Comune montano, di origine medievale; basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole. È nota per la produzione delle pesche. I mojesi, con un indice di vecchiaia nella media, sono concentrati per la maggior parte nel capoluogo comunale; il resto della popolazione è distribuito in pochissime case sparse. Il territorio, caratterizzato da folta vegetazione boschiva intervallata da ampi pascoli, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate: si raggiungono i 1.162 metri di quota. L’abitato, che sorge su un declivio, in una pianura alluvionale, è interessato da espansione edilizia; ha un andamento plano-altimetrico ondulato. Lo stemma comunale, troncato, è stato concesso con Decreto del Presidente della Repubblica. La parte superiore, partita, riproduce un leone d’argento in campo azzurro –il capo, d’argento, reca una torre azzurra– e una sezione inquartata in decusse –nel primo e quarto riquadro spiccano due pali d’oro su sfondo rosso, il secondo e terzo quarto sono argentati–. Nella parte inferiore, a sfondo nero e dorato, campeggiano, rispettivamente, tre gigli d’oro e tre gigli neri. Il tutto è accompagnato, ai lati, da due pali: il primo di essi, troncato, racchiude tre gigli dorati su sfondo rosso e sei torri rosse su sfondo argentato; lungo il secondo palo, aureo, spiccano sei palle: quella in capo, più grande, è azzurra, le restanti sono rosse.