D'AQUINO:
Le sorti di questa famiglia sono strettamente legate a quelle della città di Aquino, in provincia di Frosinone. Gastaldo di questo borgo fu, fra il IX e il X secolo, Rodiperto, sposato alla figlia del duca di Gaeta; suo nipote, Adenolfo II (946-963), riuscì ad ottenere il titolo di conte. Nel XIII secolo la famiglia cadde in disgrazia: il suo territorio fu conquistato dai conti di Andria e seguì un lungo periodo in cui furono combattute tormentate lotte feudali. In questa fase la famiglia accrebbe i suoi domini particolarmente in Abruzzo, in Irpinia e in Calabria. Ad iniziare da Adenolfo IV, si divise in numerosi rami, ad uno dei quali è legata la figura del ribelle Tommaso, conte di Acerra, che nel 1221 conquistò la contea di Celano e Boiano. Fra i più illustri rappresentanti del casato figura San Tommaso d'Aquino (Aquino 1224 0 1225 – Fossanova 1274), monaco benedettino. Fermatosi nelle scuole di Montecassino e Napoli, trascorse alcuni anni a Parigi, dove insegnò tra il 1256 e il 1259 e tra il 1269 e il 1272. La sua speculazione filosofica, che si basa sul sincretismo di più filosofie e di motivi culturali diversi, tende alla ricerca di una nuova visione unitaria e strutturata del sapere e dell'universo, senza ignorare le realtà particolari, la natura e gli individui. In polemica con l'interpretazione della filosofia di Aristotele data nei comuni di Averroè, il “dottore angelico” (titolo attribuito al momento della beatificazione) compì una rigorosa sintesi tra sapere cristiano e aristotelismo. Dimostrò, infatti, che quest'ultimo non è in contraddizione col sapere cristiano e che l'incontro e la riconciliazione delle due dottrine è resa possibile dal concetto di NATURALIS RATIO; la ragione naturale era valorizzata da Aristotele sopra ogni altra cosa e da Tommaso è considerata strumento essenziale per la comprensione dell'universo e di Dio, la cui giustificazione finale dipende comunque dalla fede. Durante l'arco della sua vita Tommaso d'Aquino compose numerosissime opere, tra le quali si distinguono le due trattazioni “Summa contra Gentiles” e “Summa theologica”. Per secoli la sua filosofia è stata quella ufficiale della Chiesa romana e per gli infiniti meriti acquisiti nel 1323 venne beatificato da papa Giovanni XXIII.