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Provincia di ALESSANDRIA
Capoluogo: Alessàndria
Scheda
- Superficie: 3.560,42 Kmq
- Abitanti: 438.726
- Densità: 123,22 ab./Kmq
- Codice ISTAT: 006
- Numero comuni: 190
Provincia di Alessandria - Statistiche
Territorio. Terza nella regione per estensione, è situata all’estremo vertice sud-orientale del Piemonte ed è costituita da 190 comuni. Confina: a meridione, con le province liguri di Savona e Genova e con quella emiliana di Piacenza; a oriente, con la provincia lombarda di Pavia; a nord, con quella di Vercelli; il confine occidentale è con le province di Torino e Asti. Il territorio, per la maggior parte collinare, può essere suddiviso in fasce ecologiche e paesaggistiche distinte; tra queste la prima, la più estesa, riflette la tipologia del tipico ambiente fluviale padano: greti sassosi e nudi a forte insolazione diretta, prato arido xerofilo con vegetazione erbacea ed arbustiva, il bosco ripariale a saliconi ed ontano nelle zone più umide, a pioppo e rovere su terreno sabbioso drenato. A queste tipologie si aggiunge la fascia agricola che cinge le aree a struttura naturale. La seconda fascia ambientale che si incontra è quella collinare, che si compone di quattro aree distinte: il Monferrato, caratterizzato da vegetazione boschiva mesofila; l’Acquese-Basse Langhe, che presenta un maggior numero di ambienti naturali (pinete, boschi termofili di roverella, boschi mesofili di querce, pioppi, tigli); e le aree montane della Val Borbera, Curone e Lemme-Piota (differenti nella composizione del substrato geologico e in varietà di vegetazione) che, dal punto di vista naturalistico, sono le più interessanti. Nelle zone più esposte al sole, a circa 800-1.000 metri di altitudine, inizia il piano montano che vede la sostituzione del castagneto a favore del bosco misto a prevalenza di faggio. Notevole la diversità climatica tra le due aree, con estate arida e autunno-primavera piovosi nella prima zona, estate moderatamente umida e minor piovosità primaverile nella seconda zona. Ciò porta ad uno scontro tra influenza mediterranea e influenza continentale che dà luogo ad una diversa ornitofauna. Il territorio provinciale è ricco di rocce: si tratta soprattutto di rocce sedimentarie (ghiaie, sabbie cementate, fanghi, limi e argille), cioè costituite da materiali che si sono depositati nel bacino piemontese all’atto dell’emersione della catena alpina e di quella appenninica. Per quanto concerne il sistema idrografico, esso è dato dalla confluenza del fiume Sesia nel Po e dalla fascia fluviale del Po che va da Gabiano ad Alluvioni Cambiò e che costituisce una eccezionale attrattiva per migliaia di uccelli migratori. Completano il quadro della dotazione idrografica della provincia i fiumi Tanaro e Bormida di Spigno e i torrenti: Belbo, Tiglione, Versa, Stura, Orba, Lemme, Borbera, Curone, Scrivia, Erro. Lo Scrivia, da Villalvérnia a Cassano Spinola, costituisce il tratto di torrente più caratteristico e incontaminato della bassa valle Scrivia, ove si possono osservare tutti gli habitat ecologicamente più interessanti delle aree fluviali termofile: cespuglieti di saliconi e ontani, boschi su terreno sabbioso di querce e pioppi, ampie porzioni di prato xerico con influenza submediterranea fino all’ampio greto sassoso dello Scrivia. Interessante, sotto l’aspetto naturalistico, è pure il tratto Strette di Pertuso e Valletta del rio Dorzegna, nella medio-bassa Val Borbera, in quanto questo tratto di fiume costituisce uno degli scorci paesaggistici più attraenti dell’intera provincia. Gran parte dell’area è caratterizzata dall’alternarsi di affioramenti rocciosi e splendidi boschi misti termofili. Gli uccelli che maggiormente riassumono il fascino della valle sono la rarissima Rondine rossiccia (“Hirundo daurica”) e la Balia dal collare (“Ficedula albicollis”).
