PALIOTTO DI VOLVINIO: Si tratta di un preziosissimo altare aureo di epoca carolingia, che occupa l'abside centrale della basilica di Sant'Ambrogio, considerata simbolo di Milano quasi quanto il Duomo stesso. Il paliotto è ritenuto da molti storici e critici d'arte sacra come l'altare più bello del mondo ed è comunque uno dei più notevoli esempi di arte orafa conosciuti. Della sua origine e del suo autore si hanno pochissime informazioni, per lo più desumibili da un'iscrizione poetica in sei esametri latini, leggibile sulla facciata posteriore del paliotto, quella che guarda all'abside. I versi sono privi di data ma gli studi compiuti li fanno risalire agli anni intorno all'835 d.C. L'iscrizione è molto importante anche perché probabilmente con essa ci troviamo di fronte all'unica opera d'arte di questo periodo firmata dall'autore. Due nomi compaiono infatti nella dicitura latina: quello dell'artista Volvinio, a cui si deve l'esecuzione, e quello di Angilberto II, vescovo di Milano, che la commissionò per custodirvi le spoglie del Santo Patrono della città e titolare della basilica, Sant'Ambrogio. Il paliotto, riccamente eseguito con l'utilizzo di oro, argento, pietre preziose e smalti, presenta la facciata anteriore, volta ai fedeli, interamente eseguita in oro zecchino (mentre non lo è quella opposta). Fra le immagini incise nei vari riquadri della decorazione, sotto quella che raffigura gli arcangeli San Gabriele e San Michele, compaiono 'Volvinius magister phaber' e il 'Dominus Angilbertus', incoronati di aureola dal Santo vescovo Ambrogio. Angilberto porta sul capo un ornamento che simboleggia la sua nobile schiatta. Nel dicembre 1974, il paliotto di Volvinio fu dotato di una teca trasparente, che ne ha permesso da quel momento la visione completa. V. anche BASILICA DI SANT'AMBROGIO