BRIGANTAGGIO: Tale termine indica l'attività criminosa di bande di fuorilegge privi di posizione sociale, disoccupati, violenti, riuniti in bande sotto l'autorità di un capo e dediti a rapine e saccheggi. Il fenomeno, già presente in epoca romana, nel Medioevo, quando era praticato dalle milizie feudali, e nel Rinascimento, quando le compagnie di ventura spesso si trasformavano in bande di briganti, assunse nell'Italia meridionale una particolare importanza a partire dal 1799, epoca un cui il malcontento della popolazione e dei contadini nei confronti della borghesia e della feudalità sfociò nella formazione di bande di ribelli, che il cardinale Fabrizio Ruffo indirizzò in difesa dei Borboni contro i francesi invasori del regno di Napoli, presentati come empi e senza fede. L'azione di guerriglia condotta dai briganti, tra cui Michele Pezza (Itri, Latina, 1771-Napoli 1806), detto fra' Diavolo per via del travestimento da frate utilizzato in alcune azioni, permise al Ruffo di riconquistare il regno per i Borboni -fra' Diavolo fu addirittura nominato colonnello da Ferdinando IV di Borbone e continuò a combattere contro i francesi, finché fu catturato dal generale Hugo, padre dello scrittore Victor Hugo, e impiccato-. Il brigantaggio assunse nuovamente una preoccupante consistenza dopo l'unità d'Italia, quando scoppiarono violente agitazioni armate ad opera di bande formate non solo da briganti veri e propri ma anche da contadini, sbandati dell'ex esercito borbonico, disertori, evasi e legittimisti italiani e stranieri. Pur alimentato dagli spodestati Borboni, rifugiatisi a Roma, e dalla Chiesa, il brigantaggio post-unitario ebbe anche profonde radici economiche e sociali: l'unificazione aveva infatti introdotto nel Mezzogiorno una serie di novità (tra le altre, nuove imposte e la leva militare obbligatoria, sconosciuta sotto i Borboni) che provocarono il malcontento non solo della vecchia classe dirigente borbonica, che era stata licenziata, ma anche della piccola borghesia e dei contadini -questi ultimi, già poverissimi, furono privati di una serie di vantaggi che duravano da secoli (ad esempio, quelli di raccogliere liberamente legna o di utilizzare pascoli comuni)-. Le bande di briganti bloccavano le strade, incendiavano gli uffici delle imposte e gli uffici di leva, imponevano riscatti, impedivano addirittura la coltivazione delle campagne. Già nell'ottobre 1860 il governo italiano avviò la repressione affidandola al generale Cialdini, che tuttavia non ottenne risultati; così, nel 1863, anno di maggiore espansione del brigantaggio, si approvò la legge Pica, con la quale le normali forze di polizia vennero affiancate da reparti dell'esercito, comandati dal generale Pallavicini. Due anni dopo il brigantaggio poteva definirsi sconfitto, anche se le operazioni di repressione continuarono saltuariamente fino al 1870.