Descrizione

Centro collinare, di origine moderna, che basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole anche se non manca qualche azienda industriale. I sabettesi, con un indice di vecchiaia inferiore alla media, vivono per la maggior parte nel capoluogo comunale; il resto della popolazione si distribuisce in numerose case sparse. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche anche accentuate. L’abitato, che sorge abbarbicato su un modesto declivio, non mostra particolari segni di espansione edilizia; l’andamento plano-altimetrico è movimentato. Lo stemma comunale, interzato in fascia, è stato concesso con Decreto del Presidente della Repubblica. La prima sezione, partita, raffigura, su sfondo argenteo e nero rispettivamente, un avambraccio vestito di rosso e un leone d’argento; nel secondo campo, anch’esso partito, figurano: tre gigli azzurri su sfondo dorato e tre fasce nere su sfondo argentato; la terza partizione, smaltata di nero, racchiude, infine, otto gigli d’argento. Il tutto è accompagnato, ai lati, da altre due sezioni: la prima, troncata, reca quattro gigli d’oro su sfondo verde e sei gigli d’oro in campo azzurro; nella seconda, argentea, campeggiano sei palle rosse. Lo stemma usato dal comune è quello riprodotto in alto.

Centro collinare, di origine moderna, che basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole anche se non manca qualche azienda industriale. I sabettesi, con un indice di vecchiaia inferiore alla media, vivono per la maggior parte nel capoluogo comunale; il resto della popolazione si distribuisce in numerose case sparse. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche anche accentuate. L’abitato, che sorge abbarbicato su un modesto declivio, non mostra particolari segni di espansione edilizia; l’andamento plano-altimetrico è movimentato. Lo stemma comunale, interzato in fascia, è stato concesso con Decreto del Presidente della Repubblica. La prima sezione, partita, raffigura, su sfondo argenteo e nero rispettivamente, un avambraccio vestito di rosso e un leone d’argento; nel secondo campo, anch’esso partito, figurano: tre gigli azzurri su sfondo dorato e tre fasce nere su sfondo argentato; la terza partizione, smaltata di nero, racchiude, infine, otto gigli d’argento. Il tutto è accompagnato, ai lati, da altre due sezioni: la prima, troncata, reca quattro gigli d’oro su sfondo verde e sei gigli d’oro in campo azzurro; nella seconda, argentea, campeggiano sei palle rosse. Lo stemma usato dal comune è quello riprodotto in alto.

Storia

Il nome viene dalla santa cui è intitolata la chiesa parrocchiale. La costituzione del primo centro abitato non vanta origini molto remote: esso fu fondato nel XVII secolo, e precisamente nell’anno 1620, dal nobile feudatario Nicola Giuseppe Montaperto, cui fu concessa la “licentia populandi”. Egli si occupò sia della giurisdizione del casale che del suo sviluppo economico e artistico. Le attestazioni documentate certe a proposito del comune, anche se attendibili perché recenti, sono prive di vicende storiche memorabili. Successivamente, verso la fine del XVII secolo, l’amministrazione del borgo passò nelle mani della nobile famiglia dei Bonanno. Tra gli altri signori che si occuparono della gestione del borgo si ricordano anche i nobili Lanza. Ottenne l’autonomia amministrativa nell’anno 1955, quando si staccò dal comune di Aragona. Il suo patrimonio artistico, a causa della sua costituzione moderna, non vanta testimonianze storico-architettoniche di rilievo. Poco lontano dal centro abitato è possibile ammirare i reperti archeologici del sito di Rupe di Keli, che presenta alcune tombe sicane.

