Descrizione
Comune di montagna popolato fin dalla preistoria, la cui immagine si imprime nella memoria del visitatore con la figura altera delle antiche torri e il cui nome è ancora oggi legato alla squisita fattura delle statuine da presepe, delle mongolfiere di carta colorata e dei prodotti artigianali in ferro battuto e in rame; la sua popolazione vive del commercio, del turismo estivo e delle tradizionali attività rurali. La comunità dei pacentrani, il cui indice di vecchiaia è piuttosto elevato, risiede quasi per intero nel capoluogo comunale, che conserva pressoché inalterata la veste architettonica dei secoli passati. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico vario e irregolare: i suoi confini abbracciano il lembo orientale della conca sulmonese ma anche la mole aguzza del Monte Amaro e i suoi contrafforti collinari. L'abitato è situato proprio nel punto di trapasso da un ambiente di pianura fortemente antropizzato ad uno tipicamente montano in cui la natura si esprime nella pienezza del suo rigoglio; a sud-est il fiume Vella, dopo aver fornito abbondante acqua per l'irrigazione ed aver alimentato una centrale idroelettrica, fa il suo ingresso nella conca sulmonese. Nello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggiano tre colli all'italiana e una stella a sei raggi.
Storia
Luogo di insediamenti preistorici, come testimoniano numerosi manufatti in pietra e alcune pitture rupestri del paleolitico inferiore, il territorio comunale ospitò con tutta probabilità il VICUS peligno di Pacino. Il borgo medievale, dai caratteri di insediamento militare e commerciale, è menzionato per la prima volta nel Chronicon vulturnense, in cui è contenuta la conferma, da parte dell'imperatore franco Ludovico, della chiesa di S. Leopardo IN PACENTRUM all'abbazia di San Vincenzo al Volturno. Soggetto nel 1170 ad un certo Mallerio, il feudo passò a Nicolò di Costanzo nel XIV secolo e fu coinvolto nei conflitti di potere tra i Cantelmo e i Caldora, che aprirono la strada all'affermazione delle famiglie romane degli Orsini, dei Colonna e dei Barberini. Fra i borghi medievali abruzzesi quello pacentrano si distingue per il buono stato di conservazione: svettano nella parte alta del paese le torri a base cilindrica e a pianta quadrata del castello edificato tra Tre e Quattrocento; si offrono inoltre all'ammirazione dei visitatori la parrocchiale di Santa Maria Maggiore -oggi della Misericordia- inaugurata con sinodo diocesano nel 1602, e la chiesa dell'Immacolata (1589), annessa al convento dei minori osservanti. La chiesa della Santissima Annunziata, coeva al castello e diruta, conserva tracce di affreschi.
Economia
Il castello e l'intatto borgo sono il segno tangibile del legame che unisce la comunità al suo passato, sostanziato di storia e di tradizioni. Gli avi coltivarono il suolo per ricavarne cereali, ortaggi, uva e olive; ai nostri giorni si sono adottati metodi razionali e tecniche più avanzate ma l'attaccamento alla terra è sempre di grande intensità e, nonostante un certo grado di apertura verso l'industria delle costruzioni e il terziario -fra i servizi figura anche il credito-, continua il massiccio esodo dei giovani. I ritardi che condizionano il quadro delle attività economiche non hanno ostacolato la crescita del sistema delle infrastrutture. Il comune possiede gli ordinari uffici municipali e postali, dispone delle scuole dell'obbligo e si arricchirà tra breve di un museo delle tradizioni agro-silvo-pastorali; è dotato di un ambulatorio comunale, di un albergo, di un rifugio montano ben attrezzato, di ottimi ristoranti e di due ostelli della gioventù, senza contare una palestra, un campo da tennis e uno di calcio.
Relazioni
La stazione sciistica di Passo San Leonardo è ancora estranea a fenomeni di affollamento ed è quindi il luogo ideale in cui praticare gli sport invernali godendo di un contatto privilegiato con la natura. In occasione della festa della Madonna di Loreto, che si celebra nella prima domenica di settembre, si consuma un agone di antichissima tradizione, le cui origini sono da rintracciare nei riti pagani propiziatori della fertilità della terra e dell'abbondanza del raccolto: si tratta della "corsa degli zingari", che vede i giovani contendenti buttarsi a capofitto e a piedi nudi giù per il pendio della montagna per raggiungere la chiesa dedicata alla Vergine. La festa del Patrono S. Marco ha luogo il 25 aprile.
Località
Colle Alto-Colle Gigliastro, Monte Amaro, Morrone di Pacentro