Descrizione

Centro montano, di antiche origini, la cui economia si basa prevalentemente sull’agricoltura. I verbicaresi, che presentano un indice di vecchiaia superiore alla media, sono quasi tutti concentrati nel capoluogo comunale; il resto della popolazione si distribuisce tra diverse case sparse e la località San Francesco. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 1.575 metri del monte La Sepa. L’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, non mostra segni di espansione edilizia; situato in pendio, ha un andamento plano-altimetrico vario. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è rappresentato un monte argentato a tre cime, di cui la mediana è sormontata dalla lettera V, argentata. Il tutto, fondato su una campagna verde e “accollato” a due rami aghiformi, è accompagnato da tre stelle d’oro a cinque punte.

Centro montano, di antiche origini, la cui economia si basa prevalentemente sull’agricoltura. I verbicaresi, che presentano un indice di vecchiaia superiore alla media, sono quasi tutti concentrati nel capoluogo comunale; il resto della popolazione si distribuisce tra diverse case sparse e la località San Francesco. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 1.575 metri del monte La Sepa. L’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, non mostra segni di espansione edilizia; situato in pendio, ha un andamento plano-altimetrico vario. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è rappresentato un monte argentato a tre cime, di cui la mediana è sormontata dalla lettera V, argentata. Il tutto, fondato su una campagna verde e “accollato” a due rami aghiformi, è accompagnato da tre stelle d’oro a cinque punte.

Storia

Alcuni studiosi ne fanno risalire le origini alla romana Aprustum. Che la zona sia stata abitata fin da tempi antichi è provato dai reperti archeologici, del IV-II secolo a.C., rinvenuti in località Cerreto. Citata come Bernicario in un documento del Trecento, deriva il toponimo dal latino VERVECARIUS, ‘pecoraio, pastore’, da VERVEX, VERBEX o BERBEX, ‘castrato’; non manca però chi si richiama al bizantino “berbekarios”, avente il significato di ‘paese di pastori’. Feudo dell’omonima famiglia, entrò in seguito a far parte della contea di Lauria. Assegnata, nel XIV secolo, al nobile casato dei Sembrasi, appartenne successivamente ai Pappadoca e ai Papasidero. Nel corso del Quattrocento, pervenne ai Castelar che, nel XVII secolo, la vendettero al cosentino Angelo de Matera. Ultimi feudatari furono i Cavalcante. L’epidemia di peste abbattutasi sul regno di Napoli, verso la metà del Seicento, vi causò numerose vittime. Con le riforme amministrative attuate dai francesi, all’inizio del XIX secolo, fu elevata a capoluogo dapprima di un governo, comprendente diverse università, e poi di un circondario, la cui giurisdizione fu allargata dai Borboni anche a Orsomarso. Dopo i moti risorgimentali, fu annessa all’Italia unita insieme al resto della regione. Tra i monumenti: la parrocchiale di Santa Maria Assunta, contenente, tra l’altro, preziosi paramenti sacri; la chiesa della Madonna delle Nevi, con affreschi quattrocenteschi, e il palazzo feudale.

Alcuni studiosi ne fanno risalire le origini alla romana Aprustum. Che la zona sia stata abitata fin da tempi antichi è provato dai reperti archeologici, del IV-II secolo a.C., rinvenuti in località Cerreto. Citata come Bernicario in un documento del Trecento, deriva il toponimo dal latino VERVECARIUS, ‘pecoraio, pastore’, da VERVEX, VERBEX o BERBEX, ‘castrato’; non manca però chi si richiama al <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=BAS_CAL&parola=BIZANTINO'>bizantino</a> “berbekarios”, avente il significato di ‘paese di pastori’. Feudo dell’omonima famiglia, entrò in seguito a far parte della contea di Lauria. Assegnata, nel XIV secolo, al nobile casato dei Sembrasi, appartenne successivamente ai Pappadoca e ai Papasidero. Nel corso del Quattrocento, pervenne ai Castelar che, nel XVII secolo, la vendettero al cosentino Angelo de Matera. Ultimi feudatari furono i Cavalcante. L’epidemia di peste abbattutasi sul regno di Napoli, verso la metà del Seicento, vi causò numerose vittime. Con le riforme amministrative attuate dai francesi, all’inizio del XIX secolo, fu elevata a capoluogo dapprima di un governo, comprendente diverse università, e poi di un circondario, la cui giurisdizione fu allargata dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=BAS_CAL&parola=BORBONI'>Borboni</a> anche a Orsomarso. Dopo i moti risorgimentali, fu annessa all’<a target='_blank' href='vediNota.php?reg=BAS_CAL&parola=ITALIA'>Italia</a> unita insieme al resto della regione. Tra i monumenti: la parrocchiale di Santa Maria Assunta, contenente, tra l’altro, preziosi paramenti sacri; la chiesa della Madonna delle Nevi, con affreschi quattrocenteschi, e il palazzo feudale.

