VESPRI SICILIANI: Con questo nome si designa il moto popolare con cui nel 1282 la Sicilia insorse contro i francesi di Carlo I d'Angiò, dopo sedici anni di dominio, e si diede agli Aragonesi. Secondo la tradizione la scintilla scoccò a Palermo il 30 o 31 marzo 1282, all'ora dei vespri del lunedì di Pasqua davanti alla chiesa di Santo Spirito. La causa fu un gesto villano che un soldato francese, occupato a perquisire i passanti in cerca di armi, avrebbe compiuto nei confronti di una donna che usciva dal vespro; i palermitani presenti alla scena uccisero il soldato e in poco tempo l'agitazione si propagò dalla città in tutta l'isola, causando il massacro di molti francesi, dei quali solo pochi riuscirono a salvarsi fuggendo. Alcuni storici interpretano il moto come una spontanea rivolta dei siciliani contro lo straniero ma la recente storiografia ha messo in risalto cause più profonde: il rancore dovuto alla prepotenza e alle vessazioni fiscali del governo angioino, il malcontento per il trasferimento della capitale da Palermo a Napoli ma soprattutto la congiura internazionale ordita dai nemici di Carlo d'Angiò -oltre ai ghibellini italiani, l'imperatore bizantino Michele Paleologo, che insieme a Genova aveva interesse a contrastare le mire egemoniche di Carlo I sul Mediterraneo orientale, e gli esuli meridionali e siciliani che, già fedeli agli Svevi, miravano a tornare in patria con l'aiuto di Pietro III d'Aragona, marito di Costanza, ultima erede della dinastia normanno-sveva-. La corona fu quindi offerta con un accordo a Pietro III che, appoggiato politicamente da Giovanni da Procida, conquistò l'intera isola nel settembre del 1282. Questo semplice tumulto popolare degenerò, tuttavia, in una sanguinosa guerra, che coinvolse tutte le potenze mediterranee (Filippo III di Francia e il papa sostenevano gli Angioini). La guerra continuò per vent'anni, anche dopo la morte dei protagonisti, fino al 1302, quando venne firmata la pace di Caltabellotta, che non ne segnò la fine ma solo una tregua: il trattato stabilì che Federico II d'Aragona, figlio di Pietro III, avrebbe regnato in Sicilia con il titolo di re di Trinacria e avrebbe sposato Eleonora, figlia di Carlo II d'Angiò; gli Angioini, ai quali rimaneva il solo titolo di re di Sicilia, avrebbero riottenuto l'isola alla morte di Federico II. Quest'ultima clausola non venne rispettata e la Sicilia fu riunita all'Italia meridionale solo quando nel 1442 Alfonso V d'Aragona divenne re di Napoli.