Il nome viene dalla santa cui è intitolata la chiesa parrocchiale. La costituzione del primo centro abitato non vanta origini molto remote: esso fu fondato nel XVII secolo, e precisamente nell’anno 1620, dal nobile feudatario Nicola Giuseppe Montaperto, cui fu concessa la “licentia populandi”. Egli si occupò sia della giurisdizione del casale che del suo sviluppo economico e artistico. Le attestazioni documentate certe a proposito del comune, anche se attendibili perché recenti, sono prive di vicende storiche memorabili. Successivamente, verso la fine del XVII secolo, l’amministrazione del borgo passò nelle mani della nobile famiglia dei Bonanno. Tra gli altri signori che si occuparono della gestione del borgo si ricordano anche i nobili Lanza. Ottenne l’autonomia amministrativa nell’anno 1955, quando si staccò dal comune di Aragona. Il suo patrimonio artistico, a causa della sua costituzione moderna, non vanta testimonianze storico-architettoniche di rilievo. Poco lontano dal centro abitato è possibile ammirare i reperti archeologici del sito di Rupe di Keli, che presenta alcune tombe <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=SIC&parola=SICANE'>sicane</a>.

Economia

È sede di stazione dei carabinieri. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, uva, olive, agrumi e altra frutta (soprattutto mandorle e pistacchi); si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende di piccole e medie dimensioni, che operano prevalentemente nei comparti: dei materiali da costruzione, metallurgico, della fabbricazione di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura e dell’edilizia. Il terziario si compone, oltre che di una sufficiente rete commerciale, anche dell’insieme dei servizi più qualificati, che comprendono quello bancario. Per il sociale mancano strutture di una certa rilevanza. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; per l’arricchimento culturale sono presenti la biblioteca civica e quella parrocchiale Paolo VI. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione. Per gli amanti dello sport è a disposizione una palestra. A livello sanitario, localmente è assicurato il servizio farmaceutico.

È sede di stazione dei carabinieri. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, uva, olive, <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=SIC&parola=AGRUMI'>agrumi</a> e altra frutta (soprattutto mandorle e pistacchi); si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende di piccole e medie dimensioni, che operano prevalentemente nei comparti: dei materiali da costruzione, metallurgico, della fabbricazione di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura e dell’edilizia. Il terziario si compone, oltre che di una sufficiente rete commerciale, anche dell’insieme dei servizi più qualificati, che comprendono quello bancario. Per il sociale mancano strutture di una certa rilevanza. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; per l’arricchimento culturale sono presenti la biblioteca civica e quella parrocchiale Paolo VI. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione. Per gli amanti dello sport è a disposizione una palestra. A livello sanitario, localmente è assicurato il servizio farmaceutico.

Relazioni

In bella posizione su un’altura da cui si gode un splendido panorama, non esercita, tuttavia, un forte richiamo turistico, data la carenza di funzionali infrastrutture; offre, comunque, a quanti vi si rechino la possibilità di visitare interessanti resti archeologici sul suo territorio, nonché di gustare i semplici ma genuini prodotti locali. I rapporti con i comuni vicini non sono molto intensi: gli abitanti vi si rivolgono, oltre che per motivi di studio, anche per l’espletamento di pratiche burocratiche. Tra le manifestazioni all’insegna della tradizione che animano la comunità locale e i visitatori dai dintorni meritano di essere citate: la festa di “Nardu”, a gennaio; la fiera del bestiame, a settembre. La festa del Patrono, Santo Stefano, viene celebrata il 6 gennaio.

In bella posizione su un’altura da cui si gode un splendido panorama, non esercita, tuttavia, un forte richiamo turistico, data la carenza di funzionali infrastrutture; offre, comunque, a quanti vi si rechino la possibilità di visitare interessanti resti archeologici sul suo territorio, nonché di gustare i semplici ma genuini prodotti locali. I rapporti con i comuni vicini non sono molto intensi: gli abitanti vi si rivolgono, oltre che per motivi di studio, anche per l’espletamento di pratiche burocratiche. Tra le manifestazioni all’insegna della tradizione che animano la comunità locale e i visitatori dai dintorni meritano di essere citate: la festa di “Nardu”, a gennaio; la fiera del bestiame, a settembre. La festa del Patrono, Santo Stefano, viene celebrata il 6 gennaio.

Località

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Santa Elisabetta rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.