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LANGHE
Approfondimento
Approfondimento: LANGHE
A ridosso dell'Appennino ligure si trova un'area collinare che ricorda un'intensa umanizzazione sin da epoche antiche. Posta attorno al bacino idrografico dei torrenti Rea e Belbo, a ridosso del confine del Piemonte con la Liguria, la zona era un tempo occupata dal mare padano, da cui, nell'epoca terziaria e quaternaria, emerse un sistema collinare di natura calcarea e argillosa. Affacciate sull'arco alpino occidentale a ovest e aperte a sud verso il mare, con i castelli e i paesi adagiati su un balcone di colline, le Langhe sono state immortalate nei romanzi di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio per i loro luoghi irripetibili. Da Pavese sono stati descritti tutto il fascino e la durezza derivanti dalle secolari fatiche dell'uomo, che ha saputo far nascere uve preziose da una terra avara e scoscesa, non verde ma forse unica proprio per questo. Per raggiungere le Langhe vere e proprie, bisogna scendere nella valle del Tanaro e risalire a La Morra, in posizione panoramica, pervenendo in breve all'abitato di Barolo (CN), che porta il nome del più celebrato vino di Langa. Raggiunti sulle colline Monforte d'Alba (CN) e Roddino (CN), si imbocca la piccola carrozzabile che porta a Serralunga d'Alba (CN). Si scende a Sorano (comune di Serralunga d'Alba) e a Gallo d'Alba (comune di Alba, in provincia di Cuneo), risalendo in breve all'inconfondibile Castello di Grinzane Cavour (CN). Non risulta lontana Alba (CN), capitale delle Langhe. I rilievi risultano attualmente decisamente modesti e arrotondati dall'erosione che gli agenti esogeni hanno provocato nel tempo. Benché sfruttata dall'uomo sin dai tempi più remoti, la zona, a vocazione prevalentemente agricola, non ha subito dall'intervento dell'uomo manipolazioni radicali e violente: è stata rispettata l'organizzazione territoriale conferita alla zona in epoca romana, prima, e durante il Medioevo, in seguito, al fine di disporre gli insediamenti agricoli, il sistema degli abitati, le vie di comunicazione. Il profilo delle colline non risulta intaccato dalle coltivazioni; le strade ne seguono i crinali, riuscendo a collegarne tutti gli abitati; sulle cime più elevate rimangono intatti i boschi e le aree più marginali vengono sfruttate con coltivazioni meno pregiate: quelle delle nocciole e del grano. Il paesaggio è dato da torri e castelli, posti in cima a ogni collina, contornati da poderi pettinati da lunghi filari di vite o coltivati a piccoli boschi ordinati di noccioli. I vigneti che ne modellano i rilievi producono alcuni tra i vini più pregiati del mondo. Posta in provincia di Cuneo, a ridosso del confine con la regione Liguria, e sui versanti dei torrenti Belbo e Rea, l'Alta Langa interessa maggiormente i comuni di Dogliani (CN) e Murazzano (CN). Nella zona, quella che viene denominata Langa "servaia" (cioè selvaggia) risulta suggestiva per la compresenza di tracce dell'antico sfruttamento umano (muretti a secco, antiche abitazioni in pietra) e di vegetazione spontanea, che punteggia le dorsali più ripide delle colline, in cui trovano il loro ambiente naturale molte specie di mammiferi e volatili, che risultano indisturbati da quanto li circonda. La regione meno umanizzata dell'Alta Langa è rivestita di una vegetazione più rigogliosa, in cui risulta determinante il clima temperato, asciutto, che favorisce la presenza di latifoglie, alternate a pini silvestri. Le zone lasciate intatte dall'uomo, poi, conservano le siepi e le centinaia di insetti, utili a mantenere l'equilibrio ambientale della zona. Nei dintorni di Murazzano, dove la presenza umana è più rada e si superano i 700 metri di altitudine, si ha la porzione dell'Alta Langa più elevata in altitudine. Particolarmente ripidi ed erosi sono i terreni, più franoso è il suolo e non è raro trovarsi di fronte al fenomeno dei calanchi, che caratterizzano piuttosto la zona appenninica romagnola. Anche la vegetazione risente della natura del terreno: è più bassa, più rada e vi prevalgono cespugli e sterpaglie. Meno aspro risulta, invece, il paesaggio della valle del Belbo, in cui la vegetazione è quella tipica delle zone umide: vi prevalgono pioppi, ontani e, soprattutto, salici. Sicuramente esclusiva, poi, è la fioritura spontanea di orchidee selvatiche, di cui qui crescono ben 45 varietà diverse, che in estate colorano i prati esposti al sole; suggestive sono le stagioni estiva e autunnale, durante le quali i colori dei prodotti della terra (uva, nocciole, tartufi) conferiscono alle Langhe i loro colori più tipici. Più ricca di boschi e di prati rispetto alla zona della Bassa, l'Alta Langa è anche meno interessata dalle coltivazioni di vigneti. Quelli più celebri e pregiati, infatti, si stendono nell'area della Bassa Langa, il cui territorio ha maggiormente risentito della presenza dell'uomo: risultano più addolciti i profili e i pendii (non per questo scavati ed erosi drasticamente), sebbene anche gli agenti atmosferici abbiano contribuito a modellare il territorio, in cui si sono formate le "forre" (le profonde incisioni a forma di imbuto, che affondano nell'argilla dei rilievi). Dal punto di vista morfologico le colline appaiono più compatte, di colore grigiastro, per la prevalenza di terreno argilloso, che conferisce maggiore resistenza all'erosione; non sono rari, di contro, frane e calanchi, scavati dalle acque piovane e dai ruscelli, nelle zone in cui il terreno è costituito da arenarie di colore giallastro, più permeabili e friabili. V. anche PAVESE, CESARE