Descrizione

Piccola comunità di montagna risalente al Medioevo; chiusa nei propri limiti, sembra condannata allo spopolamento che minaccia la sua stessa sopravvivenza. La comunità dei montelapianesi, che presenta un indice di vecchiaia eccezionalmente elevato, è concentrata per intero nel piccolo capoluogo comunale, raggruppamento compatto di case in pietra aggrappate al sostegno rassicurante della roccia. Il territorio comunale presenta un caratteristico profilo geometrico, irregolare ma non molto aspro: dai rilievi coperti di querceti e di pascoli verdeggianti si dominano la placida distesa del lago del Sangro e a perdita d'occhio gli anfratti e gli scorci nascosti della media valle del fiume Sangro. L'abitato affiora dall'ombra dei boschi, che purificano l'aria e offrono refrigerio nei mesi estivi, al termine del lungo periodo di rigori invernali.

Piccola comunità di montagna risalente al Medioevo; chiusa nei propri limiti, sembra condannata allo spopolamento che minaccia la sua stessa sopravvivenza. La comunità dei montelapianesi, che presenta un indice di vecchiaia eccezionalmente elevato, è concentrata per intero nel piccolo capoluogo comunale, raggruppamento compatto di case in pietra aggrappate al sostegno rassicurante della roccia. Il territorio comunale presenta un caratteristico profilo geometrico, irregolare ma non molto aspro: dai rilievi coperti di querceti e di pascoli verdeggianti si dominano la placida distesa del lago del Sangro e a perdita d'occhio gli anfratti e gli scorci nascosti della media valle del fiume Sangro. L'abitato affiora dall'ombra dei boschi, che purificano l'aria e offrono refrigerio nei mesi estivi, al termine del lungo periodo di rigori invernali.

Storia

Ben poco si conosce della storia del borgo in epoca anteriore al XV secolo, allorché fu assegnato a Raimondo Caldora; le fonti successive consentono però di ricostruire una lunga teoria di consegne: il feudo passò dai Colonna ai Carafa, da questi a Martino de Segura, poi a Marco Tullio de Tino e infine ai Caracciolo di San Buono, che lo tennero fino all'eversione dei diritti feudali. Solo in tempi piuttosto recenti il comune ha ottenuto l'autonomia amministrativa: a lungo, infatti, è stato aggregato al comune di Villa Santa Maria. Nel cuore del centro storico si impone all'attenzione la mole della parrocchiale, che custodisce statue lignee del XVII e del XVIII secolo. Non esistono prove inoppugnabili ma solo argomentazioni deduttive a sostegno della teoria che l'abitato sorgesse anticamente più a monte, dove si notano i ruderi di una cinta muraria, e che sia stato trasferito a valle per sfuggire a massicci fenomeni erosivi e franosi. Il processo di spopolamento di cui il comune è vittima è fra i più consistenti dell'intera circoscrizione provinciale.

Ben poco si conosce della storia del borgo in epoca anteriore al XV secolo, allorché fu assegnato a Raimondo <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=ABR&parola=CALDORA'>Caldora</a>; le fonti successive consentono però di ricostruire una lunga teoria di consegne: il feudo passò dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=ABR&parola=COLONNA'>Colonna</a> ai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=ABR&parola=CARAFA'>Carafa</a>, da questi a Martino de Segura, poi a Marco Tullio de Tino e infine ai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=ABR&parola=CARACCIOLO'>Caracciolo</a> di San Buono, che lo tennero fino all'eversione dei diritti feudali. Solo in tempi piuttosto recenti il comune ha ottenuto l'autonomia amministrativa: a lungo, infatti, è stato aggregato al comune di Villa Santa Maria. Nel cuore del centro storico si impone all'attenzione la mole della parrocchiale, che custodisce statue lignee del XVII e del XVIII secolo. Non esistono prove inoppugnabili ma solo argomentazioni deduttive a sostegno della teoria che l'abitato sorgesse anticamente più a monte, dove si notano i ruderi di una cinta muraria, e che sia stato trasferito a valle per sfuggire a massicci fenomeni erosivi e franosi. Il processo di spopolamento di cui il comune è vittima è fra i più consistenti dell'intera circoscrizione provinciale.

