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FENICI

Approfondimento

Approfondimento: FENICI

Tra la fine del II e gli inizi del I millennio a.C. nel Mediterraneo apparvero nuove popolazioni, che con il passare del tempo (in seguito a una lunga evoluzione storica) si distinsero per cultura e lingua, così da poter essere definite popolo distinto dagli altri vicini: è il caso dei Fenici. Con questo nome, di origine greca, erano chiamati, forse dal XV secolo a.C., i Cananei, antica popolazione di origine semitica che abitò fin dal III millennio a.C. la regione di Canaan, estesa lungo la costa della Siria e del Libano. Il loro nome PHOINIKES è da collegare con phoîniks, "rosso porpora"; non è ancora noto quello con cui essi stessi si definivano ma è certo che i Greci identificavano in loro il popolo che produceva e vendeva le stoffe di color rosso porpora. Dalle altre genti furono ritenuti anche strettamente connessi con il mare e il termine "fenicio" fu anche sinonimo di "marinaio", "mercante", "pirata". Sta di fatto che essi diedero un enorme contributo allo sviluppo del grande commercio mediterraneo. La letteratura scientifica utilizza tre diversi nomi per identificare la civiltà di quel popolo: "fenicie" si definiscono di solito la cultura della madrepatria e le prime manifestazioni delle colonie; per "punica" si intende la cultura delle colonie che interagisce con quella delle popolazioni locali che i Fenici incontravano di volta in volta nella loro espansione a Malta, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna e in Nord Africa; "cartaginese", infine, si definisce la cultura della città africana e delle colonie da questa fondate; "neo-punica", poi, è considerata la cultura che segue la distruzione di Cartagine. Agli inizi della loro espansione, i Fenici colonizzarono unicamente per scopi commerciali; soltanto dopo molto tempo e in taluni casi le città da loro fondate si estesero occupando l'entroterra, così costituendo vere e proprie colonie d'insediamento. Per alcuni secoli, dunque, i loro contatti con le altre popolazioni mediterranee furono squisitamente commerciali. Fin dalle origini il popolo dei Fenici non ebbe unità politica ma fu diviso in singole città-stato, tra le quali Sidone, Tiro, Acco (l'odierna Akko), Berito (l'odierna Beirut), Biblo o Gubli (l'odierna Jebail), Tripoli, Arado e Ugarit; il frazionamento politico si rispecchiava nella religione che, influenzata da quella egizia, era caratterizzata da innumerevoli culti locali. Nel II millennio a.C. le città-stato fenicie, governate da signori locali e controllate dai faraoni egiziani, rivaleggiarono tra di loro per affermare la supremazia politica; quindi, a partire dal XIII secolo a.C., mosse da fermenti autonomistici, mirarono a staccarsi dal potere faraonico e insorsero ottenendo l'indipendenza. Grande importanza politica ed economica raggiunsero soprattutto Sidone e Tiro, che diedero luogo ad alterne egemonie. La supremazia di Sidone terminò verso la fine dell'XI secolo a.C. e venne sostituita da quella di Tiro. Tra i re di Tiro si ricorda Pigmalione (820 circa a.C.-774 a.c.), la cui sorella Elissa (Didone per i latini) è legata alla leggenda sulla fondazione di Cartagine (fine del secolo IX a.C.). Infatti, soprattutto dal IX all'VIII secolo a.C., con la loro potente flotta, i fenici di Tiro fondarono numerose colonie commerciali in Africa settentrionale (Cartagine, Ippona e Utica), in Sicilia (Palermo, Trapani, Erice e Solunto), in Sardegna (Cagliari, Sulci, Tharros e Nora), nelle Baleari, a Malta e lungo le coste meridionali della Spagna (Malaga, Cartagena e Cadice); in seguito queste colonie divennero autonome e si organizzarono sotto il predominio di Cartagine. La regione dei Fenici, minacciata dal XII-IX secolo a.C. dalla progressiva espansione degli Assiri, che nel 677 a.C. distrussero Sidone, nel 605 a.C. si piegò alla potenza babilonese. Da allora conobbe molte dominazioni: dopo la caduta di Babilonia nel 539, divenne parte dell'impero persiano; conquistata nel 333 da Alessandro Magno e contesa in età ellenistica tra Tolomei e Seleucidi, nel 64 a.C. entrò a far parte della provincia romana di Siria. Il popolo fenicio assimilò la cultura dei dominatori greci e romani e la sua importanza commerciale