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Provincia di TRIESTE
Capoluogo: Trieste
Scheda
- Superficie: 211,82 Kmq
- Abitanti: 236.393
- Densità: 1.116,01 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 032
- Numero comuni: 6
Provincia di Trieste - Statistiche
Territorio. La provincia di Trieste, la più piccola delle province italiane, è suddivisa in 6 comuni e occupa una ristretta fascia costiera sul versante orientale del golfo di Trieste, comprendente parte del Carso Triestino, che inizia da Monfalcone (GO) e segue il confine sloveno verso est. La parola Carso deriva dalla radice preindoeuropea non attestata “kar”, che si riferisce a luoghi rocciosi; ed è proprio la pietra l’essenza del Carso, che si caratterizza per il suo paesaggio brullo, la roccia calcarea bianca e i numerosi fenomeni carsici, per la particolarità della flora e della fauna e per la composizione etnica dei suoi abitanti. Il Carso Triestino è costituito da un vasto altipiano ed è formato da rocce calcaree, che sono lentamente disciolte, corrose e plasmate dall’acqua meteorica: si sono così formati gli avvallamenti o doline carsiche, i numerosi pozzi e voragini nonché le caratteristiche grotte carsiche. A causa della permeabilità della roccia carsica l’idrografia di superficie è inesistente ed è sostituita da numerosi corsi d’acqua sotterranei, che sgorgano in superficie, risalendo attraverso i blocchi calcarei: la Recca, che scorre all’interno delle grotte di San Canziano, riappare prima sul fondo della Grotta di Trebiciano, per poi riaffiorare in superficie presso San Giovanni di Duino, dove prende il nome di Timavo e, dopo un breve percorso, sfocia nell’Adriatico. I fattori climatici sono molto vari: la vicinanza del mare ha un influsso di tipo mediterraneo tuttavia, nei mesi invernali, la bora, che soffia violenta e fredda dalle valli della vicina Slovenia, riesce ad abbassare la temperatura a livelli continentali. Il manto vegetale carsico è costituito dalla boscaglia illirica del Carso, dalla landa carsica, da pascoli e prati. Le formazioni boschive hanno l’aspetto di una boscaglia rada, discontinua, disseminata di arbusti. Ai piedi del crinale carsico, dove lo strato di terra rossa è più spesso, proliferano i querceti; sul suolo brullo e cosparso di rocce affioranti è invece venuta a crearsi la landa carsica, ricoperta da vegetazione bassa e povera, adatta soltanto al pascolo. All’interno delle doline le condizioni climatiche molto più rigide hanno determinato la nascita del bosco di dolina, costituito prevalentemente da carpino bianco e nocciolo. Totalmente diversa è la vegetazione della fascia costiera: le scogliere sono, infatti, ricoperte dalla macchia mediterranea. La fauna è caratterizzata da una grande varietà, determinata dalla posizione geografica, dalla particolare struttura geomorfologica, dai fattori microclimatici e dalla ricchezza della vegetazione. La volontà di tutelare il patrimonio paesistico e naturale ha promosso l’istituzione della Riserve naturali delle Falesie di Duino, del Monte Lanaro e del Monte Orsario e il Parco del Castello Miramare. Con legge regionale del 30 settembre 1996 è stata istituita la Riserva naturale della Valle Rosandra: la val Rosandra occupa la parte sud-orientale della provincia e presenta caratteristiche geologiche tali da farne una delle aree più interessanti del Carso Triestino. La Riserva comprende la valle percorsa dal torrente Rosandra, unico corso d’acqua epigeo del Carso, e il monte Cocusso, la cima più alta del Carso Triestino. Il torrente Rosandra nasce in territorio sloveno ed entra in territorio italiano dopo la confluenza con il Rio Grize: in questa parte del suo corso il Rosandra ha un regime pressoché costante, poiché il letto è costituito da sedimenti impermeabili; successivamente, raggiunta una zona dove è stato abraso lo strato impermeabile, precipita con una cascata in una forra. La popolazione che vive sul Carso Triestino è prevalentemente di nazionalità slovena: le sue radici risalgono al VII secolo d.C., quando si insediarono in questa zona i primi popoli slavi. Gli sloveni hanno saputo mantenere la propria cultura e le proprie tradizioni, che rivivono nelle manifestazioni in costume tradizionale, e hanno rafforzato l’identità nazionale con l’istituzione di proprie scuole e altre associazioni.
Nello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, si rappresenta un vallo romano con due torri d’argento posto sulla vetta di un monte a tre cime e accompagnato, fra le due torri, da una punta d’alabarda d’argento; la campagna azzurra è mareggiata d’argento.
