve da sud l'apporto dei torrenti Dora di Verney, Dora di Valgrisenche, Dora di Rhêmes, Savara, Grand Eyvia, Saint-Marcel e Ayasse, da nord il contributo dei torrenti Vertosan, Buthier, Sant-Barthélemy, Marmore, Evançon, Chalamy e Lys. La regione, inoltre, è punteggiata di laghi di ogni dimensione -molti di essi, i più grandi, sono di origine artificiale-. Il suo sottosuolo, straordinariamente ricco in passato di magnetite, antracite, piriti cuprifere e oro, è ormai praticamente privo di risorse.
Clima. La conformazione prevalentemente montuosa della regione determina condizioni climatiche che si possono definire di tipo alpino. Per quanto riguarda le temperature l'intera regione è caratterizzata da forti escursioni termiche diurne -di circa 9° C nel periodo invernale e 11° in quello estivo-, da escursioni annue non ugualmente rilevanti e da temperature medie annue molto basse, con minime e massime invernali di circa -1° e 5° C e minime e massime estive di 13° e 24° C. La rigidità del clima è confermata anche dal fatto che si registrano temperature al di sotto dello zero per circa due terzi del periodo invernale. I venti hanno caratteristiche di incanalamento, ovvero direzione e intensità molto variabili sul territorio; sono dominanti le brezze di monte e di valle, causate dal diverso grado di riscaldamento diurno e notturno delle cime montane e delle valli. Le precipitazioni hanno una frequenza media che va da circa 15 giorni in inverno a circa 18 in estate; la loro intensità è pari a circa 600 millimetri annui, con punte massime localizzate tra le Alpi Graie e Pennine soprattutto in primavera e in autunno.
Attività produttive. La principale risorsa economica è rappresentata dal terziario, che ha cominciato a svilupparsi in modo rilevante soltanto dalla seconda metà degli anni Sessanta, grazie all'apertura dei trafori del Gran San Bernardo e del Monte Bianco e alla costruzione dell'autostrada; il punto di forza di questo settore è costituito dal turismo e dal suo indotto commerciale, cui si affianca il comparto della pubblica amministrazione che, sempre dagli anni Sessanta, ha fatto registrare un incremento eccezionale. Per contro il settore industriale, basato su piccole e medie imprese concentrate nel fondovalle della Dora Baltea, intorno ai poli di Aosta (comparti meccanico, metallurgico, alimentare, tessile, editoriale ed elettronico), Châtillon (comparti elettronico, meccanico e metallurgico), Verrès (comparto meccanico), e Pont-Saint-Martin (comparti della chimica e dell'informatica), è andato sempre più declinando nel corso degli anni, con le sole rilevanti eccezioni dei comparti edilizio e idroelettrico; quest'ultimo, in particolare, dal 1885 esporta nelle regioni limitrofe le ampie eccedenze di energia elettrica, rappresentando, dopo il turismo, la maggiore fonte di ricchezza dei valdostani. Le attività estrattive, molto fiorenti fino a tempi recenti, si sono estinte con la chiusura delle ultime miniere di magnetite a Cogne; anche la parabola evolutiva dell'industria siderurgica, legata allo sfruttamento dei giacimenti ferrosi di Cogne e culminata nel 1917 con la nascita delle acciaierie di Aosta, ha iniziato da tempo la fase calante. Nel corso degli anni Ottanta, infatti, l'industria ha subito un notevole ricambio produttivo, orientandosi verso comparti ad elevato contenuto tecnologico e privilegiando gli stabilimenti di piccole dimensioni e a minore impatto ambientale; per effetto di questa linea di tendenza l'artigianato, alla cui conservazione e valorizzazione è addetto un ente regionale apposito (Ivat), si è dilatato in misura rilevante. L'agricoltura appare in forte contrazione e così pure la zootecnia -le mandrie bovine, punta di diamante del patrimonio zootecnico, hanno visto il numero dei capi contrarsi sensibilmente negli ultimi anni-. Accanto a cereali, uva e frutta (soprattutto mele e pere), spiccano fra i prodotti tipici valdostani i gustosi formaggi degli alpeggi, la fontina, la "mocetta" (sorta di prosciutto di stambecco o camoscio), il lardo di Arnad, il prosciutto di Bosses e la ricca produzione enologica -molti sono infatti i vini locali che hanno ottenuto il riconoscimento del marchio Doc (Donnas, Enfer d'Arvier, Gamay, Chambave, Nus, Arnad-Montjovet e Torrette, tra i rossi; Blanc de Morgex et de La Salle, Nus Pinot Grigio, Chambave Moscato, Passito e Chambave Moscato, tra i bianchi)-. La gastronomia regionale vanta piatti gustosi quali la "soupe" (zuppa a base di pane di segale, fontina e altri ingredienti tipici) e la "carbonnade" (ragù di carne bovina salata cotta in vino rosso).
Analisi statistica. Area sociale. Le statistiche culturali e sociali varie vedono la Valle d'Aosta collocarsi nel complesso al di sopra dei valori medi nazionali. È la terza regione per quanto riguarda la spesa pro-capite per spettacoli, manifestazioni sportive e trattenimenti vari ed è la sesta per diffusione di periodici per abitante (90 copie contro le 66 della media nazionale). Si colloca al dodicesimo posto nella graduatoria delle regioni italiane per grado di istruzione, con 206,7 laureati e diplomati per 1.000 abitanti contro i 211,1 della media nazionale. Area economica. L'apporto più consistente all'economia regionale è dato dal terziario, con un valore aggiunto che incide sul totale per il 70,2% (superiore alla media nazionale). Sono inferiori ai valori medi, invece, le percentuali relative al valore aggiunto del settore agricolo (2,7% rispetto al 3,7%) e del settore industriale (27,1% contro il 29,8%). Ottime le posizioni occupate dalla regione nelle graduatorie riguardanti i conti economici pro-capite: è la prima regione per consumi per abitante e la seconda per Prodotto Interno Lordo pro-capite. La percentuale di occupati su 1.000 abitanti (425,6 contro i 346,5 della media nazionale) la colloca al secondo posto nella graduatoria delle regioni italiane. Area demografica. Oltre il 60% dei comuni valdostani non supera i 1.000 abitanti mentre la classe di ampiezza demografica che comprende il maggior numero di comuni (28) non supera i 500 abitanti. La città più popolosa è il capoluogo regionale, con poco più di 36.000 abitanti. Nella graduatoria della vita media la regione occupa il quattordicesimo posto per gli uomini e il tredicesimo per le donne, con valori molto vicini alle medie nazionali. L'indice di vecchiaia (132,8) è superiore alla media italiana (96,57). Area ambientale. Con la sua superficie di 3.263,5 chilometri quadrati, interamente classificata montana, copre appena l'1,1% della superficie complessiva italiana. La densità di popolazione, pari a un quinto della media nazionale, è di soli 36 abitanti per chilometro quadrato.
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