decadde progressivamente a causa della concorrenza dei Greci, dei Cartaginesi e degli Etruschi. Dopo le guerre puniche (264-146 a.C.) anche le colonie fenicie del Mediterraneo iniziarono a perdere l'indipendenza. In Sicilia, secondo la testimonianza di Tucidide, era stato l'arrivo dei Greci a determinare lo spostamento degli empori fenici nella zona nord-occidentale, tra Solunto e Lilibeo. I Greci, infatti, avevano occupato tutta la fascia orientale dell'isola (da Zancle a Siracusa) nell'VIII secolo a.C. e nel corso del VII secolo si erano stabiliti fino a Imera (lungo le coste settentrionali) e fino a Selinunte (lungo le coste meridionali). L'insediamento stabile e organizzato da parte dei Greci in Sicilia aveva spinto i Fenici a strutturare empori sull'isola, a partire dalla seconda metà dell'VIII secolo. A Pantelleria era stato impiantato un emporio commerciale fenicio, come nella Sicilia occidentale erano nati centri commerciali, fra i quali i più importanti erano: Mozia, Solunto e Panormo (l'attuale Palermo). Ne sarebbero nati anche numerosi conflitti fra Greci e Fenicio-punici, che avrebbero trovato conclusione soltanto in seguito alla conquista romana; il contatto fra le due civiltà avrebbe comportato anche uno scambio di culture, oltre che rapporti economici importanti per la storia siciliana. Al periodo precedente il dominio cartaginese del VI secolo a.C. risale una quantità esigua di testimonianze, fra le quali il "tophet" (un luogo in cui si trova una serie di stele scolpite in pietra, nel quale si offrivano sacrifici sull'altare della dea della vita, della morte, del mare e della fecondità: la dea Tanit), la prima cinta muraria di Mozia e alcune tombe di Palermo. L'espansione di Cartagine ebbe inizio con l'occupazione di Ibiza, nella seconda metà del secolo VII a.C.: proposta come "protettorato", essa consistette, in realtà, in un vero e proprio controllo militare per quegli antichi empori e colonie fenicie, in pericolo di vita a causa della minaccia dei pirati greci. I Cartaginesi, comandati dal generale Malco, riuscirono a prendere il controllo della zona di influenza fenicia in Sicilia. Nel corso dello stesso VI secolo a.C. si ebbero numerosi attacchi da parte greca, fra i quali un conflitto fra Selinunte e Cartagine e in seguito un tentativo (fallito) di Dioreo di fondare una colonia nella zona più importante dei possedimenti cartaginesi in Sicilia. Al 480 a.C. risale la battaglia tenutasi presso Imera, nel corso della quale tutta la grecità di Sicilia (esclusa Selinunte) fronteggiò Cartagine, battendola in maniera schiacciante. La sconfitta cartaginese determinò la necessità di consolidare stabili possedimenti cartaginesi in terraferma. Ebbe, così, inizio un espansionismo territoriale vero e proprio: si costituì la cosiddetta eparchia, il dominio (che lasciava relativa autonomia) dei Cartaginesi sulle antiche colonie fenicie in Sicilia e sugli alleati Elimi. Ma i Greci avrebbero ancora contrastato Cartagine: nel 405 a.C., con la sconfitta di Gela, i Cartaginesi ebbero ancora una volta ragione sui Greci ma il tiranno di Siracusa Dionigi non sopportò a lungo la sconfitta e diede l'assalto alla città fenicia più importante nell'eparchia punica, Mozia; la conquistò nel 398, con ciò provocando la reazione di Imilcone. Le campagne si avvicendarono fino al 375, quando con un trattato di pace si stabilì l'estensione dei domini punici (compresi fra Platani e San Leonardo) e il dominio dei Cartaginesi sulle città greche di Selinunte e Imera (che Cartagine avrebbe conservato fino alle guerre contro Roma). Dal susseguirsi dei conflitti fra Greci e Punici emerse un mutamento del quadro di equilibrio antico (fra Fenici, Elimi e Greci), che si era costituito nel corso dei secoli tra l'VIII e il VI a.C.; i sistemi di alleanze tra aristocrazie e tra comunità venivano soppiantati dal dominio diretto; le tre etnie si andavano grecizzando fortemente mentre i modelli economico-sociali greci si avvicinavano sempre più a quelli punici ed elimi. Ai successivi contrasti fra Greci e Punici (che non avranno importanti ripercussioni su questo nuovo equilibrio politico) pose fine l'intervento delle flotte di Roma, nel corso della prima guerra punica.

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