BARBERINI: Potente famiglia romana originaria della Toscana, probabilmente di Barberino in Val d'Elsa, da cui nel XIII secolo si trapiantò a Firenze, dove si arricchì grazie al commercio. Nel 1530 un suo membro, Antonio, per sfuggire all'ostilità dei Medici, si trasferì a Roma, dove fu però ucciso dall'ambasciatore mediceo della città. I primi artefici della fortuna e della potenza della casata a Roma furono Raffaello e Francesco, che inaugurarono la tradizione nepotistica della famiglia, contribuendo a far sì che nel 1623 il cardinale Maffeo (1568-1644) salisse al soglio pontificio con il nome di Urbano VIII. Sostenitore dell'autorità della Chiesa, Urbano VIII cercò di far rispettare i decreti tridentini, fu intransigente verso i protestanti, rafforzò l'Inquisizione, condannò il giansenismo e portò avanti il processo contro Galileo Galilei (1633) e Tommaso Campanella. Desideroso di pacificare le potenze impegnate nella guerra dei trent'anni e preoccupato per il predominio della Spagna in Italia, intervenne anche nella politica internazionale. In politica interna l'energico pontefice, con il proposito di rafforzare il potere papale e spinto da interessi familiari, incorporò il ducato di Urbino allo Stato Pontificio (1631), che raggiunse così la sua massima espansione. Amante del fasto e avido di potere personale, Urbano VIII attirò su di sé l'odio di molti non solo per l'intensa attività politica ma anche per il suo sfacciato nepotismo, che lo portò a ricoprire i suoi parenti di cariche e onori: infatti, nominò cardinali suo fratello Antonio e due suoi nipoti, Francesco e Antonio il giovane. Tuttavia, da colto umanista qual era, si distinse anche per il suo munifico mecenatismo e per l'impulso dato alla realizzazione di grandi opere pubbliche e artistiche a Roma, la maggior parte delle quali realizzate a discapito degli antichi monumenti romani, saccheggiati ripetutamente per costruire fontane, interi rioni e soprattutto dimore di famiglia. Tra i suoi nipoti si ricordano Francesco e Taddeo. Francesco (1597-1679), eletto cardinale nel 1623, fu legato ad Avignone, segretario di stato, governatore di Tivoli e Fermo, vescovo di Sabina, Porto e Ostia, protettore di Aragona, Portogallo, Scozia e Inghilterra e vice-cancelliere della Chiesa. Alla morte di Urbano VIII, Francesco dovette scappare in Francia insieme ad altri suoi parenti e poté far ritorno a Roma solo dopo qualche anno. A lui si deve la costruzione dell'imponente palazzo di famiglia su disegni di Maderno, Borromini e Bernini; il palazzo, realizzato usando come materiale di costruzione le pietre del Colosseo e le tegole del PANTHEON, divenne un centro artistico e letterario, sede di un teatro, di un museo, di una biblioteca e di una arazzeria -quest'ultima soppressa nel 1683. Il cardinale raccolse anche la famosa biblioteca barberiniana, la più ricca tra le biblioteche romane del XVI secolo: comprendeva, infatti, numerosi carteggi, libri e manoscritti greci, latini e orientali, frutto di acquisti, doni e confische ai danni di librerie monastiche; nel 1902 fu acquistata da papa Leone XIII e annessa alla biblioteca Vaticana. L'altro nipote di Urbano VIII, Taddeo (1603-1647), prefetto di Roma e principe di Palestrina, fu l'artefice dell'unione del nome dei Barberini con quello dei Colonna grazie al suo matrimonio con Anna Colonna (1627). Nel 1641, con il sostegno del papa suo zio, Taddeo occupò il ricco e potente ducato di Castro, appartenente ai Farnese. Quest'azione fece esplodere la rivolta dei principi italiani contro i sempre più potenti Barberini che, alla morte del loro protettore Urbano VIII, dovettero rifugiarsi in Francia, fino a quando Innocenzo X Pamphili, grazie all'interessamento del cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, non concesse loro il perdono. Il ramo diretto della famiglia si estinse nel 1728 e la discendenza fu assicurata da Urbano Colonna per via di adozione. Estintosi anche questo ramo nel 1893 con Maria Barberini Colonna, i titoli passarono a suo marito, il marchese Luigi Sacchetti. Tuttora esistente è il ramo cadetto dei Barberini Colonna di Sciarra.