FILIPPO II: Re di Spagna e delle sue dipendenze americane e asiatiche (Filippine), figlio di Carlo V e di Isabella di Portogallo, nacque a Valladolid nel 1527 e morì all'Escorial nel 1598; fu educato in Castiglia, alle cui tradizioni restò sempre legato. Nel 1556 Carlo V abdicò, lasciando al figlio Filippo II la corona spagnola, insieme ai Paesi Bassi, alla Franca Contea e alla Sardegna, e assegnando al fratello Ferdinando il titolo di Imperatore. Filippo si impegnò a rimettere ordine in Sardegna: organizzò meglio la burocrazia statale e controllò di più la nobiltà feudale che in passato aveva goduto di una certa libertà. Grazie al sovrano spagnolo fu anche rafforzato il sistema di torri litoranee per l'avvistamento dei pirati, in parte già esistente. Ancora oggi le coste dell'isola sono punteggiate da molte di queste torri. Nel corso del 1600 la Sardegna conobbe due grandi momenti di crisi, segnati dalla pestilenza e dalla carestia. La peste, approdata in Sardegna dalla Catalogna, partì da Alghero per poi diffondersi in tutta l'isola, risparmiando solo le Barbagie e l'Ogliastra. La carestia del 1680 provocò un nuovo tracollo demografico e una crisi economica e sociale che intaccò gravemente le strutture produttive dell'isola. Ma questo non fu tutto perché, in coincidenza con la Guerra dei Trent'Anni contro la Francia e con le crescenti difficoltà finanziarie della corona spagnola, la Sardegna fu investita da una fortissima pressione fiscale. Il parlamento, facendo gli interessi dei ceti privilegiati, si schierò contro la politica della corte diretta a pretendere dall'isola il massimo sforzo finanziario. Queste tensioni diedero luogo a eventi drammatici che culminarono nell'assassinio, a Cagliari nel 1668, di don Agostino di Castelvì, marchese di Laconi, creatore all'interno dell'aristocrazia sarda di un movimento che si era battuto per l'attribuzione di maggiori poteri al parlamento. Di fronte al pericolo di una generale rivolta antispagnola tutto il movimento fu represso nel sangue: le teste di amici e parenti del marchese di Laconi furono esposte per anni sulla torre dell'Elefante di Cagliari, a dimostrazione dell'autorità del sovrano e come ammonimento all'aristocrazia sarda.