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Provincia di TARANTO
Capoluogo: Tàranto
Scheda
- Superficie: 2.436,67 Kmq
- Abitanti: 580.481
- Densità: 238,23 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 073
- Numero comuni: 29
Provincia di Taranto - Statistiche
Territorio. Istituita nel 1923, è articolata in 29 comuni ed è la meno estesa e la meno popolata delle province pugliesi dopo quella di Brindisi. Compresa tra le province di Lecce, Brindisi, Bari e Matera (in Basilicata), domina col golfo omonimo il mar Ionio: l’insenatura -in cui sfociano i fiumi Crati, Sinni, Agri, Basento e Bradano-, di forma pressoché quadrangolare, è delimitata dal litorale lucano a nord-ovest, dalla Penisola Salentina a nord-est, dalla piana di Sibari e dal massiccio della Sila a sud-ovest. Il territorio provinciale è in prevalenza collinare o pianeggiante: i settori nord-occidentale e settentrionale sono occupati dalla Murgia Ionica, che scende con un pendio ripido, inciso dai solchi profondi dei corsi d’acqua a carattere torrentizio, fino alla pianura sottostante, disposta ad arco intorno al capoluogo di provincia. La parte sud-orientale del territorio provinciale è occupata invece dalle basse ondulazioni collinari delle Murge Tarantine, che degradano fino alla pianura costiera in ampi terrazzi coltivati. La diffusione delle rocce calcaree e la loro disposizione in banchi sub-orizzontali, sia nella Murgia Ionica che nelle Murge Tarantine, hanno condizionato lo sviluppo di una morfologia e di una idrografia tipicamente carsiche: le alture sono modeste, le pianure e i colli sono di forma appiattita o ondulata e i corsi d’acqua sono a regime torrentizio. Il clima presenta caratteristiche di tipo mediterraneo, con precipitazioni modeste concentrate nella stagione invernale.
Nello stemma provinciale, concesso con Decreto Reale, si rappresenta, in campo argenteo, uno scorpione nero, posto in palo, “caricato” di tre gigli d’oro e raffigurato nell’atto di sostenere con le chele una corona d’oro.
Comunicazioni. A Taranto convergono, oltre al tracciato autostradale dell’A14 Bologna-Taranto, le strade statali n. 7 Via Appia -che da Roma raggiunge Brindisi- e la n. 106 Jonica, che proviene da Reggio Calabria. Altre vie d’accesso sono le strade statali n. 16 Adriatica -che da Padova raggiunge Otranto-, n. 7 Ter Salentina, n. 100 di Gioia del Colle, n. 172 dei Trulli, n. 174 Salentina di Manduria, n. 580 di Ginosa, n. 581 di Massafra, n. 603 di San Giorgio Jonico. La rete ferroviaria (Bari-Taranto, Taranto-Reggio Calabria, Martina Franca-Casarano, Taranto-Brindisi, Bari-Martina Franca-Taranto, Mungivacca-Putignano) è altrettanto fitta e articolata. Un ruolo di primo piano svolge il porto di Taranto, che attraversa una fase di rilancio nella prospettiva di diventare uno snodo del traffico tra Europa e Mediterraneo orientale.
Storia. La provincia di Taranto ha subito, nel corso dei secoli, l’influenza delle vicende storiche del capoluogo di provincia, centro messapico di cui sono testimoniati rapporti con la Grecia a partire dal XIII secolo a.C. Secondo la tradizione Taranto fu occupata, alla fine dell’ottavo secolo a.C., da un gruppo di esuli spartani che vi fondarono una colonia, l’unica di origine spartana nella Magna Grecia. Il V secolo a.C. segnò il passaggio da un governo di tipo aristocratico alla democrazia, che nel IV secolo a.C. portò la città sotto il governo del filosofo e matematico Archita, al culmine della sua potenza e prosperità: Taranto, infatti, con i fiorenti commerci, con le manifatture artigianali, col dominio che esercitava su Eraclea (colonia che aveva fondato nella seconda metà del V secolo a.C., sede di un santuario comune a tutte le genti di Grecia) aspirava all’egemonia su tutta l’Italia meridionale, aspirazione accresciuta dalla distruzione di Sibari e dalla decadenza di Crotone. I tentativi in questa direzione risultarono però vani e Taranto sollecitò più volte l’aiuto e l’appoggio di condottieri greci, come Archidamo di Sparta, Alessandro il Molosso -re dell’Epiro e zio di Alessandro Magno- e Cleonimo di Sparta (l’aiuto di quest’ultimo fu sollecitato a seguito di un’alleanza tra romani e lucani, che, nell’immediato, non minacciò l’egemonia di Taranto), che, dopo aver riportato vari successi, furono estromessi dagli stessi tarantini, quando la loro protezione rischiava di diventare pericolosa per l’autonomia e l’indipendenza della città. Nel 282 a.C. su richiesta di Turii, minacciata dai lucani, i romani insediarono presidi militari nella stessa Turii, a Locri e a Reggio, inviarono una flotta nel golfo di Taranto e violarono un trattato di pace stipulato nel 303 a.C., che vietava ai romani di spingersi oltre Capo Lacinio a Crotone e garantiva pertanto a Taranto la piena egemonia sul mar Ionio e sul mar Adriatico. I tarantini assaltarono la flotta romana, saccheggiarono Turii e successivamente recarono offesa a un’ambasceria inviata dal Senato con propositi di pace: Roma dichiarò guerra a Taranto, che chiese l’aiuto di Pirro, re dell’Epiro, che, dopo alcune vittorie iniziali, fu definitivamente sconfitto nel 275 a.C. e abbandonò l’Italia. Taranto capitolò tre anni dopo ma mantenne ugualmente una certa autonomia; nel corso della seconda guerra punica strinse alleanza con Annibale e, riconquistata da Roma, fu privata di ogni libertà. La dura repressione romana e la fondazione della colonia di Brindisi accelerarono il processo di decadenza di Taranto, che perse definitivamente la sua fisionomia di città greca: nel 125 a.C. vi fu dedotta la colonia romana di NEPTUNIA e nel 90 a.C. fu eretta a municipio. Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, nel 476 d.C., Taranto passò di diritto a quello d’Oriente, cui fu strappata da Totila (549), dai longobardi (VII secolo), dai saraceni (IX e X secolo) e da Venezia (864). Fu dotata di fortificazioni dall’imperatore Niceforo II Foca e appartenne a Bisanzio fino a quando Roberto il Guiscardo la occupò nel 1069; da allora fu eretta a principato e fece parte del regno di Napoli, di cui seguì le sorti: passò infatti agli svevi, agli angioini e infine agli aragonesi. Nel corso del XVI secolo, durante le guerre tra Francia e Spagna, subì il dominio ora dell’una ora dell’altra. Trascurata sotto il dominio diretto della Spagna e dei Borboni (XVII e XVIII secolo) decadde. Fu valorizzata da Giuseppe Bonaparte e da Gioacchino Murat. Partecipò ai moti del 1848 e dopo la spedizione dei Mille fu annessa all’Italia. Nel 1861 il senatore Cataldo Nitti propose la creazione di una grande base navale a Taranto e successivamente fu nominata la commissione Valfrè per la selezione di un porto dell’Italia meridionale: fu scelta Taranto nel 1865 e Simone Pacoret di Saint Bon per la stesura del progetto. Nel 1881 il Ministero della Marina, nella persona dell’ammiraglio Acton, presentò alla Camera un disegno di legge (approvato nel 1882) per un nuovo ordinamento degli arsenali di stato, che prevedeva lo stanziamento di fondi per iniziare i lavori a Taranto: nel 1883 ebbero inizio i lavori nella baia di Santa Lucia, nel 1889 fu collaudato il bacino Principe di Napoli, nel 1891 avvenne il completamento delle principali strutture dell’Arsenale e nel 1916 fu inaugurato il bacino Ferrati adibito al recupero sommergibili. Il porto di Taranto svolse un ruolo di primo piano nella guerra di Libia e nel corso dei due conflitti mondiali; durante la seconda guerra mondiale, nel novembre 1940, un attacco di aerosiluranti inglesi pose fuori servizio parte della flotta italiana. Attualmente l’Arsenale è uno dei più importanti d’Italia ed è in grado di fornire costruzioni navali militari, riparazioni e rifornimenti a navi e sommergibili.
Struttura socio-economica. La densità demografica della provincia è superiore alla media nazionale e alto risulta anche il livello di urbanizzazione: il baricentro demografico della provincia è l’area metropolitana, che comprende il capoluogo di provincia e i centri della sua periferia orientale; meno densamente abitati risultano invece i comuni della fascia costiera occidentale e della zona collinare. Le condizioni economiche delle famiglie residenti sono attestate invece su livelli inferiori alla media nazionale: risultano bassi infatti sia il reddito disponibile sia i consumi interni della provincia. Non mancano iniziative culturali legate alle tradizioni e ai costumi del passato ma poco soddisfacente è la disponibilità di infrastrutture sociali. L’economia, nonostante il recente sviluppo industriale, conserva ancora un’impronta tipicamente agricola con produzioni di cereali, uva da vino e da tavola, ortaggi, frutta, tabacco e agrumi. Nel settore secondario è molto forte il contrasto tra il dinamismo produttivo di Taranto, dove sono sorte imprese metalmeccaniche e cantieristiche, e lo sviluppo modesto delle aziende sparse nel territorio provinciale, attive soprattutto nei comparti alimentare, del legno e dei materiali da costruzione. L’elevato numero di addetti nella siderurgia qualifica la centralità di questo comparto nel sistema economico della provincia: è un grande complesso per la produzione di acciaio, ferro e ferroleghe, che ha favorito lo sviluppo di un indotto di piccole imprese satellite a forte specializzazione. La siderurgia svolge inoltre un ruolo fondamentale nelle produzioni indirizzate ai mercati internazionali (Spagna, Francia, Grecia e Stati Uniti). Altro fattore strategico per l’economia provinciale è il porto di Taranto, cui è collegata l’industria cantieristica, che ha soprattutto nell’Arsenale della Marina Militare una significativa presenza di addetti. Una certa importanza nel quadro dell’economia provinciale rivestono l’allevamento e la pesca. Tuttora in buona parte inattuata è, invece, l’espansione del turismo.
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