TERRA D'OTRANTO: Con questo nome si indicava, fin dal Medioevo, la zona compresa tra le province di Taranto, Brindisi e Lecce, poco omogenea dal punto di vista fisico e culturale ma unitaria per le vicende storiche comuni. I primi insediamenti in questa terra risalgono all'età paleolitica, come testimoniano i reperti raccolti nelle grotte Zinzulusa, Romanelli e del Cavallo. All'età neolitica risale, invece, la grotta di Porto Badisco, a sud di Capo d'Otranto, che conserva interessanti pitture parietali, con scene di caccia e di segni simbolici. Nel secondo millennio a.C. si diffusero in tutta la terra d'Otranto popolazioni di cacciatori e pescatori provenienti dall'Egeo. Nell'età dei metalli, sorsero i Dolmen e i Menhir e nacquero le città con l'arrivo degli Iapigi, chiamati poi Messapi, che si stabilirono a ovest fino al fiume Bradano e a nord lungo la linea Taranto-Brindisi, denominata "soglia Messapica", e diedero vita ad un impianto urbano con abitati circondati da mura poderose. Alla fine del secolo VIII a. C. Taranto, diventata colonia dei Greci, favorì una notevole diffusione della civiltà ellenica nella regione. La conquista romana, che tentò invano di eliminare del tutto i segni della cultura greca, determinò la scomparsa di vari nuclei messapici nella penisola salentina, presidiò i porti con l'esercito e, soprattutto durante il periodo dell'Impero, favorì il sorgere di città e la diminuzione dei centri rurali, dove si creò il latifondo e si sviluppò la pastorizia. Con la decadenza dell'impero romano di occidente la terra d'Otranto, per la posizione strategica dei suoi porti militari, fu danneggiata dalla guerra greco-gotica. Il pericolo di invasioni spinse le popolazioni ad allontanarsi dal mare e determinò un nuovo sviluppo delle abitazioni rupestri che si protrasse fino al XV secolo. L'arrivo dei longobardi, che non si spinsero oltre Gallipoli, non intaccò il potere dei bizantini, che conservarono il ducato di Otranto, con influssi linguistici e culturali nella zona salentina. Alla fine del secolo IX, con la prevalenza dei bizantini sui franchi, sui longobardi e sugli arabi, che nell'840 avevano fondato un emirato a Taranto la cultura greca si rafforzò in tutta la Puglia meridionale. La conquista normanna favorì il sorgere della contea di Lecce e del principato di Taranto, ma determinò la nascita del feudalesimo, che limitò lo sviluppo della zona anche nei secoli futuri. Dalla metà del secolo XV la potenza turca nel Mediterraneo e l'aumento della pirateria causarono la decadenza dei porti di Otranto, Taranto, Brindisi e Gallipoli e rovinose incursioni su Otranto (1480) e su Castro (1537 e 1575). Testimonianza di questi tragici eventi sono le numerose torri fortificate sorte lungo la costa. Nella seconda metà del XV secolo, in terra d'Otranto, sorsero tanti piccoli feudi retti da baroni avidi, prepotenti e insofferenti di ogni autorità. In seguito, sotto la dominazione spagnola e nel corso della prima metà del XVII secolo, la Puglia attraversò un periodo di crisi economica e demografica, in contrasto con una sorprendente vivacità culturale e artistica che si manifestò nel "barocco salentino". Nel XVIII secolo si assistette ad una ripresa economica e commerciale, in parte ostacolata dal persistere del sistema feudale, che mantenne gran parte della popolazione in borghi e casali. Nella prima metà del XIX secolo si assistette ad un notevole sviluppo agricolo e, in particolare, all'incremento della coltivazione delle viti nella murgia dei trulli e degli ulivi nelle altre zone della provincia. Taranto e Brindisi ebbero un incremento demografico e diventarono poli importanti, mentre il Salento, risentì di un certo isolamento. Anche nel XX secolo i tre fulcri della Terra d'Otranto hanno accentuato sempre più chiaramente le loro diverse caratteristiche. Infatti, Taranto si è distinta per lo sviluppo industriale e gli stanziamenti militari, Brindisi come zona commerciale e base di partenza per la Grecia e per l'Oriente, Lecce come luogo di cultura.