DORIA: È una delle più importanti famiglie aristocratiche nella storia della repubblica genovese, i cui esponenti si distinsero soprattutto come ammiragli, dogi, principi, viceré e cardinali. Le prime notizie certe risalgono all'inizio del XII secolo e riguardano Ansaldo, che fu a capo della flotta genovese contro i mori di Spagna. Nel XIII secolo molti dei suoi membri presero parte alle lotte contro i pisani e agli intrighi interni per il dominio della Sardegna. Capeggiando la fazione ghibellina, i Doria parteciparono inoltre alle lotte comunali in alleanza o in antagonismo con gli Spinola e acquistarono un'importanza sempre maggiore nella vita politica della città. Grazie a loro Genova raggiunse l'apice della sua potenza navale: nella battaglia della Meloria (1284), in cui fu annientata la flotta pisana, combatterono ben 250 membri della famiglia Doria, tra i quali il capitano del popolo Oberto (morto nel 1295), ammiraglio e signore di feudi nella Riviera di Ponente; nel 1298, inoltre, il fratello di Oberto, Lamba, sconfisse i veneziani a Curzola e catturò l'ammiraglio Andrea Dandolo e Marco Polo. Agli inizi del XIV secolo le lotte tra le famiglie Doria, Spinola e Grimaldi si fecero più aspre e nel 1317 i Doria furono mandati in esilio dai Grimaldi e dai Fieschi. Per due secoli, dalla nascita del dogato popolare nel 1339 fino al 1528, furono esclusi dalla vita politica ma continuarono a distinguersi in campo militare, economico e culturale. Riacquistarono nuova potenza grazie ad Andrea (1466-1560), principe di Melfi, abile condottiero al servizio del papa, di vari signori e soprattutto di Genova che, grazie a lui, conquistò definitivamente la Corsica. Durante le lotte tra Francia e Spagna per il predominio in Europa, Andrea si schierò ora a favore ora contro i francesi, signori di Genova; poi, nel 1527, con un gesto clamoroso, mise a disposizione di Carlo V di Spagna la potente flotta genovese, in cambio del riconoscimento dell'indipendenza della città; cacciati i francesi (1528), Andrea entrò a Genova accolto trionfalmente. Per circa trent'anni fu il personaggio più potente nel governo della repubblica: le diede un nuovo ordinamento politico di tipo oligarchico e aristocratico, pacificò le opposte fazioni e ne difese l'indipendenza dalle ingerenze della Spagna. Nel 1533 ottenne da Carlo V il titolo di principe di Melfi e di gran cancelliere del reame di Napoli. Ritiratosi in patria dopo altre imprese minori, a 90 anni volle guidare la riconquista della Corsica che, istigata dai francesi e dai turchi, si era ribellata a Genova e alla Spagna (1556). Alla sua morte Genova gli tributò grandiosi onori. Nei secoli XVI e XVII i Doria furono soprattutto al servizio della corona spagnola, dalla quale ricevettero feudi nel Mezzogiorno in riconoscimento dei servigi resi; in tal modo alcuni rami della famiglia si trapiantarono a Roma e nel regno di Napoli: Andrea (1570-1622), ammiraglio al servizio della Spagna, ottenne il riconoscimento del principato di Melfi e, grazie al suo matrimonio con una Colonna, diede origine alla grande famiglia romana dei Doria-Melfi; suo fratello Carlo (XVII secolo) ebbe il titolo di duca di Tursi e diede così vita al ramo napoletano dei Doria-Tursi, che si estinse nel Settecento; nel XVIII secolo dal matrimonio di Giovanni Andrea, signore di Santo Stefano, con Anna Pamphilj Landi si originò il ramo dei Doria-Pamphilj, estintosi nel 1958 con Filippo Andrea. Durante la rivoluzione francese i Doria si schierarono sia con gli oppositori reazionari sia con i fautori delle idee repubblicane e nel XIX secolo alcuni di loro si distinsero nelle lotte risorgimentali. La famiglia esiste ancora oggi ed è divisa in vari rami, tra i quali quello dei conti di Montaldeo (dal XVI secolo), dei principi d'Angri (dal 1436), dei duchi d'Eboli (dal 1726), dei principi di Melfi e dei Doria Lamba.