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DOMINI BIZANTINI IN ITALIA

Approfondimento

Approfondimento: DOMINI BIZANTINI IN ITALIA

Nel IV secolo d.C. l'impero romano fu diviso in due parti dall'imperatore Teodosio I (379-395), che designò alla successione i figli Arcadio e Onorio, assegnando al primo la parte orientale e al secondo, sotto la tutela del generale Stilicone, la parte occidentale. Le sorti di queste due entità amministrative furono assai diverse: l'impero romano d'Occidente scomparve nel 476 d.C., con la deposizione dell'ultimo imperatore, Romolo Augustolo, da parte di Odoacre, re degli eruli e comandante dell'esercito imperiale; l'impero romano d'Oriente, al contrario, sopravvisse fino al 1453, quando Bisanzio, la romana Costantinopoli, cadde nelle mani dei turchi. La parte occidentale dell'impero, meno solida e militarmente organizzata, non poté resistere alla pressione dei barbari e ne fu travolta. L'idea dell'unità e dell'universalità dell'impero romano, tuttavia, non venne mai meno: anche se amministrati da re germanici, i territori un tempo appartenuti all'impero continuarono a essere considerati possesso dell'imperatore d'Oriente. Fu in base a queste considerazioni che l'imperatore bizantino Giustiniano (527-565) diede l'avvio alla campagna militare per la riconquista dell'Italia. Egli, tuttavia, non riuscì a rinnovare l'impero, bensì solo a estenderne le frontiere per breve tempo: nel 568, infatti, i longobardi varcarono le Alpi dal settore friulano e si riversarono in Italia. Nel periodo che va dal 568 al 603, quando fu stipulato un trattato di pace provvisoria tra i longobardi e Bisanzio, il controllo imperiale della penisola fu pertanto limitato a pochi lembi di territorio: il litorale veneto e la laguna; il litorale ligure e toscano; Ravenna, sede dell'esarca bizantino, e la zona circostante, denominata ROMÀNIA (Romagna); la pentapoli marittima -Ancona, Fano (PS), Pesaro, Senigallia (AN) e Rimini- e quella interna -Cagli (PS), Fossombrone (PS), Jesi (AN), Urbino (PS) e Gubbio (PG)-; il "corridoio umbro", che collegava l'esarcato di Ravenna al ducato di Roma passando per Amelia (TR), Narni (TR), Todi (PG), Perugia e Gubbio; il ducato di Napoli; la Puglia e la Calabria; le isole di Sardegna, Sicilia e Corsica. L'Italia centro-meridionale vide nel frattempo la nascita dei ducati longobardi di Spoleto e Benevento mentre Pavia fu eletta a capitale del regno longobardo del nord. Nel giugno del 774, quando il re dei franchi Carlo Magno sconfisse definitivamente Adelchi, figlio di Desiderio, ultimo re longobardo, i territori bizantini in Italia si ridussero notevolmente; rimasero all'imperatore d'Oriente: la Sardegna e la Sicilia; una parte della Calabria, tra Rossano (CS) e Reggio di Calabria; la Terra d'Otranto, compresa Lecce; il ducato di Napoli e il territorio di Agropoli (SA); il ducato di Roma, di fatto dominio del papa; il "corridoio umbro". I domini bizantini in Italia diminuirono ulteriormente nel secolo successivo: tra l'827 e il 902 la Sardegna fu abbandonata a se stessa e i saraceni occuparono l'intera Sicilia e le città di Bari e Taranto, mentre solo Venezia, i ducati di Napoli, Gaeta (LT) e Amalfi (SA) e le martoriate terre di Calabria e d'Otranto, sottoposte a devastanti e continue incursioni arabe, rimanevano ancora sotto il controllo di Bisanzio. Nel 971, al termine della lunga guerra tra l'imperatore germanico Ottone I (936-973) e quello bizantino Giovanni I Zimisce (969-976), solo una piccola parte del Molise, la Puglia e la Calabria risultavano soggetti a Bisanzio. Ottenuta la corona imperiale nel 1046 e alleatosi con i normanni, Enrico III riprese la politica di conquista contro quel che restava del dominio bizantino e dei ducati longobardi. In seguito agli accordi di Melfi (1059), il pontefice Niccolò II riconobbe al normanno Roberto il Guiscardo il titolo di duca di Puglia e di Calabria nonché di conte di Sicilia; nel 1071 questi conquistò Bari, ultimo lembo di terra bizantina nella penisola italiana.

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