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VERDI, GIUSEPPE
Approfondimento
Approfondimento: VERDI, GIUSEPPE
Celebre compositore nato nel 1813 a Roncole (oggi Roncole Verdi), nel comune di Busseto (donde l'appellativo di "Cigno di Busseto"), in provincia di Parma, e morto a Milano nel 1901. Riceve un'istruzione di tipo retorico-umanistico nel ginnasio della città natale; don Pietro Baitrocchi gli impartisce i primi rudimenti di musica. Nel 1825 inizia gli studi regolari in musica con Ferdinando Provesi, direttore della scuola municipale di musica e della Società Filarmonica; dal 1829 al 1832 l'allievo sostituisce il direttore in tutte le mansioni. A questo periodo risalgono le sue prime composizioni, molte sacre (pochissime quelle rimasteci), mentre per la musica da teatro abbiamo notizia di una sola sinfonia del 1828. Alla fine del 1830 tenta di entrare al conservatorio di Milano ma, seppure con giudizi molto positivi, l'elevato numero delle domande di ammissione e il fatto che non provenga dal Regno Lombardo-Veneto determinano la sua esclusione. Prende, quindi, lezioni private da Vincenzo Lavigna fino al 1835 e frequenta l'ambiente dell'aristocrazia milanese. Gli viene commissionata una cantata eseguita per il compleanno dell'imperatore Ferdinando I, il 19 aprile 1836. Tornato a Busseto vince il posto di maestro di musica del comune. Nel 1836 sposta la sua attenzione verso Parma, sempre avendo il pensiero rivolto a Milano. Esordisce alla Scala di Milano nel 1839 con "Oberto", conte di San Bonifacio, cui seguì "Un giorno di regno" (1840); i primi successi vengono con il "Nabucco" (1842) e "I lombardi alla prima crociata" (1843); di essi alcuni brani saranno adottati, nel clima patriottico di quegli anni, come inni risorgimentali. Nel periodo successivo, che lui stesso definisce come "gli anni di galera", si impegna in un'attività frenetica per imporsi sul mercato operistico: produce tra 1844 e 1850 ben 11 opere ("Ernani", "I due Foscari", "Giovanna d'Arco", "Alzira", "Attila", "Macbeth", "I masnadieri", "Il corsaro", "La battaglia di Legnano", "Luisa Miller", "Stiffelio"). Ricorrendo a librettisti come Solera, Cammarano e in particolare Piave, in queste opere presenta la struttura melodrammatica, sfruttandola al meglio, mostrandosi già molto sensibile ai gusti del pubblico. Dopo la morte di Donizetti è il primo esponente dell'opera italiana. Di questa prima fase sono tre capolavori: "Rigoletto" (1851), "Il trovatore" (1853) e "La traviata" (1853). Negli anni seguenti mira a una scelta più critica dei mezzi, a una maggiore cura delle funzioni orchestrali (come nei "Vespri siciliani", 1855), a una più elaborata caratterizzazione dei personaggi ("Simon Boccanegra", 1857; "Don Carlos", 1867), a un ampliamento delle strutture drammatiche e all'assunzione di moduli da grand-opéra ("Un ballo in maschera", 1859; "Aida", 1871). Nei due ultimi capolavori ("Otello", 1887, e "Falstaff", 1893, su libretti di Boito), con un potenziamento della parte orchestrale, elabora un linguaggio teatrale definito dai critici moderno. Tra i lavori non teatrali possono essere ricordati: il "Quartetto per archi" e la "Messa di Requiem", scritta per la morte di Alessandro Manzoni (1874).