Comunicazioni. Grazie alla favorevole posizione geografica il territorio della provincia ha svolto da sempre un importante ruolo nell’ambito dei collegamenti e dei traffici. Disseminati sul Carso si trovano numerosi valichi di frontiera con la Slovenia e la rete stradale è ben sviluppata (strade statali n. 14 della Venezia Giulia, n. 15 via Flavia, n. 58 della Carniola, n. 202 Triestina). Trieste è collegata al suo retroterra da ferrovie (attraverso Monfalcone con Venezia e Udine, attraverso San Pietro del Carso con Lubiana e Fiume) e da numerose strade. L’autostrada per Milano, Venezia, Torino (A4 Torino-Trieste) completa il quadro delle infrastrutture viarie. Il servizio aereo è garantito dall’aeroporto internazionale di Ronchi dei Legionari. Il porto di Trieste, collocato all’estremo nord del Mediterraneo, è lo scalo di riferimento per i mercati dell’Europa centrorientale e per il Friuli-Venezia Giulia, con specializzazione con il Medio ed Estremo Oriente. La breve distanza dai mercati centro ed est europei è coperta da una organica rete ferroviaria, integrata con la rete nazionale e internazionale, e stradale -il porto beneficia della sopraelevata che lo collega all’autostrada A4 Torino-Trieste-. Il porto di Trieste comprende cinque distinti punti franchi, di cui tre destinati alle attività commerciali: il Punto Franco Vecchio, il Punto Franco Nuovo e lo Scalo Legnami. Il Punto Franco Olii Minerali e il Punto Franco del Canale di Zaule sono destinati ad attività di tipo industriale. I terminali, che rispondono a ogni necessità di movimentazione del traffico industriale, commerciale e turistico e i magazzini per il deposito, lo stoccaggio e la distribuzione delle merci assicurano il ciclo completo per tutte le operazioni marittimo-portuali. Il Terminale Oleodotto Transalpino assicura inoltre il traffico petrolifero alle raffinerie di Ingolstadt (a nord di Monaco di Baviera, in Germania), di Schwechat (presso Vienna, in Austria) e di Litvinov (Repubblica Ceca).
Storia. Le prime tracce della presenza dell’uomo in questa zona risalgono già al neolitico, quando la Grotta Gigante e le altre caverne erano abitate dall’uomo preistorico. Nel II secondo secolo a.C. le legioni romane invasero il Carso per la prima volta dopo violenti scontri con gli istri, che abitavano i castellieri carsici. Centro dei galli carni, l’antica Tergeste venne probabilmente a contatto con i romani al tempo della fondazione della colonia di Aquileia (181 a.C.): saccheggiata dai giapidi nel 52 a.C. e soccorsa da Cesare, fu fortificata da Augusto, cui si deve verosimilmente la fondazione della colonia romana. Con la conquista romana del Carso i castellieri furono abbandonati e sorsero numerosi centri, primitivi nuclei degli attuali villaggi carsici. All’imbocco della val Rosandra, da cui nasceva l’acquedotto romano che rifornì Tergeste, fu fondata Bagnoli e nella zona di Aurisina e Sistiana c’erano numerose cave da cui si estraeva un marmo pregiato usato nella costruzione di molte città romane, tra cui Aquileia. Con la conquista romana il Carso conobbe un periodo di benessere che durò fino al VI-VII secolo d.C., con l’avvento dei longobardi e delle prime tribù slave che invasero la zona spingendosi fino all’Isonzo: la popolazione si rifugiò nei castellieri, le cui mura difensive furono restaurate. Trieste, devastata dai longobardi nel 568, tornò sotto il dominio dei bizantini -che l’avevano conquistata nel 539-, sotto cui rimase ininterrottamente, tranne brevi periodi in cui fu occupata dai longobardi, fino al 787, quando passò sotto la signoria di Carlo Magno. Nel X secolo fece parte del regno italico ma su di essa esercitavano grande autorità i vescovi mentre cominciava a farsi sentire l’influenza veneziana. Il comune, istituito
nell’undicesimo secolo, dovette barcamenarsi tra questi due poteri, cui più tardi si aggiunse quello dei patriarchi di Aquileia. L’attuale assetto del territorio della provincia risale al periodo dell’occupazione dei franchi. Con l’avvento della dinastia asburgica, nel XIII secolo, il territorio fu diviso tra i signori di Duino (comuni di Duino-Aurisina, Sgonico e Monrupino), Trieste, San Dorligo e Muggia. Nel XV secolo si formarono i nuovi villaggi carsici: lo stile degli edifici è romano-gotico e denota anche un’influenza veneta. La tipica casa carsica è circondata da un alto muro, in cui si apre l’ingresso al cortile interno; sull’ingresso poggia un arco di