Descrizione
"Comune sparso" di montagna con sede in località Bubegno; di antica origine, ha un'economia basata essenzialmente sulle attività silvo-pastorali. I sannazzaresi, che presentano un indice di vecchiaia rientrante nella media, sono quasi tutti concentrati nel capoluogo comunale e, in minor misura, in località San Giovanni. Il territorio, comprendente anche il nucleo speciale Crevegno-Rovolè -insediamento residenziale con popolazione non stabile-, disegna un profilo geometrico irregolare, con notevoli variazioni altimetriche, che raggiungono i 2.245 metri sul livello del mare in corrispondenza del Pizzo di Gino, o Menone; ai piedi di quest'ultimo scorrono il torrente Cuccio e quello della Valle di Lana. L'abitato, che occupa i boscosi terrazzi morenici lungo il crinale del Pizzo di Gino, mostra evidenti segni di una forte espansione edilizia. Nello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, si rappresenta una mucca con delle montagne sullo sfondo e tre spighe di grano.
Storia
Condivise le vicende storiche degli altri borghi della Val Cavargna e, fin dagli albori del Cristianesimo, appartenne alla diocesi di Milano e, all'interno di questa, alla pieve di Porlezza; quest'ultima in epoca comunale, quando era sotto la signoria dell'arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, ebbe anche la giurisdizione civile sul territorio con propri Statuti. Dalla seconda metà del XV secolo alla metà del XVIII la pieve fu concessa in feudo ai Sanseverino, ai Lampugnani, ai Trivulzio e alla famiglia d'Este; per un breve periodo, nei primi decenni del XVI secolo, fu oggetto di conquista da parte di Gian Giacomo de' Medici, detto il Meneghino. Nella seconda metà del XV secolo fu compresa nel feudo di Porlezza (che il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza assegnò ad Ambrogio di Longagnana), di cui fece parte fino alla metà del XVIII secolo. In questo stesso periodo vi funzionò il primo altoforno della valle per la produzione della ghisa gestito da bergamaschi; quest'attività cessò qualche decennio dopo per le difficoltà di trasporto del materiale. Non si registrano altri eventi di particolare rilievo, se non la perdita, nel 1928, dell'autonomia amministrativa, per la sua annessione al comune di San Bartolomeo Val Cavargna; ha riacquistato definitivamente la propria identità municipale solo nel 1950. Le testimonianze storico-artistiche di maggior valore sono la chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Nazario e Celso, la piccola chiesa di San Giovanni Battista e l'oratorio di Sant'Antonio. Una chiesa dedicata ai Santi Nazario e Celso esisteva già alla fine del Duecento: di questa costruzione è tuttora visibile il campanile, accanto alla parrocchiale attuale, edificata agli inizi del XX secolo, che al suo interno conserva ancora alcuni stucchi barocchi, un paliotto in scagliola e un altare in marmi policromi. La chiesa di San Giovanni Battista, più volte restaurata nel corso dei secoli, deve la sua origine al ricordo di un'alluvione del vicino torrente.
Economia
Le caratteristiche orografiche non hanno favorito lo sviluppo del settore secondario (fatta eccezione per il comparto edile) e l'unica risorsa economica della popolazione è l'allevamento (bovini, suini, caprini, ed equini), con alcuni grandi alpeggi. Il terziario si articola in una rete commerciale di dimensioni non rilevanti (ma sufficienti a soddisfare le esigenze primarie della popolazione) e nei servizi offerti dalla pubblica amministrazione e dalle scuole. Non presenta strutture sociali di rilievo. Le strutture scolastiche assicurano la sola istruzione primaria e quelle ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. L'assenza di strutture sanitarie costringe la popolazione a rivolgersi altrove per usufruire dei servizi di questo genere.
Relazioni
L'amenità della val Cavargna e la possibilità di escursioni attirano un discreto flusso di visitatori; tuttavia, l'assenza di un apparato ricettivo articolato e di manifestazioni o eventi ricorrenti non favorisce lo sviluppo delle potenzialità turistiche di questa zona. Risulta, inoltre, poco frequentata per il lavoro: il tessuto economico, basato essenzialmente sulle attività silvo-pastorali e privo di insediamenti industriali, incrementa il fenomeno del pendolarismo, dovuto alla necessità della popolazione di spostarsi nella vicina Svizzera e nei comuni limitrofi per trovare maggiori possibilità di lavoro e per raggiungere le strutture non disponibili sul posto. La festa dei Patroni, i Santi Nazario e Celso, viene celebrata il 28 luglio.
Località
Bubegno, Burena, Crevegno-Rovolè, Pallone
Fondi europei 2021-2027
Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di San Nazzaro Val Cavargna rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.
- Popolazione 314
- Lat 46° 5' 24,43'' 46.09011944
- Long 9° 7' 37,60'' 9.12711111
- CAP 22010
- Prefisso 0344
- Codice ISTAT 013207
- Codice Catasto I051
- Altitudine slm 995 mt
- zona clim./gradi giorno
Riscaldamento: nessun limite F/3482 - Superficie 13.26 Km2
- Densità 23,68 ab/Km2
- Sismicità Zona 4
- Alba 07:41
- Tramonto 16:39
- Tiziana Rita Guidi
- Via Don Luigi Gabbani 168 C
- 22010 (CO) Lombardia
- comune.snazzarovc@pec.regione.lombardia.it
- segreteria@comune.sannazzarovalcavargna.co.it
- www.comune.sannazzarovalcavargna.co.it
- 00709680136
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