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PIER DELLA VIGNA
Approfondimento
Approfondimento: PIER DELLA VIGNA
Nato a Capua intorno al 1190 circa da una famiglia di posizione sociale non elevata, studiò diritto presso la prestigiosa Università di Bologna e retorica nella città natale, e in poco tempo ebbe una carriera veramente fortunata: nel 1220 fu ammesso al servizio di Federico II come notaio della corte; nel 1225 gli furono affidati importanti e delicati incarichi diplomatici come giudice della Magna Curia (collaborò, tra l'altro, alla raccolta di norme che diede luogo alla stesura delle "Constitutiones Melphitanae"); nel 1247 fu nominato addirittura protonotaro, cioè capo della cancelleria imperiale, e logoteta, funzionario del settore finanziario: divenne, quindi, il consigliere più influente e potente di Federico II. Una carriera tanto fulgida destò, però, l'invidia degli altri cortigiani che iniziarono a screditarlo agli occhi dell'imperatore e nel 1249 lo coinvolsero in un complotto: scoperto, venne arrestato a Cremona e trasferito nella prigione di San Miniato al Tedesco dove, come punizione, fu accecato. Qualche tempo dopo si suicidò. E proprio per quanto riguarda la morte ci sono diverse teorie: la prima afferma che Pier della Vigna morì cadendo, accidentalmente o meno, da un mulo mentre lo conducevano da San Miniato a Pisa; per la seconda teoria colpì violentemente e volutamente un muro con la testa. Dante Alighieri, che evidentemente sposò la tesi del suicidio, collocò questo personaggio nel canto XIII dell'Inferno, nella selva, appunto, dei suicidi, scagionandolo, però, dalla grave accusa che gli avevano mosso di aver ordito trame contro l'imperatore. Oltre ad essere un grande uomo politico, Pier della Vigna fu anche uno dei massimi esponenti della Scuola poetica siciliana e precursore dello stilnovismo toscano: di lui rimangono alcune canzoni -anche se soltanto due gli vengono attribuite senza alcun dubbio-, e un sonetto sulla natura dell'amore nel quale polemizza, a mo' di lettera, con Jacopo da Lentini e Jacopo Mostacci. Indubbiamente, però, l'opera che gli ha assicurato fama imperitura è l'"Epistolario latino", massima espressione delle sue profonde conoscenze letterarie e giuridiche. V. anche CONSTITUTIONES MELPHITANAE e FEDERICO II DI SVEVIA e JACOPO DA LENTINI e SCUOLA SICILIANA