Lo stemma provinciale, inquartato in decusse, è stato concesso con Regio Decreto e si compone degli stemmi dei sei Circondari chiamati a formare la provincia all’atto della sua istituzione. Nel primo, partito, figurano le insegne di Asti (che appartenne alla provincia di Alessandria fino al 1935) e di Novi; il secondo campo è di Tortona; la terza sezione rappresenta Acqui; nel quarto riquadro figura, infine, l’arma di Casalmonferrato. Sul tutto spicca lo stemma di Alessandria.
Comunicazioni. I tracciati autostradali che la collegano al resto della regione sono: la A26 Voltri-Gravellona Toce; la A7 Milano-Genova; la A21 Torino-Brescia; la A26/7 Diramazione Predosa Bettole; la A6 Torino-Savona; la A4 Torino-Trieste; la A10 Ponte San Luigi-Genova. Le strade statali che la servono sono: la n. 456 del Turchino; la n. 334 del Sassello; la n. 30 di Val Bormida; la n. 35 dei Giovi; la n. 10 Padana Inferiore; la n. 494 Vigevanese; la n. 590 della Val Cerrina; la n. 211 della Lomellina; la n. 31 del Monferrato; la n. 461 del Passo del Penice; la n. 31 bis del Monferrato; la n. 457 di Moncalvo; la n. 455 di Pontestura; la n. 35 bis dei Giovi. Le linee ferroviarie che la attraversano sono, invece: Asti-Acqui Terme; Acqui Terme-Genova; Alessandria-Savona; Torino-Novi Ligure; Milano-Genova; Asti-Mortara; Alessandria-Tortona; Novi Ligure-Tortona; Valenza-Castelrosso; Alessandria-Ovada; Novara-Alessandria; Alessandria-Castagnole Lanze; Chivasso-Asti; Biella-Santhià. Per gli aeroporti si fa riferimento a quello regionale di Torino/Caselle e a quello di Genova/Sestri, in Liguria; per le linee intercontinentali dirette ci si serve dell’aerostazione di Milano/Malpensa. Per i collegamenti marittimi si fa capo a Genova e a Savona in Liguria.
Storia. La zona di Alessandria fu abitata già in epoca protostorica, come testimoniano i resti archeologici rinvenuti sul territorio in seguito a scavi effettuati in Val Curone e a Tortona (antica Derthona). Nell’età del ferro fu sotto la dominazione dei Liguri Statielli, popolazione sottomessa nel II secolo a.C.; da questo momento ha inizio la conquista romana che determinò la fondazione di nuovi centri e la creazione di nuove strade. È infatti con i Romani che inizia lo sviluppo urbano ed economico del territorio. Il ritrovamento di un tratto della via Fulvia a Villa del Foro, gli scavi operati a Libarna (una delle aree archeologiche più estese del Piemonte) che hanno riportato alla luce gran parte del reticolato urbano della città, così come i reperti di Acqui, dimostrano che sotto il dominio di Roma la provincia iniziò ad assumere la funzione di area strategica e di importante via di comunicazione. Questo ruolo si rafforzò durante il Medioevo, quando Aleramo, primo della dinastia dei marchesi del Monferrato, visse la sua leggendaria storia. In questo periodo marchesati, signorie, dinastie straniere e condottieri si contesero il possesso del territorio lasciando segni indelebili. Alla caduta dell’Impero Romano venne emergendo una realtà demografica viva, quella di Marengo, nel cui palazzo reale re Lotario emanò, nell’anno 825, i suoi importanti “Capitolari” e nell’861 il suo successore, Ludovico II, concedette privilegi. Nel 938 Marengo divenne “corte regia” e già nell’XI secolo fu comune libero, allo stesso modo di Castellazzo Bormida. La città di Alessandria, invece, ottenne il riconoscimento a libero comune solo nel 1178 dal marchese di Monferrato e nel 1183 da Federico Barbarossa. Nel periodo compreso tra il XIV e il XVI secolo nel territorio alessandrino è documentata la presenza dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta. Purtroppo di gran parte di questi insediamenti non si conservano vestigia. Il territorio dell’attuale provincia è storicamente costituito dall’alessandrino propriamente detto (fino al 1707 sotto il dominio milanese e spagnolo e, dopo quell’anno, ceduto al duca Vittorio Amedeo II di Savoia) e dal Monferrato di Acqui e Casale (fino al 1533 sotto i Paleologi, poi passato ai Gonzaga, duchi di Mantova), oltre ad alcune altre località, un tempo appartenenti ai possedimenti d’Oltregiogo della Repubblica di Genova. A seguito della guerra di successione spagnola, i trattati di Utrecht e di Rastadt (1713-1714) sanzionarono la cessione di tutto il territorio alla dinastia sabauda.
