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Provincia di RAVENNA
Capoluogo: Ravenna
Scheda
- Superficie: 1.858,49 Kmq
- Abitanti: 385.729
- Densità: 207,55 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 039
- Numero comuni: 18
Provincia di Ravenna - Statistiche
Territorio. Come in altre zone della regione, si ritrova in questa provincia (formata da 18 comuni) la compresenza dei tratti tipici della pianura padana accanto ad un'area caratterizzata da un profilo mosso, ondulato, sebbene quasi mai aspro. La maggior parte del territorio è infatti occupata dalla pianura alluvionale del Po, tra la via Emilia e le Valli di Comacchio; una porzione assai meno estesa insiste sui primi rilievi collinari della fascia preappenninica. Attraversata dal corso dei fiumi Reno, Lamone e Montone, la provincia offre così una notevolissima varietà di ambienti e paesaggi: dalla riviera arricchita di lussureggianti pinete all'area palustre delle Valli di Comacchio, alla fertile pianura coltivata, alle dolci colline della zona faentina. Parte del territorio è ricompresa nel Parco Regionale del Delta del Po e in generale sono state intraprese iniziative volte alla conservazione del patrimonio naturale, come l'istituzione di aree protette quali l'oasi di Punte Alberete, una foresta allagata in cui si alternano aree di bosco igrofilo e praterie sommerse, visitabile grazie ad un sentiero rialzato con passerelle, o la Valle Furlana, che si trova a Sant'Alberto, lungo l'argine del fiume Reno. La creazione di questi ambienti protetti (in cui, a livello demografico, si registra un indice di vecchiaia particolarmente superiore alla media) ha consentito la conservazione dell'habitat naturale della flora tipica palustre (campanule, ninfee, iris) e permette una vita meno disturbata alla copiosa e variegata fauna presente: aironi, sterne e gabbiani di diverse specie, falchi di palude, cavalieri d'Italia, pittime, ibis, avocette. Alle specie stanziali si affiancano, per lo più nel periodo estivo, lo svasso maggiore, il cormorano, il germano reale, la folaga. Oltre agli uccelli si trovano mammiferi quali la nutria e il coniglio selvatico; occasionalmente si osserva la presenza della lontra. Nelle acque delle zone palustri nuotano anguille, spigole, orate, cefali, ghiozzi, bavose e passere.
Lo stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, raffigura un'aquila rossa in campo aureo.
Comunicazioni. Tra gli assi viari principali della provincia figura senz'altro la s.s. n. 16 Adriatica, uno dei tracciati più lunghi d'Italia, che per una parte interessa quest'area. Da questa statale, in prossimità del capoluogo, si diparte un tronco autostradale che, tra Faenza e Imola, si collega all'A14, l'autostrada Bologna-Taranto o “Adriatica”. La principale linea ferroviaria è la Bologna-Bari, che tuttavia interessa il territorio provinciale per un breve tratto. Il capoluogo è sede di installazioni portuali di un certo rilievo, nonché di un aeroporto turistico.
Storia. L'antropizzazione della zona ha origini antichissime, come dimostrano ritrovamenti archeologici riferibili all'esistenza di un villaggio della civiltà di Fiorano, risalente al V millennio a.C. Con la presenza etrusca si dette impulso alle opere di bonifica e all'agricoltura ma un punto di svolta determinante per lo sviluppo dell'intera regione si ebbe con la realizzazione della via Emilia che nel II sec. a.C. portava
alla fondazione di molti importanti centri che, nel loro assetto urbanistico, denunciano ancora oggi l'impronta romana. Anche sul piano socio-economico è questo un periodo decisamente importante: ceramica, laterizi e lino sono produzioni già note almeno dal I sec. d.C. Le vicende della provincia sono legate soprattutto alla storia del suo capoluogo, capitale bizantina e culla del pluralismo religioso sotto Teodorico. Dominata da Uguccione della Faggiola nel Trecento, fu possedimento della Serenissima nel Quattrocento, appartenne allo Stato della Chiesa dal Cinquecento fino al marzo del 1860, quando passò al Regno di Sardegna. Nel grande patrimonio storico della zona spicca la cultura del mosaico, nota nel mondo; per la loro ricchezza e importanza otto monumenti del capoluogo sono stati inseriti dall'UNESCO nella World Heritage List, la lista del patrimonio mondiale: si tratta della basilica di Sant'Apollinare in Classe, di quella di S. Vitale, di Sant'Apollinare Nuovo, del mausoleo di Teodorico, di quello di Galla Placidia, del battistero degli Ariani e di quello Neoniano nonché della cappella arcivescovile. Nella motivazione si legge che “l'insieme dei monumenti religiosi paleocristiani e bizantini di Ravenna è di importanza straordinaria in ragione della suprema maestria artistica dell'arte del mosaico. Essi sono inoltre la prova delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un periodo importante della storia della cultura europea”.
Struttura socio-economica. Il territorio è diviso in tre distretti scolastici: il n. 39 di Lugo, che ha giurisdizione sui comuni di Lugo, Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Fusignano, Massa Lombarda e Sant'Agata sul Santerno; il n. 40 di Ravenna, che ha giurisdizione sui comuni di Ravenna, Cervia e Russi, e il n. 41 di Faenza, con giurisdizione sui comuni di Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Riolo e Solarolo nonché sui comuni forlivesi di Modigliana e Tredozio. L'agricoltura conta su rilevanti coltivazioni di frutta, che danno alimento a solidi e ben noti conservifici. Di grandissima importanza l'industria chimica e petrolchimica, con estrazione di gas naturale praticata anche in mare (al largo della costa ravennate si trova una delle più alte concentrazioni di installazioni dell'Adriatico). Tutto il territorio provinciale è attraversato da un fitta rete di condotte per il trasporto del gas e di elettrodotti perché il gas estratto viene trasformato in energia nelle centrali termoelettriche diffuse nella zona. La ricerca di fonti di energia ha involontariamente creato situazioni di interesse anche naturalistico: nel settembre del 1965, durante i lavori di trivellazione di un pozzo di metano al largo di Porto Corsini, si verificò un grave incidente che provocò l'affondamento della piattaforma marina “Paguro”. Oggi quella piattaforma, a 25 metri di profondità, è diventata l'habitat per astici, granchi, cicale di mare, occhiate, mormore, spigole e scorfani, nonché ofiuridi, celenterati e attinie. La zona di tutela biologica istituita nel 1985 è oggi meta di appassionati subacquei. Ai visitatori, per lavoro o turismo, la gastronomia della provincia offre i sapori tipici della Romagna: la piadina, che accompagna secondi piatti di carne (particolarmente diffuso il castrato alla brace) o di pesce fresco proveniente dai centri rivieraschi e i salumi, autentica celebrità dell'intera regione; i primi piatti si basano su cappelletti, tagliatelle, passatelli, risotti, strozzapreti al ragù annaffiati dai vini tipici della Romagna: albana, cagnina, trebbiano e sangiovese.
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