BRIGANTAGGIO: Fenomeno non certo nuovo per il Sud d'Italia (ricordiamo il sanfedismo, 1799), il brigantaggio prese una preoccupante consistenza nel 1860, dopo la conquista del regno di Napoli da parte di Garibaldi, per l'esasperata reazione dei contadini contro la borghesia liberale, che col favore governativo s'impadroniva di terre o diritti. S'unirono così ai banditi, sbandati del disciolto esercito borbonico, fuorilegge d'ogni genere e fautori di un ritorno dei Borboni. Aiutati con armi e denaro borbonici, organizzati dallo spagnolo Borges, formarono un vero e proprio esercito, che, dichiarando di combattere per la restaurazione borbonica, iniziò una sanguinosa guerriglia, repressa spietatamente dai governanti italiani, rappresentati a Napoli da L. C. Farini. La campagna fu iniziata con energia dal generale Cialdini, nell'ottobre del 1860, il quale non raggiunse tuttavia un risultato decisivo, anche per l'omertà locale. Lo stato di accentuata insicurezza e disordine creatosi causò allora l'intervento di una commissione parlamentare d'inchiesta guidata dal Massari (gennaio 1863). Venne quindi votata la legge speciale Pica, che sancì come regola la repressione più rigorosa, e fu inviato nel meridione il generale Pallavicino con un forte contingente dell'esercito regolare. Nel 1865 la campagna era praticamente finita, con un altissimo numero di caduti: il meridione risultò pacificato, ma solo esteriormente, anche perché le cause sociali che avevano alimentato il brigantaggio non vennero rimosse e contribuirono al sorgere della questione meridionale.