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BORROMEO, VITALIANO

Approfondimento

Approfondimento: BORROMEO, VITALIANO

Nacque nel 1391 da Giacomo Vitaliani e Margherita Borromeo (di origine toscana). Morto il padre, con la madre andò a vivere a Milano, presso lo zio materno Giovanni, che gli fece assumere il cognome di Borromeo. Sposatosi con Ambrogina Fagnani, ebbe la cittadinanza milanese nel 1416 e in seguito la carica di tesoriere generale ducale, che esercitò per lungo tempo e che gli valse una notevole influenza politica. Continuando a frequentare la corte ducale, portò avanti l'attività finanziaria. L'appoggio, finanziario appunto, che riuscì a garantire a Filippo Maria Visconti gli consentì di ottenere feudi, privilegi, proprietà terriere, che avrebbero costituito un enorme patrimonio. Nel 1437 aveva ottenuto in feudo Castellazzo, dopo poco ceduta; nel 1440 ebbe numerosi beni a Camairago; nel 1442 ottenne Bra e Cherasco. La zona più vasta concessagli, che in seguito avrebbe costituito lo "stato Borromeo", fu nell'alto Novarese e intorno al lago Maggiore. Nel 1439 acquistò il castello e il borgo di Arona, con tutta la pieve, la terra di Lesa e la regione del Vergante; nel 1446 Mergozzo e Vogogna; nel 1447 la Val Vigezzo e altre terre (Borgo Ticino, Suno, Gattico). Nel 1445 gli fu assegnato il titolo comitale per il feudo di Arona, che munì di opere di fortificazione dal 1447. In seguito alla morte del duca Filippo Maria ebbe un'influenza tale nella politica milanese (soprattutto di carattere finanziario) che gli attirò contrasti e accuse: nell'autunno del 1447 lasciò Milano e si ritirò nei suoi possedimenti novaresi. Ritornato a Milano perché invitato formalmente, ottenne altri privilegi e possedimenti, fra i quali vaste estensioni dei boschi ducali di Cusago e nuovi feudi che rafforzarono i suoi territori sul Lago Maggiore: nel 1448 ottenne l'autorizzazione ad avere giurisdizione sui comuni della Val d'Antigorio; dal 1449 acquistò Angera con la sua rocca e la pieve. Nello stesso anno, colpito da febbri, morì in ottobre. Le sue spoglie, dapprima trasportate nella chiesa milanese di S. Francesco Grande, al termine del secolo XVIII furono portate all'Isola Bella.

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