Economia

È sede di Pro Loco, della Comunità montana e delle stazioni dei carabinieri e del corpo forestale. L’agricoltura si basa sulla produzione di cereali, frumento, foraggi, ortaggi, olive, uva, agrumi e altra frutta; si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole aziende che operano nei comparti alimentare, edile, dell’abbigliamento, della lavorazione del legno e della fabbricazione di calzature. È presente il servizio bancario; una sufficiente rete distributiva completa il panorama del terziario. Non si registrano particolari strutture sociali, sportive e per il tempo libero. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; per l’arricchimento culturale si può usufruire della biblioteca comunale. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione; quelle sanitarie assicurano il servizio farmaceutico.

È sede di Pro Loco, della Comunità montana e delle stazioni dei carabinieri e del corpo forestale. L’agricoltura si basa sulla produzione di cereali, frumento, foraggi, ortaggi, olive, uva, agrumi e altra frutta; si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole aziende che operano nei comparti alimentare, edile, dell’abbigliamento, della lavorazione del legno e della fabbricazione di calzature. È presente il servizio bancario; una sufficiente rete distributiva completa il panorama del terziario. Non si registrano particolari strutture sociali, sportive e per il tempo libero. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; per l’arricchimento culturale si può usufruire della biblioteca comunale. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione; quelle sanitarie assicurano il servizio farmaceutico.

Relazioni

Sebbene non figuri tra le mete turistiche più celebrate della zona, offre a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale e di raggiungere agevolmente la vicina costa tirrenica. Specialità gastronomica locale sono i “panicelli”, involtini di uva zibibbo passa, in foglia di cedro, essiccati nel forno. Tra gli eventi ricorrenti vanno citate: la festa e la fiera di S. Giuseppe, il 19 marzo; la festa della Madonna del Carmine, il 15 e il 16 luglio; il Verbicaro Festival International, dal 6 al 13 agosto; la festa di S. Rocco, dal 18 al 20 agosto; la fiera dell’ultima domenica di agosto; la festa di S. Francesco, la seconda domenica di settembre; le sagre enogastronomiche. Di particolare intensità drammatica è la processione figurativa del Venerdì Santo, che risale al Settecento: a partire dalle tre del mattino si snoda fino al calvario, tra suoni e canti religiosi molto suggestivi. Ancora più caratteristica è la tradizione dei cosiddetti “vattienti”, cioè ‘battenti’ (da battere, percuotere), autoflaggelanti che il Giovedì Santo si percuotono a sangue le gambe lungo lo stesso percorso della processione del Venerdì. La Patrona, la Madonna delle Grazie, viene festeggiata il 2 luglio con l’omonima fiera.

Sebbene non figuri tra le mete turistiche più celebrate della zona, offre a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale e di raggiungere agevolmente la vicina costa tirrenica. Specialità gastronomica locale sono i “panicelli”, involtini di uva zibibbo passa, in foglia di cedro, essiccati nel forno. Tra gli eventi ricorrenti vanno citate: la festa e la fiera di S. Giuseppe, il 19 marzo; la festa della Madonna del Carmine, il 15 e il 16 luglio; il Verbicaro Festival International, dal 6 al 13 agosto; la festa di S. Rocco, dal 18 al 20 agosto; la fiera dell’ultima domenica di agosto; la festa di S. Francesco, la seconda domenica di settembre; le sagre enogastronomiche. Di particolare intensità drammatica è la processione figurativa del Venerdì Santo, che risale al Settecento: a partire dalle tre del mattino si snoda fino al calvario, tra suoni e canti religiosi molto suggestivi. Ancora più caratteristica è la tradizione dei cosiddetti “vattienti”, cioè ‘battenti’ (da battere, percuotere), autoflaggelanti che il Giovedì Santo si percuotono a sangue le gambe lungo lo stesso percorso della processione del Venerdì. La Patrona, la Madonna delle Grazie, viene festeggiata il 2 luglio con l’omonima fiera.

Località

La Sepa

La Sepa

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Verbicaro rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.