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Provincia di BOLOGNA
Capoluogo: Bologna
Scheda
- Superficie: 3.702,53 Kmq
- Abitanti: 976.175
- Densità: 263,65 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 037
- Numero comuni: 60
Provincia di Bologna - Statistiche
Territorio. La provincia di Bologna, articolata in 60 comuni, è la più estesa e la più popolosa della regione e fa registrare un indice di vecchiaia particolarmente superiore alla media. Confina con la Toscana a sud ed è compresa tra le province di Modena, Ferrara e Ravenna. Estesa dall’Appennino tosco-emiliano alla grande ansa del Reno, partecipa in maniera pressoché uguale delle due regioni morfologiche che caratterizzano il paesaggio geografico emiliano: l’Appennino e la pianura padana. Il confine amministrativo non segue lo spartiacque appenninico ma lascia in territorio toscano le testate delle valli dei principali corsi d’acqua che attraversano la provincia: l’Idice, il Sillaro, il Santerno e il Reno. Il clima è di tipo continentale con estati calde, inverni freddi e precipitazioni distribuite in misura uniforme nel corso dell’anno ma con punte massime nei mesi autunnali. Le caratteristiche climatiche dell’Appennino sono diverse da quelle della pianura: presentano infatti maggiori precipitazioni e temperature estive meno elevate. Il territorio di Bologna ha inoltre un articolato sistema di emergenze di particolare pregio naturalistico e culturale, tutelato da parchi e riserve naturali, che hanno, tra gli scopi istituzionali, la salvaguardia del patrimonio faunistico e botanico, la regolamentazione delle attività agricole e turistiche e la conservazione delle caratteristiche paesaggistiche. Le aree protette della provincia sono molto diversificate tra loro, non solo dal punto di vista geografico ma soprattutto per quanto riguarda il tipo di emergenza tutelato. Particolare interesse geologico e geomorfologico riveste il Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, che occupa le prime pendici della collina bolognese a sud-est di Bologna, tra la valle del torrente Savena e quella del Quaderna. Gli affioramenti del gesso messiniano rappresentano la peculiarità geologica e geomorfologica più rilevante del territorio. Grazie allo sviluppo dei fenomeni carsici e al conseguente modellarsi del paesaggio l’area assume connotati particolari: doline, altopiani rocciosi, candele inghiottitoi, bolle di scollamento e, nel sottosuolo, corsi d’acqua, colate alabastrine, pozzi. L’altra emergenza geologica del parco è quella dei calanchi dell’Abbadessa, rocce originatesi per la deposizione di materiali vari avvenuta in fondali marini profondi. Le caratteristiche di questi contesti sono determinate essenzialmente dalla matrice argillosa che li costituisce: l’argilla è un materiale estremamente fine, impermeabile e plastico e questi connotati rendono le zone soggette a intensi fenomeni di erosione, impervie, brulle ed economicamente improduttive. Nella provincia sgorgano inoltre acque e fanghi curativi: Porretta e Castel San Pietro sono due stazioni termali estremamente qualificate, specializzate nella cura dei disturbi dell’apparato osteo-articolare, digerente, respiratorio, vascolare e dentale.
Nello stemma provinciale, concesso con decreto del 1933, si rappresenta, su sfondo azzurro, un leone rampante d’oro nell’atto di levare un vessillo a tre fasce, di verde, d’argento con il motto LIBERTÀ e di rosso. Sotto la punta dello scudo, su lista bifida azzurra, accartocciata e svolazzante, spicca la scritta in oro PROVINCIA DI BOLOGNA.
Comunicazioni. La rete stradale provinciale è strettamente collegata alla rete del capoluogo, a quella di tutti i comuni e alla maglia costituita dalle strade statali e dalle autostrade. Le principali direttrici del traffico autostradale sono la A1 Milano-Napoli e la A14 Bologna-Taranto. Estremamente articolata è la maglia della viabilità ordinaria, che garantisce collegamenti più che soddisfacenti. Gli assi viari più importanti sono rappresentati dalle strade statali n. 9 via Emilia, n. 16 Adriatica, n. 64 Porrettana, n. 65 della Futa, n. 253 San Vitale, n. 255 di San Matteo Decima, n. 324 del Passo delle Radici, n. 325 di Val di Setta e Val di Bisenzio, n. 568 di Crevalcore, n. 569 di Vignola, n. 610 Selice o Montanara Imolese, n. 623 del Passo Brasa. La rete ferroviaria è costituita dalle linee Bologna-Bari, Ravenna-Castelbolognese, Bologna-Milano, Bologna-Padova, Brennero-Bologna, Bologna-Roma, Bologna-Pistoia, Bologna-Firenze, Casalecchio-Vignola (gestita dall’azienda ATC) e Bologna-Portomaggiore. Il collegamento con la rete del traffico aereo è garantito dall’aeroporto di Bologna/Borgo Panigale.
