CONTI: Insigne famiglia romana discendente dai conti di Segni e di cui si hanno notizie a partire dall'XI secolo con Trasamondo. Nel XIII secolo si trasferì a Roma dove raggiunse una notevole importanza. Vanta tra i suoi membri ben quattro papi. Nel 1198 il figlio di Trasamondo, Giovanni Lotario (1160-1216), fu eletto papa con il nome di Innocenzo III. Di carattere austero, Innocenzo III fu l'artefice della riforma morale e disciplinare della Chiesa, mirando ad affermarne la grandezza universale e a darle un'impostazione monarchico-assolutistica; teorizzò la supremazia del papa su tutti i sovrani della terra e del potere spirituale su quello temporale. In base a questa dottrina, sentì di avere il diritto di intervenire su tutte le più importanti questioni politiche dell'epoca, cercando di piegare alla sua volontà i signori che non riconoscevano il potere temporale della Chiesa. Nell'ambito della lotta tra Papato e Impero, si interessò al problema della successione imperiale dopo la morte di Enrico VI, avvenuta nel 1197. In un primo momento incoronò imperatore Ottone di Brunswick (1209) ma in seguito, poiché quest'ultimo avanzava dei diritti sui beni che la contessa Matilde di Canossa aveva lasciato alla Chiesa, lo scomunicò e lo dichiarò deposto (1210); iniziò, perciò, a favorire Federico II di Svevia che, in cambio della corona imperiale, dovette promettere, senza però mantenere la parola, di rinunciare al regno di Sicilia, che era considerato feudo della Chiesa. Innocenzo III impose la sua autorità anche su Giovanni Senzaterra di Inghilterra, Pietro d'Aragona e Filippo II Augusto di Francia. Aspirando al recupero della pace e dell'unità del popolo cristiano intorno al pontefice, bandì la quarta crociata (1202-1204) per liberare la Terra Santa e Gerusalemme, che era stata di nuovo occupata dagli infedeli nel 1187; rimasto deluso per la sua conclusione, che portò alla conquista di Costantinopoli (1204) e alla nascita dell'Impero Latino d'Oriente, poté tuttavia sperare, anche se inutilmente, di ricomporre lo scisma d'Oriente e di riportare la Chiesa bizantina all'obbedienza alla Chiesa cattolica. Impegnato nella lotta contro le eresie dilaganti, proclamò la crociata contro gli albigesi (1208), cercando di controllare gli atti di violenza dei crociati che erano spinti più dal desiderio di conquistare nuove terre che dal sincero sentimento religioso. Contemporaneamente, tendendo a riaffermare i valori spirituali, approvò gli ordini mendicanti dei francescani e dei domenicani. Nel 1215 indisse il IV Concilio Lateranense, in cui fu bandita un'altra crociata in Terra Santa e dove trionfarono gli ideali ierocratici. L'anno successivo il papa morì. Suo fratello Riccardo fu signore di Poli, Guadagnolo e Valmontone e conte di Sora. Nel 1227 un altro membro della casata, il cardinale Ugolino (1170-1241), fu nominato papa con il nome di Gregorio IX. Sul piano religioso fu favorevole agli ordini mendicanti, soprattutto ai francescani, e canonizzò Francesco d'Assisi e Antonio da Padova; severo giudice nelle questioni di fede, costituì l'Inquisizione contro gli eretici, affidandola soprattutto ai domenicani. Sul piano politico fu in netto contrasto con Federico II di Svevia sia per questioni legate alla mancata partenza di quest'ultimo per la crociata in Terra Santa sia per lo strapotere di Federico II che, continuando a mantenere unite le due corone di Germania e di Sicilia, rappresentava un pericolo per la Chiesa. Il papa lo scomunicò due volte, nel 1227 e nel 1239, sciolse i sudditi dell'Impero e del regno di Sicilia dal giuramento di fedeltà al loro sovrano (1239) e con i comuni dell'Italia settentrionale creò contro di lui una lega guelfa. Morì mentre Federico II avanzava verso Roma. Nel 1254 Rinaldo (morto nel 1261), eletto cardinale nel 1227 dallo zio Gregorio IX, salì sul soglio pontificio con il nome di Alessandro IV. Continuando la politica antisveva del suo predecessore, Innocenzo IV, dal 1258 tentò inutilmente di bloccare l'avanzata nel regno di Sicilia del figlio di Federico II, Manfredi, da lui scomunicato, e dei ghibellini in Toscana. Nell'ambito della vita ecclesiastica e religiosa si sforzò di arrivare a una riconciliazione tra la chiesa latina e quella greca. In difesa dell'ortodossia appoggiò le persecuzioni degli albigesi da parte dell'Inquisizione e sostenne gli ordini mendicanti. Intorno alla metà del XIII secolo la famiglia Conti si divise in due rami, quello dei Conti di Valmontone, che si estinse nel 1548 in seguito all'unione con la famiglia Sforza, e quello dei Conti di Poli. Al primo ramo appartennero il frate francescano Andrea (morto nel 1302), poi beatificato, i due abili condottieri Jacopo e Andrea, vissuti alla fine del XV secolo, e il poeta petrarchesco Giusto (1379-1449). Ai Conti di Poli, poi divenuti duchi ed estintisi nel 1815, oltre a Innocenzo, che ricoprì la carica di nunzio pontificio in Portogallo (1769) e di cardinale, appartenne Michelangelo (1655-1724), che nel 1721 salì sul soglio pontificio con il nome di Innocenzo XIII. Fu un papa conciliante e riuscì a mantenere buoni rapporti con le monarchie, pur difendendo gli interessi della Santa Sede. Nel 1722 investì del regno di Napoli e di Sicilia l'imperatore Carlo VI, che aveva sostenuto la sua ascesa al pontificato, ma non poté impedire che il ducato di Parma e Piacenza, considerato dipendente dalla Santa Sede, andasse a Carlo, figlio di Filippo VI di Spagna ed Elisabetta Farnese. Sperando in una restaurazione cattolica in Inghilterra, appoggiò il pretendente Giacomo Edoardo Stuart, che era in esilio a Roma. Nelle questioni interne alla chiesa romana fu poco favorevole ai gesuiti ma confermò la condanna del giansenismo.