JACOPONE DA TODI: Poeta e personalità di spicco della tradizione religiosa del Duecento, nato a Todi (PG) dalla nobile famiglia dei Benedetti tra il 1230 e il 1236. Non si sa molto della sua vita privata: svolse probabilmente la professione di notaio prima della conversione alla vita mistica e religiosa, che sopraggiunse, secondo la leggenda, in seguito alla morte della moglie, Vanna dei conti di Coldimezzo (1268). Circa dieci anni più tardi entrò nell'ordine francescano, assumendo ben presto una posizione di rilievo nelle complicate vicende che contrapposero i francescani "spirituali" ai "conventuali" -i primi fedeli a un'interpretazione rigoristica e pauperistica della regola del Poverello di Assisi, i secondi favorevoli al possesso di beni da parte della comunità-.Jacopone, fautore della corrente spirituale, ripose molte speranze nell'elezione al soglio pontificio di Celestino V, l'eremita Pietro del Morrone, al quale dedicò la lauda "Que farai, Pier dal Morrone". L'abdicazione di Celestino V (1294) e l'elezione al soglio pontificio di Bonifacio VIII, che incarnava la concezione temporale e politica della Chiesa, lo delusero profondamente; nei confronti del nuovo pontefice egli assunse pertanto una posizione di radicale rifiuto, tanto che, nel maggio del 1297, insieme ai cardinali Jacopo e Pietro Colonna, fu tra i firmatari del manifesto di Lunghezza che, negando la validità dell'elezione di Bonifacio VIII, invocava la convocazione di un concilio. Il papa reagì con durezza: scomunicò i suoi oppositori e assediò Palestrina, dove questi si erano rifugiati, espugnandola dopo un anno e mezzo di assedio. Jacopone fu incarcerato in un convento dell'ordine, restandovi per lunghi anni: in una delle sue laude il "frate ribelle", persuaso delle proprie buone ragioni, tracciò un quadro grottesco di questa prigionia. Liberato da papa Benedetto XI, si ritirò nel convento di San Lorenzo di Collazzone, vicino Todi (PG), dove morì nel 1306. Alla sua singolare biografia fa riscontro una produzione letteraria altrettanto particolare, connotata da uno stile decisamente personale e ferocemente polemico. La poesia di Jacopone, infatti, esprime il disprezzo nei confronti del "mondo delle false apparenze terrene", da cui scaturisce il disinteresse per le ragioni di stile e di coerenza linguistica. Quella del frate tudertino potrebbe essere quindi considerata una scelta espressiva extra-letteraria, che oscilla fra il latino "grezzo" e le parlate locali. Tra le sue laude, caratterizzate da un profondo misticismo frammisto a un crudo realismo, va ricordata "Pianto della Madonna".