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Provincia di LODI

Capoluogo: Lodi

Scheda

 
Stemma della provincia Lodi
   

Provincia di Lodi - Ambiti

DEFINIZIONE Se i confini provinciali sono segnati dai principali corsi d'acqua che li rendono immediatamente riconoscibili, non esistono invece elementi orografici o barriere naturali che permettano di individuare ambiti sub-provinciali sulla base di comuni caratteristiche geografiche. L'unico criterio di suddivisione del territorio consiste quindi nell'individuazione dei principali centri di gravitazione: appartengono così al lodigiano i comuni che gravitano verso il capoluogo provinciale; fanno parte del casalese quei comuni che hanno in Casalpusterlengo il loro naturale centro di riferimento più immediato mentre i restanti comuni, attratti nell'orbita di Codogno, compongono il codognese.

Lodigiano : Abbadia Cerreto, Boffalora d'Adda, Borghetto Lodigiano, Borgo San Giovanni, Casaletto Lodigiano, Casalmaiocco, Caselle Lurani, Castiraga Vidardo, Cavenago d'Adda, Cervignano d'Adda, Comazzo, Cornegliano Laudense, Corte Palasio, Crespiatica, Galgagnano, Graffignana, Lodi, Lodi Vecchio, Mairago, Marudo, Massalengo, Merlino, Montanaso Lombardo, Mulazzano, Ossago Lodigiano, Pieve Fissiraga, Salerano sul Lambro, San Martino in Strada, Sant'Angelo Lodigiano, Sordio, Tavazzano con Villavesco, Valera Fratta, Villanova del Sillaro, Zelo Buon Persico.

Casalese : Bertonico, Brembio, Casalpusterlengo, Castiglione d'Adda, Livraga, Orio Litta, Ospedaletto Lodigiano, Secugnago, Terranova dei Passerini, Turano Lodigiano.

Codognese : Camairago, Caselle Landi, Castelnuovo Bocca d'Adda, Cavacurta, Codogno, Corno Giovine, Cornovecchio, Fombio, Guardamiglio, Maccastorna, Meleti, Maleo, San Fiorano, San Rocco al Porto, Santo Stefano Lodigiano, Senna Lodigiana, Somaglia.

LODIGIANO

Territorio. Rappresenta la porzione più settentrionale del territorio provinciale; il Lambro e l'Adda ne caratterizzano i tratti paesaggistici e ne arricchiscono il patrimonio ambientale, valorizzato da oasi faunistiche quale il Parco ittico Paradiso, istituito a Zelo Buon Persico per l'osservazione dei pesci che popolano l'Adda nonché uccelli, mammiferi e roditori. Interrompe la regolarità del territorio il colle di S. Colombano (nell'estremità occidentale dell'ambito), un'altura modesta (147 metri) che però emerge fra le vaste distese del lodigiano, dove i castagni si alternano a roveri secolari e arbusti, il verde del "passaggio delle felci" si contrappone al giallo delle macchie di ginestra per ritornare a un verde più intenso: quello del pungitopo. Le acque di un piccolo stagno, poi, costituiscono l'ambiente di numerose specie di anfibi, che contribuiscono a rendere ancora più suggestiva una passeggiata in questo bosco di Graffignana, circondato dai terrazzi alluvionali dell'Olona, del Po e del Lambro. Si sarebbe originato dal corrugamento di origine tettonica occorso nell'Era Quaternaria o, per altri, sarebbe una propaggine separata dello sperone del Subappennino di Stradella, emerso in Era Pliocenica dal mare, in luogo del quale sorge la Pianura Padana: a suffragare questa ipotesi intervengono i continui ritrovamenti di conchiglie.

Comunicazioni. Oltre alla strada statale n. 9 via Emilia, il sistema viario è costituito dalla strada statale n. 472 Bergamina, che va da Lodi a Treviglio, in provincia di Bergamo; dalla strada statale n. 235 di Orzinuovi, che da Pavia attraverso Crema si inoltra nella provincia di Brescia e dalla strada statale n. 412 della Val Tidone che consente di raggiungere l'Oltrepò pavese da Milano.