Struttura socio-economica. Nell’ultimo decennio del Novecento la provincia di Alessandria ha registrato un consistente calo demografico. L’emigrazione interna si è indirizzata prevalentemente verso il capoluogo provinciale, dando origine a una realtà interculturale sempre più visibile e significativa. Fatta eccezione per l’area Valenzana -nella quale il numero degli abitanti è in crescita- le altre zone (Casalese, Acquese, Ovadese, Tortonese e Alessandrino) hanno, infatti, registrato una forte diminuzione della popolazione, formata in gran parte da anziani. Per contro si è assistito ad un sempre crescente livello della qualità della vita, grazie non solo all’elevato reddito pro capite ma anche alla buona dotazione di infrastrutture sociali e a un consistente tasso di occupazione. La provincia di Alessandria è, infatti, una zona con un tasso di disoccupazione inferiore alla media nazionale e regionale, anche se negli ultimi vent’anni ha fatto registrare una rilevante contrazione del numero di occupati; si è registrata invece un’espansione, seppure modesta, del settore terziario, che costituisce oggi la realtà occupazionale prevalente. La distribuzione delle imprese in provincia è capillare, con una concentrazione significativa nei “poli” corrispondenti alle città e all’area di Felizzano-Quattordio. Per quanto concerne il settore primario, e quindi le attività agro-pastorali, le condizioni climatiche, non sempre favorevoli -caratterizzate talvolta da estati anomale con temperature inferiori alla media e temporali autunnali con devastanti grandinate- penalizzano, in alcune zone della provincia, le colture di mais e barbabietola da zucchero e soprattutto la frutticoltura e la viticoltura. Con l’avanzare della globalizzazione dei mercati e con l’aumento dei costi di produzione, si è assistito ad una sorta di penalizzazione del comparto agricolo, che ha influito negativamente sui prezzi dei prodotti. Situazione più critica è quella che concerne l’allevamento di bestiame, che vede un netto calo di consumo di carne bovina, non proporzionato e non adeguato alle giacenze dei capi allevati e pronti per la macellazione. Il patrimonio zootecnico provinciale risulta costituito da una buona percentuale di allevamenti bovini e avicoli, mentre in diminuzione sono quelli suini, ovini e caprini. Il settore industriale, specializzato nei comparti dell’abbigliamento e delle confezioni, delle calzature, della lavorazione dei minerali non energetici, metalmeccanico, chimico, della gomma e della plastica, dell’oreficeria e della gioielleria, edile, della lavorazione della pietra e del legno, nonché della lavorazione e conservazione dei prodotti alimentari, è adeguato alla domanda. In crescita risulta l’artigianato, che fa riscontrare una forte presenza di ditte individuali, seguite da un minor numero di società in nome collettivo. In crescita è pure il commercio, soprattutto quello con l’estero. Assolutamente in crescita, infine, è il turismo, il cui incremento è dovuto, tra l’altro, alle città d’arte, alle terme di Acqui Terme e alla pregiata produzione vinicola, che hanno influito positivamente sull’economia della provincia, con un effetto che si riflette sui consumi finali e sul reddito pro capite annuo, che è lievemente superiore alla media nazionale e ha fatto registrare una variazione in positivo negli ultimi dieci anni del Novecento.
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