DOLOMITI LUCANE: Si estendono su circa 1.350 ettari e sono così definite perché richiamano le grandi Dolomiti con le loro vette dal profilo frastagliato. Le guglie suggeriscono con le proprie sagome forme fantastiche tra cui quella, famosa, della civetta, presso Pietrapertosa; interessanti anche alcune specie di piante, tra cui la valeriana rossa, la lunaria annua, l'onosma lucana. In questa suggestiva cornice naturale s'inseriscono i comuni di Pietrapertosa e Castelmezzano. Il nome Dolomiti si riferisce anche all'aspetto aspro e dirupato piuttosto che alla natura della roccia, costituita da conglomerati e arenaria compatta e non da rocce dolomitiche. La flora si compone di elementi tipici della macchia mediterranea (leccio, terebinto), a portamento arboreo e arbustivo che spesso conquistano le pareti più impervie; si trovano anche querce, castagni, aceri e carpini nei punti in cui il terreno è più profondo e tale da consentire lo sviluppo di una vegetazione più rigogliosa. Nei luoghi più poveri di substrato alligna una vegetazione erbacea interessante per la presenza di specie endemiche e rare. I numerosi anfratti sulle rupi offrono siti adatti alla nidificazione di alcune specie di uccelli; infatti, è molto facile osservare il volo veloce del rondone e quello maestoso del corvo imperiale. Gli attenti osservatori potranno intravedere, sulle pietraie, il codirosso spazzacamino, dalla livrea nero-grigia e dalla coda rossa, tipico abitatore delle zone scoperte dell'Appennino, intento alla ricerca di coleotteri nascosti. Tra i rapaci è da segnalare il gheppio; ma è soprattutto il nibbio reale, riconoscibile per la coda forcuta e per il volo leggero, che fa spesso la sua comparsa levandosi in volo dalle circostanti foreste dove nidifica. Il nibbio reale è una presenza costante di vaste aree della Basilicata interna, ovunque ci sia una foresta circondata da ampie valli e spazi aperti.