pietra, che porta incisa la data di costruzione e il nome del proprietario. Nel cortile si trova il pozzo, in cui, scorrendo giù dal tetto, si raccoglie l’acqua piovana. Le case sono costruite in pietra ma possono avere il tetto in ardesia. Durante il regno di Maria Teresa, e successivamente con Giuseppe II, il territorio conobbe un progressivo aumento dei traffici marittimi grazie all’istituzione del porto franco di Trieste. L’Austria fece di Trieste il suo maggiore emporio marittimo, per promuovere l’esportazione di prodotti austriaci e creare una base commerciale per la Compagnia Orientale; dopo un inizio stentato, il porto di Trieste riuscì ad affermarsi come sbocco naturale dei paesi dell’Europa danubiana: sorsero così i bacini, i moli, le darsene e i magazzini dell’area portuale, prima limitata allo specchio d’acqua ai piedi del colle di San Giusto e più tardi potenziata e ampliata. Fu migliorato il sistema di comunicazioni con il retroterra; nacquero le società di navigazione, i cantieri, l’arsenale, gli istituti di assicurazione, case di spedizione e industrie legate ai trasporti sul mare e ai loro prodotti. Nel 1809 le truppe napoleoniche invasero il territorio della provincia, che ebbe come capoluogo Trieste; San Dorligo passò invece sotto l’egida di Postumia. La caduta di Napoleone segnò l’annessione dei comuni di Duino-Aurisina, Sgonico e Monrupino a Gorizia mentre il comune di Trieste divenne nucleo a sé; San Dorligo e Muggia divennero parte dell’Istria. Nel marzo 1848 a Trieste scoppiarono i primi moti per l’irredentismo: un gruppo di patrioti tentò di impadronirsi della città ma fu sconfitto. Due anni dopo il governo centrale austriaco concesse a Trieste lo statuto di città-provincia, con larga autonomia e potere legislativo, che durò fino al 1914. Con l’affermazione del partito nazionale i rapporti con il governo centrale diventavano sempre più tesi e in particolare la gioventù studentesca dimostrò a più riprese la volontà di riunirsi all’Italia. Scoppiata la guerra nel 1915 il governo austriaco considerò Trieste territorio nemico: la città fu occupata dalle truppe italiane nel novembre 1918. Lo scoppio della seconda guerra mondiale aggravò ulteriormente la situazione venuta a crearsi con l’annessione di Trieste al Regno d’Italia. Con il trattato di pace concluso a Parigi nel febbraio 1947 fu costituito il Territorio Libero di Trieste, sottratto alla sovranità italiana ed eretto a ente territoriale autonomo sotto il controllo delle Nazioni Unite. Esso comprendeva tutta la parte nord-occidentale dell’Istria mentre tutta la zona sud-orientale fu assegnata alla Jugoslavia. Falliti i tentativi di un accordo fra Italia e Jugoslavia per la nomina di un governatore, il Territorio Libero di Trieste fu temporaneamente suddiviso in una zona A (da Duino a Trieste compresa), sottoposta all’amministrazione militare angloamericana, e in una zona B (da Capodistria a Cittanova) sotto l’amministrazione iugoslava. Col patto di Londra dell’ottobre 1954 cessò di esistere il Territorio Libero di Trieste. Il patto sancì la sua spartizione fra l’Italia e la Jugoslavia e impose un porto franco a Trieste e la tutela delle minoranze etniche residenti nelle due zone.
Struttura socio-economica. La scarsa estensione del territorio, calcareo sull’altopiano carsico e marno-arenaceo intorno al capoluogo -che, oltre ad assorbire quasi tutta la fascia costiera triestina, estende gran parte del territorio sull’altopiano carsico- e al vallone di Muggia, non consente grandi produzioni agricole, limitate a colture ortofrutticole con prati e pascoli nelle zone periferiche. Sull’altopiano carsico viene prodotto il celebre vino rosso “Terrano”; sulle terrazze che digradano verso il mare crescono invece le viti da cui si ricavano alcune varietà di vino bianco. La pesca, un tempo molto praticata, è quasi scomparsa. Accanto alle attività portuali, cantieristiche e industriali, estese anche ai comuni di Muggia e San Dorligo della Valle, vanno segnalate la presenza di una cartiera, sorta alla foce del Timavo, e l’estrazione delle pietre da costruzione e ornamentali dalle cave di Aurisina. Il rilevante patrimonio paesistico, ricco di testimonianze della sua storia e di molte opere d’arte (chiese, ville, fortificazioni militari, nuclei di antica formazione e insediamenti rurali), ha inoltre promosso un rapido sviluppo delle attività turistiche.
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