SCALIGERI: Famiglia di signori di Verona. Partecipi della vita politica del Comune nel XIII secolo furono in parte travolti e sterminati da Federico II, in parte ne godettero il favore e la protezione. Tra i fortunati un Leonardino e un Jacopino, padre di Mastino I (morto nel 1277). Questi, podestà del Comune (1259), poi dei mercanti, quindi capitano del popolo (1262), governò Verona da signore assoluto, capeggiando il partito ghibellino e favorendo la discesa in Italia di Corradino di Svevia (1267). Morto Mastino I per assassinio e rimanendo suo figlio Niccolò fuori del gioco politico, gli succedette il fratello Alberto I (morto nel 1301), già podestà di Mantova; questi consolidò la signoria lottando contro avversari interni ed esterni, in particolare contro la guelfa Padova. Gli succedettero tre figli: Bartolomeo I, già associato al padre, che ospitò Dante in esilio (il poeta espresse la sua gratitudine verso di lui e verso la famiglia nel canto XVII del Paradiso, vv. 71 e sgg.); Alboino I, che ottenne per sé il titolo di vicario imperiale da Arrigo VII, e guerreggiò con gli Estensi e coi Della Torre; Cangrande I, il massimo rappresentante della famiglia, la cui eredità fu raccolta dai nipoti Alberto II (1306-1352) e Mastino II (1308-1351), figli di Alboino I. Mastino II, l'effettivo signore, approfittando della guerra della lega italiana contro Giovanni di Boemia (1332), aggiunse ai domini scaligeri Brescia (1332), Parma e Lucca (1335) e molte altre terre; ma una lega tra Milano, Firenze e Venezia ridusse i possessi della famiglia Della Scala a Verona e Vicenza (1337-1339). Sotto il suo governo la signoria toccò il vertice della potenza e fu la più vasta e temuta d'Italia, ma cominciò anche a tramontare rapidamente. A una figlia di Mastino II, Beatrice, detta Regina (morta a Milano nel 1384), moglie di Bernabò Visconti, è legato il nome del teatro della Scala di Milano, perché sorto sull'area di una chiesa da lei fondata. Cangrande II (1332-1359), figlio di Mastino II, sventò una congiura ordita contro di lui dal fratellastro Fregnano, illegittimo; fu assassinato da Cansignorio (1340-1375), che, divenuto signore di Verona con l'aiuto di Francesco I da Carrara, signore di Padova, governò tirannicamente, cercando di mantenere un rapporto equilibrato con i Visconti di Milano e la repubblica di Venezia. Con lui resse Verona per qualche tempo il fratello Paolo Alboino (1343-1375) ma nel 1365 lo fece imprigionare. A Cansignorio succedettero due figli naturali, Bartolomeo II (1358-1381) e Antonio (1362 - Venezia 1388); quest'ultimo, dopo aver fatto assassinare il fratello Bartolomeo, tentò di riprendere la politica di espansione, cercando, con l'alleanza di Venezia, di riconquistare Padova, ma fu vinto da Gian Galeazzo Visconti, che occupò Verona (1387). La città fu recuperata da Guglielmo (morto nel 1404), figlio di Cangrande II, contro Filippo Maria Visconti grazie all'aiuto di Francesco Novello da Carrara, signore di Padova (1404); ma, appena rientrato in patria, Guglielmo fu assassinato dall'alleato e poco dopo anche i suoi figli Brunoro (morto a Vienna nel 1434) e Antonio II (morto nel 1405) dovettero rinunciare a ogni pretesa di successione nella signoria di Verona, conquistata da Venezia l'anno dopo. Altri due figli di Guglielmo lasciarono l'Italia: Paolo, che si stabilì in Baviera, dove la sua discendenza si spense verso la fine del XVI secolo, e Nicodemo, che fu vescovo di Frisinga. A Verona, che dal 1311 al 1339 fu il centro della maggiore potenza politica dell'Alta Italia, la famiglia Della Scala fece costruire insigni monumenti, come il palazzo dei Signori, il Castelvecchio e i sepolcri (Arche scaligere).