Storia. Plinio il Vecchio attribuisce ai galli boi la fondazione di LAUS, cui nell'89 a.C. Gneo Pompeo Strabone concesse il diritto di colonia latina (LAUS POMPEIA); la deduzione della colonia e la successiva trasformazione in MUNICIPIUM determinarono sostanziali modifiche istituzionali e urbanistiche: l'abitato fu ristrutturato in forma rettangolare e fu munito di una cinta muraria con quattro porte, che si aprivano in corrispondenza delle strade che lo attraversavano da nord a sud e da est a ovest. L'epigrafia e le emergenze archeologiche testimoniano, inoltre, la diffusione del culto di Ercole, cui fu dedicato un tempio in prossimità del porto sull'Adda. Il radicamento dei culti pagani (accanto a quello di Ercole si affermò ben presto il culto degli dei Mani, affiancato, in età imperiale, da quello di Mitra) impedì una rapida diffusione del cristianesimo, che si affermò definitivamente solo alla fine del IV secolo, quando è attestata la presenza del vescovo. La presenza di un vescovato molto saldo impedì la distruzione della città nel corso delle invasioni barbariche, che seguirono al crollo dell'impero romano d'Occidente, e promossero, specie con longobardi e franchi, il proliferare di abbazie e monasteri: i monaci si dedicarono a un'intensa attività di bonifica e canalizzazione delle campagne, sottratte all'impaludamento seguito alla distruzione della sistemazione idraulica realizzata dai romani. Il vescovato di Laus, per la ricchezza dei terreni di cui disponeva e per la presenza di due vie d'acqua come l'Adda e il Lambro, catalizzò sul Lodigiano le mire espansionistiche di Milano: nel 1111, dopo una lunga guerra, i milanesi assediarono, saccheggiarono e incendiarono Laus, che, privata del diritto di ricostruire le mura, assunse le dimensioni di un borgo rurale, particolarmente favorito dall'imperatore Federico Barbarossa. L'intervento del Barbarossa, in una delle tante contese che continuavano a segnare il difficile rapporto tra milanesi e laudesi, scatenò la violenta reazione della città ambrosiana, che devastò per l'ennesima volta il capoluogo lodigiano. Quest'ultimo fu ricostruito in posizione strategicamente più sicura sul monte Cuzzone o Eghezzone. Nella prima metà del XIV secolo si chiude la storia della secolare indipendenza di Lodi: i Visconti, nel tentativo di estendere il proprio, dominio su tutta la Lombardia, fanno di Lodi una roccaforte del ducato di Milano. La morte dell'ultimo Visconti scatenò una sanguinosa guerra con Venezia, che si concluse nel 1454 con l'assegnazione agli Sforza dei possedimenti viscontei (pace di Lodi). Alla dominazione spagnola seguì quella austriaca, interrotta dalla breve parentesi napoleonica: nel 1796 il generale francese apriva le porte della Lombardia alle sue truppe, dopo aver sconfitto l'esercito austriaco nella battaglia di Lodi. Il declino dell'astro napoleonico segnò il ritorno al legittimismo e all'Austria, dal cui dominio Lodi si affrancò solo nel corso del secondo conflitto risorgimentale: l'annessione al Regno d'Italia (ancora definito Regno di Sardegna) significò per Lodi la perdita della dignità di capoluogo e della propria autonomia. Plaga agricola fino agli anni Sessanta del XX secolo, ha visto una radicale trasformazione del suo tessuto sociale con l'abbandono dei centri minori a vantaggio di Milano e del suo hinterland, che ha coinciso con la rapida industrializzazione della pianura padana. La ricerca di uno stile di vita più naturale, lontano dallo stress cittadino, ha portato negli ultimi anni ad un modesto flusso centripeto, che ha riportato vivacità ai centri minori, riprendendo ad alimentare il pendolarismo.

Struttura socio-economica. Si raccoglie qui il cuore dell'industria alimentare, con imprese di grande rilievo e fama anche a livello internazionale; nelle aziende agricole si produce una gran quantità di grana padano, mascarpone, burro e altri derivati del latte e la vocazione agricola della zona è confermata, mantenuta e valorizzata da scuole e centri di ricerca come l'Istituto professionale di stato per l'agricoltura e l'ambiente, l'Istituto sperimentale lattiero-caseario e l'Istituto sperimentale per le colture foraggere, questi ultimi due fondati dalla seconda metà dell'Ottocento. Fra i successi ottenuti in campo genetico dall'Istituto sperimentale per le colture foraggere è la costituzione di nuove varietà di erba (erba medica, trifoglio, festuca ariundacea) e di nuovi ceppi batterici. Tra le attività industriali si segnalano la fabbricazione di strumenti di precisione, l'attività estrattiva, la chimica, la produzione della carta e la stampa. Merita inoltre una menzione l'artigianato artistico della ceramica, il cui sviluppo è stato favorito dall'abbondante presenza di argilla e ha raggiunto il culmine nel Settecento.

