DUCATO DI MANTOVA: Con la rivolta capitanata da Luigi Gonzaga e dai suoi figli Guido, Filippino e Feltrino, nell'anno 1328, contro la signoria dei Bonacolsi ebbe inizio per la città di Mantova un'era che, nell'arco di quasi cinque secoli, la vide protagonista, con alterne vicende, della storia italiana. Il consiglio municipale cittadino conferì a Luigi Gonzaga il titolo di capitano, attribuendogli anche il diritto di nominare il suo successore e di stringere le alleanze politiche e militari ritenute più opportune. Il dominio di costui e la sua marcata voglia espansionistica, accentuatasi poi con i suoi successori Guido, secondo capitano, e Ludovico, terzo capitano, causò notevoli sofferenze alla popolazione in un alternarsi di conquiste e perdite territoriali, dovute soprattutto al fatto che la controparte spesso era rappresentata dai Visconti, temibili signori di Milano. Con l'avvento al potere di Francesco, quarto capitano, migliorarono di parecchio le condizioni generali della signoria perché, intelligentemente, fu stretta alleanza con Venezia e la successiva guerra contro i Visconti, combattuta in modo violentissimo da ambo le parti, pur non portando a risultati concreti in termini territoriali, fissò saldamente la potenza dei Gonzaga quale dinastia riconosciuta sia dall'imperatore che dal papa Bonifacio IX. Il titolo nobiliare che fu concesso nell'anno 1413 a Gianfrancesco, successore di Francesco, fu quello di marchese e comportò l'aggiunta di quattro aquile, con le ali spiegate, all'originario stemma di famiglia; inoltre, il vincolo stretto con l'imperatore fu rinforzato dalle nozze della nipote di questi, Barbara di Brandeburgo, con Ludovico, figlio di Gianfrancesco. Le vicende successive del marchesato, però, stretto com'era tra Venezia e Milano, non furono affatto tranquille, anche se portarono ad un miglioramento dell'organizzazione interna, dell'edilizia e delle vie di comunicazione. Alla morte di Gianfrancesco, il figlio Ludovico riuscì, tramite transazioni e accordi, a mantenere integro il marchesato e seppe dare un grande impulso alle attività economiche e all'arredo urbano delle città e dei paesi con la costruzione di chiese e palazzi. Alla sua morte, con l'avvento al potere prima di Federico e poi di Francesco I, le condizioni politiche del marchesato divennero molto gravi per la minaccia continua di un suo smembramento e solo la scaltrezza doppiogiochista di Isabella, moglie di Francesco I e, alla sua morte, tutrice del figlio Federico, riuscì a mantenerlo integro, fedelmente legato all'imperatore che, quale ricompensa, elevò il marchesato a ducato. Il periodo che seguì fu fecondo di iniziative intraprese a tutto campo, che toccarono tutti gli aspetti della convivenza civile. L'amministrazione pubblica, affidata a persone oneste, ebbe un suo ordinamento: fu creato il senato, con competenze in campo giudiziario; fu dato impulso alle arti e alle attività lavorative, che attrassero un forte flusso immigratorio. Col passare del tempo, però, la prodigalità e gli sprechi furono così tanti da sconvolgere la finanza pubblica e quindi fu necessario istituire nuove tasse che, unite alla distruzione delle produzioni agricole causata dall'invasore tedesco, con cui nel frattempo si era entrati in guerra, portarono alla rovina del ducato. Quando alla fine delle ostilità esso venne concesso a Carlo di Nevers, erede legittimo, era tanta la miseria che si dovette ricorrere alla carità dei potenti vicini. Ormai il declino era irreversibile, per cui il ducato fu dapprima posto sotto la potestà imperiale (1708) e, dopo un breve periodo di rinascita durato quasi un cinquantennio, definitivamente annesso al regno lombardo-veneto (1815). V. anche GONZAGA e PALLAVICINO