PARCO NATURALE DELL'ALPE VEGLIA E DELL'ALPE DEVERO:
Include due bacini montani posti uno (quello dell'Alpe Veglia) sulle Alpi Lepontine, alla testata della Val Cairasca, sul confine con la Svizzera, l'altro (quello dell'alpe Devero) in Val d'Ossola, anch'esso nel Piemonte settentrionale. Il primo bacino ha una superficie di oltre 10.000 ettari; il secondo è di oltre 4.000 ettari. Istituito nel 1978, il parco è gestito da un unico ente, che ha sede in provincia di Verbania. Fra le più belle dell'Ossola, la valle del Devero è percorribile fino a Goglio, da dove è raggiungibile, con una mulattiera, il luogo più interessante della vallata: l'Alpe Devero. Movimentato da superbe cascate (dell'Inferno, di Buscagna ecc.) il pianoro risulta piuttosto vasto. Posti su un folto tappeto di rododendri e mirtilli si trovano ampi lariceti situati attorno all'altopiano. Oltre ai larici sono presenti ontani, salici, esemplari di diverse specie di sorbo e rari abeti rossi. Le numerose zone umide presenti risultano interessanti e ricche, per le loro caratteristiche botaniche e per quelle faunistiche. Oltre a esemplari di camoscio e marmotta, che predominano, vi si trova la fauna selvatica tipica delle Alpi. Si sono ritrovati oggetti risalenti all'antica età del bronzo nel passo dell'Arbora, che risultano di notevole interesse archeologico. Circondato da una corona montuosa, l'ampio bacino montano dell'Alpe Veglia è un circo di origine glaciale: il ventaglio montuoso si apre in direzione sud-est con una profonda incisione fluviale che collega il circo alla valle principale; viene considerato il distretto mineralogico più ricco delle Alpi occidentali. Per la maggior parte costituita da depositi alluvionali, la vasta conca dell'Alpe è circondata da accumuli morenici, che si addossano ai monti che l'avvolgono. Laghi, torrenti e cascate, formatisi in seguito ad azioni di modellamento ancora in atto, contribuiscono ad abbellire il paesaggio. Affioramenti di dolomie e calcare, inseriti nelle formazioni di base di micascisti e gneiss, provocano fenomeni paragonabili a quelli dolomitici. La vegetazione è costituita da pascoli e, fino ai 2.200 metri circa di quota, da ampi boschi. Formazioni di rododendro e mirtillo caratterizzano il sottobosco. Fra le numerose specie botaniche classificate nel parco (circa 320) il 22% circa è costituito da esemplari rari; tra questi sono: la "gentiana brachyphylla", l'"astragalus leontinus" e la "kobrenia simpliciscula". Anche la fauna è ricca: in particolare, tra i mammiferi prevalgono il camoscio, la marmotta, la lepre alpina. L'avifauna è rappresentata da consistenti colonie di specie abbastanza rare, tra le quali l'aquila reale e il gallo forcello. I reperti archeologici ritrovati nella piana del Veglia risalgono al periodo del mesolitico (circa 9.000 anni or sono).