CASALESE

Territorio. Si estende subito a sud della pianura lodigiana, tra la parte terminale del corso del Lambro e la riva destra dell'Adda; condivide i tratti paesaggistici delle altre zone della provincia, con i campi coltivati interrotti da filari di alberi. Non vi sono elementi orografici caratterizzanti, né emergenze architettoniche o naturali che interrompano l'ordinata quiete della campagna padana.

Comunicazioni. Le comunicazioni stradali sono garantite, oltre che dalla statale Emilia, dalla strada statale n. 234 Codognese, che corre da Pavia a Cremona, e dalla strada statale n. 591 Cremasca, che unisce Codogno a Bergamo; dalla linea ferroviaria principale che attraversa tutto il territorio provinciale si diparte la linea Pavia-Casalpusterlengo.

Storia. I rinvenimenti archeologici hanno evidenziato la presenza di insediamenti databili all'Età del ferro e riferibili alla cultura di Golasecca: fibule, pendagli, situle in lamina bronzea, appartenenti a corredi tombali, oltre a vasellame ceramico, che ha restituito frammenti di chiara provenienza etrusca. Nel III secolo a.C. i galli, boi e insubri, furono costretti a cedere il campo ai romani. Il trasferimento della capitale dell'impero a Milano espose la pianura casalese al passaggio di truppe e di commerci ma soprattutto alle incursioni barbariche. Non fu mai sede di un ducato longobardo: la fondazione di chiese e cappelle attesta piuttosto che si instaurò una pacifica convivenza tra invasori e popolazione locale. Gli ordini monastici benedettino e cluniacense avviarono imponenti lavori di bonifica e di sistemazione idraulica, che contribuirono a definire la vocazione agricola del Casalese. Nella prima metà del XIV secolo con la città di Lodi anche il contado entrò nell'orbita visconteo-sforzesca: nei secoli XIV e XV si costituirono molte ed estese proprietà feudali volute e concesse dagli stessi duchi, che usarono a più riprese l'infeudazione come strumento per il consolidamento del ducato. La morte dell'ultimo Visconti causò un vuoto di potere di cui volle approfittare la repubblica veneta per allargare i propri confini: la guerra che seguì si concluse con la pace di Lodi (stipulata nel 1454), che decretò l'appartenenza dei territori a ovest dell'Adda al ducato di Milano e assegnò quest'ultimo agli Sforza. Nel 1535, alla morte di Francesco II, ultimo duca Sforza, cessò di esistere anche l'indipendenza dello stato di Milano, che venne incorporato per volere dell'imperatore e re di Spagna nella monarchia asburgica. Si apre così il periodo delle dominazioni straniere e in particolare, dopo la divisione dell'eredità di Carlo V, quello della dominazione spagnola che continuerà fino al 1700. Il secolo XVIII si aprì con la guerra di successione spagnola tra la Francia e gli Asburgo, conclusasi con i trattati di Utrecht e di Rastadt, che sanzionarono il passaggio dei poteri all'Austria, destinata a rimanere a lungo padrona della Lombardia. Durante i regni di Maria Teresa e Giuseppe II furono attuate numerose riforme amministrative: si uniformarono i dazi e le monete, si riorganizzò il sistema fiscale, si redasse un catasto generale di tutti i beni immobili e terrieri e si ridimensionarono le strutture ecclesiastiche. L'ordine e la tranquillità raggiunti durante il dominio dell'Austria furono sconvolti dall'arrivo di Napoleone, che, con la battaglia di Lodi (maggio 1796) divenne padrone della Lombardia: nel giro di pochi mesi il dominio francese portò alla creazione di numerose repubbliche. Con il declino di Napoleone l'Austria riprese possesso delle province italiane: nell'aprile 1815 fu costituito il regno lombardo-veneto, strettamente controllato dal governo di Vienna. I moti risorgimentali decretarono l'annessione al regno d'Italia.

Struttura socio-economica. Pur condividendo la vocazione agricola del resto della provincia, testimoniata d'altra parte dalla presenza di numerose cascine, questa parte del territorio mostra, forse più di altre, i segni della vigorosa crescita industriale del secondo dopoguerra; di piccole dimensioni, spesso artigiane, le imprese della zona si occupano soprattutto della lavorazione del legno e di costruzioni meccaniche.