Storia. La zona di Bologna fu abitata già in età preistorica come testimoniano i reperti rinvenuti nelle grotte in gesso di San Lazzaro di Savena (inserite nel circuito naturalistico tutelato dal Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa), databili all’età neolitica, la necropoli etrusca di Marzabotto, le vestigia etrusche e galliche di Monte Bibele, le tracce della civiltà villanoviana a Villanova di Castenaso. Alla fine del VI secolo a.C. risale la fondazione di Felsina (Bologna) da parte degli etruschi -insediatisi nella valle del Reno a partire dal IX secolo a.C.-, che dettero vita a un importante nodo commerciale lungo la via di comunicazione che collegava il porto adriatico di Spina alla costa tirrenica dell’Etruria. In breve tempo Felsina divenne la più importante tra le dodici città federate nella valle del Po e culla di una autonoma civiltà felsinea. Nella seconda metà del VI secolo popolazioni celtiche iniziarono a migrare nella pianura padana, adatta alla coltura del grano e della vite e popolata da querceti -che facilitavano l’allevamento dei suini, mai praticato dalle popolazioni locali-; il fenomeno indebolì la civiltà urbana delle città-stato etrusche ma contribuì all’unificazione politica e linguistica del territorio e al suo arricchimento economico. Tale crescita non sfuggì ai romani, che iniziarono la conquista della regione a sud del Po nel 223 a.C. Dopo la definitiva sconfitta dei galli boi (191 a.C.) iniziò una massiccia immigrazione di coloni romani e latini e nel 189 a.C. fu fondata la colonia latina di BONONIA. I romani promossero una vasta opera di bonifica del territorio: in breve tempo acquitrini e boschi lasciarono il posto ai filari di viti e ai campi coltivati, irrigati da una fitta rete di canali che costeggiavano le vie di comunicazione. Nel 187 a.C. il console Marco Emilio Lepido aprì tra Rimini e Piacenza la via Emilia e, nel medesimo periodo, fu fondata FORUM CORNELII (Imola). Dalla fine del III secolo d.C. la decadenza dell’impero romano investì il territorio bolognese: la debolezza delle istituzioni favorì le faide tra i vari aspiranti al soglio imperiale, che costituirono eserciti personali perennemente in guerra tra loro. Iniziò inoltre un massiccio esodo dalle campagne verso le città da parte dei contadini, vittime delle violenze degli eserciti. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente il Bolognese fu teatro della guerra tra goti e bizantini, poi tra questi ultimi e i longobardi. Nella seconda metà dell’ottavo secolo Carlo Magno, sconfitti i longobardi, donò i territori dell’Esarcato di Ravenna alla Santa Sede. Nell’undicesimo secolo, con la scomparsa della dinastia dei carolingi, la regione fu annessa al regno d’Italia sotto la sovranità morale del papato. In età comunale Bologna, divenuta autonoma per volontà imperiale, insieme agli altri comuni partecipò alla Lega lombarda. L’area divenne transito obbligato degli eserciti germanici -quando il figlio del Barbarossa divenne erede del trono normanno in Sicilia- e poi luogo di passaggio in viaggio verso Roma per le indulgenze. Quando l’imperatore Federico II tentò di espandere il suo dominio su tutta l’Italia, i comuni si allearono per combatterlo: Bologna partecipò a questa seconda alleanza il 24 maggio 1249, sconfisse l’esercito imperiale a Fossalta (nei pressi di Modena) e fece prigioniero il figlio dell’imperatore. A seguito della battaglia di Fossalta, Bologna riprese la sua politica espansionistica ed estese la propria egemonia in Romagna, dove conquistò Imola. Il papa Giovanni XXII, quando trasferì la sua sede ad Avignone, inviò, quale suo legato in Emilia, il cardinale Bertrando del Poggetto, che svuotò di potere le istituzioni comunali. Cacciato il legato pontificio a seguito di una rivolta, a Bologna si affermò una famiglia di notai e commercianti di carni, i Bentivoglio, che ressero il potere per tutto il XV secolo. Successivamente i papi tentarono di ricostituire lo Stato pontificio attraverso la politica del nepotismo: Sisto IV conferì al nipote il vicariato di Imola e di Forlì; Alessandro VI mandò il figlio Cesare Borgia a riconquistare la Romagna. Il Valentino occupò Imola, Forlimpopoli e Forlì ma, giunto alle porte di Bologna, apprese la notizia