Economia

La tradizione è di grande sostegno al quotidiano svolgimento della vita in questo piccolo comune, refrattario alle innovazioni e sospeso in una dimensione arcaica ed incorrotta. Nelle poche aree favorevoli all'intervento dell'uomo i montelapianesi coltivano cereali, vite e olivo, in larga misura destinati all'autoconsumo; si sfruttano inoltre le copiose risorse boschive per la produzione di legna e dall'allevamento di bestiame si ricavano ricotte, caciotte e cagliate dal profumo e dal sapore inconfondibili, frutto di un'esperienza secolare. Nessuna iniziativa imprenditoriale di rilievo è da segnalare nel settore dell'industria e nel terziario -come è facile immaginare i servizi non includono l'intermediazione finanziaria-. Il ristagno delle attività economiche si accompagna alla carenza di infrastrutture. Nel comune sono presenti solo gli ordinari uffici municipali e postali; mancano le strutture scolastiche, necessario supporto alla formazione delle nuove leve e indispensabile strumento di autopromozione; non esiste alcuna forma di ricettività e non sono garantiti i servizi sanitari più qualificanti; in ultima analisi i tradizionali campi da tennis, di calcio e di bocce rappresentano i principali puntelli della vita sociale dei montelapianesi, mentre è andato perduto uno dei cardini delle attività culturali, ovvero la biblioteca comunale, attiva in passato.

La tradizione è di grande sostegno al quotidiano svolgimento della vita in questo piccolo comune, refrattario alle innovazioni e sospeso in una dimensione arcaica ed incorrotta. Nelle poche aree favorevoli all'intervento dell'uomo i montelapianesi coltivano cereali, vite e olivo, in larga misura destinati all'autoconsumo; si sfruttano inoltre le copiose risorse boschive per la produzione di legna e dall'allevamento di bestiame si ricavano ricotte, caciotte e cagliate dal profumo e dal sapore inconfondibili, frutto di un'esperienza secolare. Nessuna iniziativa imprenditoriale di rilievo è da segnalare nel settore dell'industria e nel terziario -come è facile immaginare i servizi non includono l'intermediazione finanziaria-. Il ristagno delle attività economiche si accompagna alla carenza di infrastrutture. Nel comune sono presenti solo gli ordinari uffici municipali e postali; mancano le strutture scolastiche, necessario supporto alla formazione delle nuove leve e indispensabile strumento di autopromozione; non esiste alcuna forma di ricettività e non sono garantiti i servizi sanitari più qualificanti; in ultima analisi i tradizionali campi da tennis, di calcio e di bocce rappresentano i principali puntelli della vita sociale dei montelapianesi, mentre è andato perduto uno dei cardini delle attività culturali, ovvero la biblioteca comunale, attiva in passato.

Relazioni

Una forte dipendenza dai centri limitrofi soffoca l'espressione delle potenzialità di questo comune, dotato di innumerevoli attrattive naturalistiche. Il patrimonio delle tradizioni, attualizzato di giorno in giorno in una cornice domestica e al riparo da sguardi indiscreti, è alla base delle manifestazioni di folclore che movimentano il trascorrere dei giorni ma non è riuscito a dar vita ad eventi di particolare richiamo. La festa del Patrono S. Bonifacio si celebra il 14 maggio; i festeggiamenti popolari hanno luogo in agosto.

Una forte dipendenza dai centri limitrofi soffoca l'espressione delle potenzialità di questo comune, dotato di innumerevoli attrattive naturalistiche. Il patrimonio delle tradizioni, attualizzato di giorno in giorno in una cornice domestica e al riparo da sguardi indiscreti, è alla base delle manifestazioni di folclore che movimentano il trascorrere dei giorni ma non è riuscito a dar vita ad eventi di particolare richiamo. La festa del Patrono S. Bonifacio si celebra il 14 maggio; i festeggiamenti popolari hanno luogo in agosto.

Località

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Montelapiano rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.