CODOGNESE

Territorio. Occupa la parte più meridionale del territorio provinciale, fatta di terreni alluvionali lungo il corso dell'Adda e del Po; il limite occidentale può convenzionalmente essere individuato nella confluenza del Lambro nel Po. Canneti e specchi d'acqua ne caratterizzano il paesaggio; flora e fauna tipica di questo ambiente sono protette nella Riserva Monticchie, che si trova tra Codogno, Fombio e Somaglia, realizzata, gestita e conservata anche grazie al contributo del WWF (World Wildlife Fund - fondo mondiale per la natura).

Comunicazioni. La via Emilia, la strada statale n. 234 Codognese e la strada statale n. 591 Cremasca costituiscono gli assi viari principali; le comunicazioni sono integrate dalla linea ferroviaria Codogno-Mantova, che, attraversando tutta la provincia di Cremona, collega quelle di Lodi e Mantova.

Storia. Il ritmo incessante dei lavori agricoli e le opere di bonifica e canalizzazione delle acque hanno reso piuttosto frammentaria la documentazione archeologica relativa alle fasi più antiche della storia del Codognese: ai primitivi stanziamenti di popolazioni dell'Età del ferro si sostituirono i villaggi e gli insediamenti dei galli boi e insubri, costretti a loro volta a cedere il passo ai romani. La caduta dell'impero romano d'Occidente inaugurò un lungo periodo di declino e recessione economica, che invertì la tendenza negativa con le dominazioni di longobardi e franchi, nel corso delle quali sorsero chiese, abbazie e monasteri. Gli ordini monastici benedettino e cistercense promossero una vasta opera di bonifica della pianura codognese, che contribuì a definirne la vocazione principalmente agricola. In questa parte del Lodigiano fu indetta da Federico Barbarossa, tra il 1158 e il 1159, la dieta di Roncaglia; nel corso del Medioevo le sue vicende storiche seguirono quelle delle nobili famiglie dei Trivulzio e dei Cavazzi, conti della Somaglia. Nei secoli XIV e XV entrò nell'orbita visconteo-sforzesca e, alla morte dell'ultimo duca Sforza, fu incorporata nella monarchia asburgica: si aprì il lungo periodo delle dominazioni straniere e, in particolare, quello della dominazione spagnola, che lasciò inalterati gli ordinamenti e le tradizioni amministrative della provincia lodigiana, sopravvissute fino alle riforme di Maria Teresa d'Austria, che inaugurarono un periodo di progressiva evoluzione civile e assestamento finanziario. La riorganizzazione dello stato voluta da Maria Teresa restò in vigore fino al 1786, anno in cui Giuseppe II procedette a nuove riforme creando una struttura burocratica ispirata a criteri di centralizzazione. Il periodo delle prudenti riforme promosse dalla dinastia asburgica fu bruscamente interrotto dalla breve parentesi della dominazione napoleonica, che assunse aspetti decisamente positivi sul piano degli ordinamenti amministrativi. L'ordinamento napoleonico fu smantellato con il ritorno degli austriaci in Italia, che, nell'aprile 1815, costituirono il regno lombardo-veneto, composto di due regioni interamente asservite all'Austria. I moti risorgimentali e l'annessione al regno d'Italia decretarono un'ulteriore modifica del sistema istituzionale. A partire dal secondo dopoguerra, con lo sviluppo industriale, è iniziato un processo di spopolamento che non è stato efficacemente bilanciato dal riflusso che ha interessato la parte settentrionale del territorio provinciale.

Struttura socio-economica. Nella zona è piuttosto sviluppata l'industria di trasformazione in genere, con prevalenza della chimica (ha qui il suo stabilimento il primo produttore italiano di vernici) e della metalmeccanica; altre aziende si occupano della lavorazione del legno. Anche qui si conferma la natura agricola della provincia laudense: la fiera di Codogno costituisce un momento importante, anche al di fuori della provincia, per l'agricoltura, la zootecnia e la fabbricazione di macchine agricole. In questa parte della provincia da sempre si è fatta sentire maggiormente la vicinanza di Piacenza e dell'Emilia-Romagna, condizionando i flussi di traffico, le relazioni commerciali e il tessuto socio-culturale, tanto del codognese rispetto alla provincia di Lodi e alla Lombardia in generale, quanto del piacentino rispetto al resto dell'Emilia-Romagna.

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