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PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Approfondimento
Approfondimento: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Istituito nel dicembre 1990, con decreto del Ministro dell'Ambiente, il Parco Nazionale del Pollino si estende per circa duecentomila ettari tra Calabria e Basilicata e comprende cinquanta comuni, ventidue dei quali appartengono alla Basilicata. È costituito da un territorio in gran parte montuoso, ricco di acque e di boschi, nel quale si innalzano, oltre al monte Pollino (m 2.271), varie serre, il Monte Alpi e il Monte Orso Marso. Il paesaggio, a nord, presenta pianori con doline e inghiottitoi di tipo carsico, mentre a Sud è più scosceso con gole scavate dal torrente Raganello, che scorre tra pareti alte circa quattrocento metri. La flora, molto ricca e varia, comprende prati, boschi e foreste. Le piante più caratteristiche, oltre al faggio, al cerro, all'acero di "lobelius", all'agrifoglio, al tasso, sono "l'abete bianco" e il "pino loricato". "Abies alba", nome scientifico dell'abete bianco, si trova nelle vallate del Monte Papa, sulle pendici orientali del Monte Pollino, nelle zone di Ruoti e Laurenzana (Potenza) e del Monte Alpi; può raggiungere e superare l'altezza di quaranta metri e ha un diametro di oltre due metri; presenta aghi arrotondati di colore chiaro con pigne che crescono con la punta rivolta verso l'alto e hanno squame coriacee che si staccano quando il frutto è maturo; la corteccia, quando l'albero è giovane, è liscia e argentea, poi si sporca e diventa più scura. Oggi l'abete bianco è stato piantato dall'uomo anche sulle pendici dei Monti Rifreddo, Volturino e Vulture. Il "Pino loricato", per le squame della sua corteccia, deriva dal latino "lorica", nome che indicava la corazza dei soldati romani . Il suo nome scientifico è però "pinus leucodermis", che significa "pelle bianca", il colore che assume il tronco dell'albero secco. È un albero di grande valore naturalistico che può raggiungere novecento anni e resiste anche in condizioni ambientali difficili. Anche la fauna è molto varia. Tra gli esemplari più caratteristici ricordiamo: il capriolo italico, il gatto selvatico, il cinghiale, l'istrice, la lontra, il picchio nero, il driomio, il lupo appenninico, l'aquila reale, l'avvoltoio degli agnelli, il gufo reale. Il parco ha una grande importanza anche dal punto di vista storico-archeologico. Infatti sono stati trovati graffiti dell'età paleolitica nella grotta del romito, situata nel comune di Papasidero (Cosenza) e resti di un tempio greco sul Monte Manfriana. Molto interessanti sono le popolazioni presenti nella zona del parco, perché conservano cultura, lingua e tradizioni che testimoniano le dominazioni dei greci, dei romani, dei saraceni e degli albanesi. In particolare, San Paolo Albanese e San Costantino (Potenza), popolati nel 1500 da immigrati albanesi, conservano la lingua, la religione e i costumi d'origine.