della morte del padre, che gli fece così mancare l’appoggio politico-militare necessario per proseguire la campagna. Papa Giulio II proseguì l’impresa e nel 1506 conquistò Bologna. La regione fu divisa in quattro parti: la Romagna, dove fu insediata la legazione di Ravenna, che comprendeva Imola; Bologna, governata da una giunta locale; gli Estensi a Ferrara; l’Emilia occidentale divisa tra Estensi e Farnese. Tra il XVII e il XVIII secolo il territorio bolognese fu incontrastato dominio dello Stato pontificio. A seguito della vittoriosa campagna in Italia di Napoleone sorsero le prime repubbliche sul modello francese: la Cispadana, di cui Imola fu capoluogo del distretto del Santerno, e la Transpadana, dalla cui fusione nacque la Repubblica Cisalpina, che unì politicamente l’Emilia-Romagna. Dopo la battaglia di Marengo entrò a far parte del regno d’Italia fino alla definitiva sconfitta di Napoleone e al Congresso di Vienna, che la restituì alla Santa Sede. Il periodo dei moti risorgimentali vide il risveglio degli ideali liberali e repubblicani, che portarono Bologna e Imola a
partecipare attivamente ai moti del 1831 e del 1848. L’annessione al regno d’Italia, avvenuta attraverso l’adesione dei ceti medi e l’esclusione di larghi strati della popolazione, segnò l’inizio di un difficile inserimento nella realtà del nuovo stato italiano, concepito come uno sviluppo del nuovo stato sabaudo. Nelle campagne iniziò il consolidamento del movimento operaio e Andrea Costa fu il primo deputato imolese alla camera. La prima guerra mondiale lasciò l’Italia in condizioni difficili e il partito socialista, sulla scia della rivoluzione sovietica, raccolse numerosi consensi tra contadini e operai. Dopo l’affermazione nelle elezioni del 1920 iniziarono i disordini culminati con la strage di piazza Maggiore, primo segno della violenza fascista, che proseguì anche nelle elezioni del 1924. Dopo la seconda guerra mondiale fu intrapresa la ricostruzione del tessuto urbano della regione, che favorì lo sviluppo della piccola e media industria e del movimento cooperativo, che contribuì a delineare quello che sarà definito il “modello emiliano”, capace di creare una delle zone di maggior benessere della penisola.
Struttura socio-economica. La provincia di Bologna è una delle più dinamiche e produttive della penisola. L’agricoltura, che ha un numero di addetti ridimensionato rispetto al passato grazie all’adozione di tecniche colturali all’avanguardia, garantisce la produzione di cereali, barbabietole da zucchero, ortaggi, frutta, foraggi (questi ultimi consentono un cospicuo allevamento di bovini e suini) e uva da vino. La viticoltura è caratterizzata dalla produzione di vini la cui produzione rispetta un disciplinare approvato con Decreto Ministeriale. I vini sono tutelati da appositi consorzi, cui sono affidate anche le mansioni di controllo sulla corretta applicazione dei disciplinari di produzione. La denominazione d’origine è rappresentata dal nome geografico della zona di produzione e designa un prodotto rinomato e di qualità, che ha caratteristiche connesse con l’ambiente naturale di coltivazione e con le tecniche adottate. Il settore secondario è caratterizzato da una forte presenza di aziende tecnologicamente avanzate, che operano in prevalenza nei comparti metalmeccanico, chimico, grafico-editoriale, dei materiali da costruzione e della trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici (zuccherifici, caseifici, dolcifici, pastifici, distillerie, conservifici). Accanto all’industria sono pienamente investiti nel processo di espansione e rinnovamento anche il terziario e l’artigianato. Il commercio ha portata sia nazionale che internazionale, data anche la fitta rete di vie di comunicazione stradali e ferroviarie, che ha nel capoluogo uno dei maggiori nodi del traffico d’Italia. La provincia vanta inoltre una rinomata tradizione di prodotti genuini e specialità gastronomiche, che conservano le qualità inimitabili dei prodotti ottenuti con metodi artigianali. L’offerta di prodotti con garanzia di qualità e genuinità è associata a una originale offerta turistica, a una grande cura per l’ambiente e alla conservazione delle migliori tradizioni.
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